Agrinsieme. Le motivazioni della protesta del 18 febbraio
La beffa dell’imu agricola, il decreto del governo si basa su una classificazione nei fatti superata. E’ una delle novità emerse all’incontro stampa
promosso dalle associazioni agricole ragusane per annunciare il sit-in di protesta del 18 febbraio
Se l’unione fa la forza, le associazioni agricole ragusane sono pronte a mostrare i muscoli con la mobilitazione in programma mercoledì 18 febbraio, a partire dalle 9,30, in piazza Libertà, a Ragusa, di fronte alla Camera di Commercio. Un luogo simbolo quello scelto per il sit-in di protesta di tutti gli agricoltori dell’area iblea come hanno spiegato questa mattina, in conferenza stampa, i rappresentanti delle varie associazioni presenti. C’erano Pino Occhipinti (Legacoop), Sandro Gambuzza (Confagricoltura), Gianni Gulino, Giovanni Criscione e Emanuele Lo Presti (Confcooperative), Nanni Terranova (Agci) per Agrinsieme, Tino Antoci per l’Unsic e Gianni Mantello per Copagri. Alla mobilitazione ha aderito anche Federvivai. Oltre ad illustrare i contenuti della piattaforma rivendicativa, è stata illustrata una chicca riguardante l’Imu agricola, la tassa iniqua che rischia di fare sprofondare nel baratro la maggior parte delle aziende presenti sul territorio ibleo. E se si considera che buona parte dell’economia locale si basa proprio sull’agricoltura, si ha chiara la percezione di come questo “accanimento fiscale” possa determinare sconquassi rilevanti. “Ci sembra incredibile il fatto – hanno detto i rappresentanti delle associazioni agricole ragusane – che, nonostante il decreto del Governo nazionale n. 4 del 25 gennaio scorso, quello, per intenderci, in cui si stabiliscono i criteri e i parametri di pagamento per l’Imu agricola, faccia riferimento, a tale scopo, ad una classificazione Istat che riguarda i terreni montani, quelli parzialmente montani e gli altri non montani, l’istituto nazionale di statistica abbia diramato una comunicazione, il 5 febbraio scorso, in cui precisa di non avere redatto alcuna classificazione. Semmai, l’Istat chiarisce di avere ricevuto l’incarico di rivedere una classificazione redatta nel lontano 1952 da parte dell’associazione dei Comuni montani italiani. E, come se non bastasse, questa ulteriore classificazione non è stata ancora predisposta per cui siamo di fronte ad un decreto legge che basa i suoi parametri e i suoi assunti su un documento quantomeno confuso e datato. Tutto ciò fermo restando che noi continuiamo a chiedere la soppressione di un balzello iniquo e che non ha alcuna ragione d’essere in questo difficile momento storico”. Questo, quello dell’esenzione totale Imu dei terreni a destinazione agricola, il punto più rilevante della piattaforma. In cui, però, è richiesta, pure, la rapida approvazione del Psr 2014-2020, la riduzione del cuneo fiscale e la creazione di lavoro “vero” in agricoltura. Le associazioni agricole ragusane chiedono, altresì, l’incentivazione dell’attività agricola, attraverso la piena operatività della cosiddetta Banca della terra, ma anche la predisposizione di interventi specifici sui mercati in crisi, come quelli riguardanti i settori lattiero caseario e dell’ortofrutta. “Tutte le problematiche – hanno detto i rappresentanti delle varie associazioni – saranno sottoposte, alla fine del sit-in di mercoledì, all’attenzione del prefetto di Ragusa. Gli chiederemo, naturalmente, di rappresentare i contenuti delle stesse alle competenti istituzioni nazionali. E’ da fare rilevare come le varie associazioni agricole presenti sul territorio abbiano deciso di formare un fronte comune comprendendo come la situazione sia gravissima, quasi una strada senza ritorno. E, anche per questo motivo, abbiamo chiesto l’appoggio della deputazione nazionale e regionale dell’area iblea, dei rappresentanti dei vari Comuni, di altre realtà istituzionali presenti, perché questa potrebbe essere l’ultima occasione per il settore. Qualche adesione si è già registrata. Speriamo che, in queste ore, possano essercene delle altre. I nostri agricoltori rischiano davvero grosso e sarebbe opportuno che qualcuno cominciasse a rendersene conto”.