Comisano denunciato per ricettazione di un motorino

La Polizia di Stato – Squadra Mobile – ha denunciato un giovane comisano che ha acquistato una moto rubata da un vittoriese e successivamente ha provato a venderla su un noto sito web di acquisti on line.
Gli investigatori della Squadra Mobile ricevuta mesi fa la denuncia del proprietario del veicolo rubato avevano già individuato e denunciato gli autori del furto senza recuperare la moto.
Dopo mesi di ricerche lo stesso proprietario riferiva che alcuni amici avevano visto una moto simile alla sua in vendita su internet.
Diverse ore di ricerche sul web avevano permesso ai poliziotti di trovare il veicolo; gli agenti si sono finti clienti così da fissare un appuntamento con il venditore.
Per fortuna l’interesse mostrato dagli agenti è stato ritenuto attendibile dal ricettatore che ha abboccato recandosi all’appuntamento ma senza motocicletta, proprio per capire chi fosse il probabile acquirente.
Appena gli agenti si sono qualificati l’uomo ha detto che non era vero nulla e di non aver la motocicletta, tutto, a suo dir, era uno scherzo ai danni di un amico.
Peccato che la sua versione non è stata ritenuta attendibile, pertanto gli investigatori hanno messo alle strette il giovane che dopo qualche ora di interrogatorio è crollato conducendo gli agenti dal meccanico che stava nascondendo la moto.
Giunti presso il meccanico, complice del ricettatore, negava anch’egli, ma alla fine, incalzato anche dal suo “amico” ha aperto un altro garage dove è stata trovata la moto per la felicità del proprietario.
Alla moto era stato abraso il numero di telaio, difatti non è stato facile risalire al proprietario, dato comunque riscontrato con l’incrocio di altri dati presenti sulla moto e grazie alla collaborazione della casa costruttrice.
Al termine delle indagini, due i soggetti denunciati per ricettazione e due i soggetti ragusani che erano già stati denunciati per furto ai danni di un operaio ragusano.
“La Polizia di Stato suggerisce di aver cura di verificare con attenzione l’esatta provenienza degli oggetti acquistati sul web, in quanto dietro ad un computer possono nascondersi criminali che propongono finti affari che diversamente sono reati, per altro puniti molto severamente dalla legge, con pene fino ad 8 anni di reclusione”.

di Redazione04 Mar 2015 12:03
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