Uno strano Consiglio comunale pro e contro i lavoratori, forse…

Quattro ore di seduta consiliare per discutere del futuro dei lavoratori della Metra, quattro ore per non decidere nulla. Erano tre gli ordini del giorno. Il primo sulla costruzione della quarta vasca, il secondo, appunto, sulla condizione di questi operai ed il terzo sulle royalties. Per un motivo o per un altro si è discusso solo del secondo ordine del giorno.
Sono 101 i posti di lavoro a rischio, 101 le famiglie che da domani potrebbero trovarsi in serie difficoltà economiche. Ecco l’ordine del giorno presentato da Mario D’Asta (Pd), appoggiato da tutte le opposizioni, fermamente decise a trovare una soluzione, ma osteggiato dalla maggioranza, che lo ha bollato come una richiesta pretestuosa, demagogica, populistica ed inutile. Insomma i 5 Stelle se ne fregano dei lavoratori.

I consiglieri d’opposizione, l’uno dopo l’altro, raccontano in Consiglio, spiegano alla città, la drammatica situazione di questi lavoratori, molti dei quali, avranno ovviamente serissime difficoltà a ricollocarsi sul mercato del lavoro, sono vecchi, poco specializzati o per nulla specializzati. Ecco perché la politica deve fare la sua parte.
Nel suo intervento il consigliere di Forza Italia, Giuseppe Lo Destro, ricorda come Enzo Bianco, nella sua prima sindacatura catanese, lottò con successo per salvare i posti di lavoro della Cesame, che poi chiuse definitivamente dopo tre anni.
Il futuro dei nostri lavoratori, però, pare non interessare ai cinque stelle e neanche al sindaco, che addirittura non entra in Aula e resta nelle sue stanze a lavorare.
Questo all’apparenza, poi, provando a sondare gli umori della maggioranza e di qualche esponente della Giunta, scopriamo che non è proprio così e a dirla tutta, forse, hanno pure ragione.
Perché intestarsi queste battaglie campali solo per alcune realtà imprenditoriali? Il lavoro è il lavoro, il lavoro è un diritto, il lavoro ha un valore assoluto e per questo va difeso a tutti i costi, ciò non è in discussione neppure per i pentastellati, ci ripetono lontani da orecchie indiscrete. Il loro ragionamento è un altro: o ci occupiamo di tutte le attività produttive in difficoltà, da quelle piccolissime a quelle grandi o di nessuna. Troppo spesso però la politica dimentica le piccole realtà imprenditoriali, quelle per intenderci al di sotto dei 50 dipendenti, ma è attentissima alle difficoltà delle grosse imprese e ciò, come ci dicono per due ordini di motivi, quello è un bacino elettorale importante, l’attenzione dei media è sempre massima quando a rischio ci sono decine e decine, se non centinaia, di posti di lavoro.
Fonti ben informate, ma non confermate, dicono anche un’altra cosa, dei 101 posti a rischio, effettivamente sono solo 10 i lavoratori che domani potrebbero trovarsi per strada, senza lavoro né tutele. Lo si sa, lo Stato ha un occhio di riguardo per i lavoratori delle grosse imprese, infatti questi godono di maggiori tutele, come cassa integrazione, pre-pensionamenti ecc.
“Che senso ha che un politico si sostituisce ai sindacati?”, è la dichiarazione di un consigliere dei Cinque stelle, che aggiunge “occorre il rispetto dei ruoli, la politica deve fare la politica e può svolgere il suo ruolo solo all’interno di un tavolo tecnico di lavoro”, intorno al quale si siedono, innanzitutto, l’azienda, i sindacati e le istituzioni, come la Provincia, la Prefettura e il Comune.
La domanda che ci poniamo a questo punto è un’altra, chi deve convocare questo tavolo? Perché non lo ha ancora convocato?

di Redazione25 Nov 2015 12:11
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