Il “Mercante di Venezia” incastri skakespeariani con un Albertazzi mattatore

Il vecchio leone sa ancora tenere la scena. Giorgio Albertazzi, concentra su di sé l’attenzione, protagonista di un’opera tra le più controverse  tra quelle shakespeariane.

Al Garibaldi di Modica, occupato in ogni ordine di posti come si conviene in occasioni come queste, lo spirito della sinossi si muove su diversi piani di significati: in origine l’operaè letta come antisemita per questa contrapposizione fra ebreo malvagio e cristiano generoso, a ben vedere oltre l’apparenza si dispiega una delle più profonde manifestazioni dell’opposto.
Essa propone un caleidoscopio di sentimenti e di emozioni tra di loro estremi: tensione tra odio e amore, giustizia e disgrazia, affetto e disprezzo, commedia e tragedia.
Si stagliano sulla scena figure inspiegabili nelle loro manifestazioni.
Il povero pretendente Bassanio è un egoista sentimentale oppure un ingenuo ragazzo di buoni sentimenti.
Il suo caro amico Antonio, mercante dal volto umano, che, per offrire in favore di Bassanio garanzie monetarie all’usuraio ebreo, è disposto a impegnare la propria stessa carne. Si tratta di magnanimità o Antonio nasconde sentimenti più profondi e inconfessabili?
In Shylock, l’usuraio ebreo, si sintetizza ogni aspetto di sentimenti: deciso e fermo nel chiedere la penale per tre mila ducati dati a Bassanio e non restituiti (una libbra di carne del garante Antonio) e dall’altra la remissione di una decisione che appariva senza appello quando si rischia di perdere tutto il patrimonio posseduto. Shylock è lo straniero:è un ebreo anche se veneziano. Quindi è il demonio, è il diverso.
Di ambivalenza e ambiguità si nutre il teatro shakespeariano in un abile gioco di incastri, formidabili nel tempo del loro accadimento, che mettono in discussione tutto: amori, amicizia, odi e rassegnazione.
Sembrerebbe strano la ma vera freschezza interpretativa ci viene dall’ultranovantenne Albertazzi che gioca con tutte le ottave disponibili del suo collaudato repertorio e che contrasta con la lettura classica e certamente non moderna di uno stuolo di giovani attori, dove fa eccezione e si esalta quello della serva.
Parte laterale ma di grande efficacia interpretativa.
Con la regia di Giancarlo Marinelli sulla scena Franco Castellano, Paolo Trevisi, Francesco Maccarinelli, Diego Maiello, Ivana Lolito, Cristina Chinaglia, Simone Vaio, Vanina Marina, Alessandra Scirdi, Erika Puddu e Francesca Annunziata.

di Redazione19 Feb 2015 11:02
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