“La vergogna della linea ferroviaria Siracusa-Ragusa-Gela”. Dichiarazione del Presidente regionale degli Ecodem Gigi Bellassai
Nel recente rapporto di Legambiente sulle peggiore linee ferroviarie d’Italia un posto di rilevo occupa la linea siciliana Siracusa-Ragusa-Gela. Questa classifica delle linee peggiori del Paese mette in evidenza le situazioni più gravi del trasporto ferroviario pendolare in Italia. E’ una selezione sulla base di situazioni oggettive e proteste da parte dei pendolari, che però accomuna molte linee pendolari in Italia e che rispecchia quanto poco le Regioni ed i Governi hanno fatto nel corso degli ultimi anni e quanto le situazioni già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili. La nostra tratta siciliana è stata scelta in base alla scarsa qualità del servizio, ossia la tipologia dei treni utilizzati sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni ed in base ai tagli effettuati nell’ultimo anno.
In particolare la linea Siracusa-Gela è una storica ferrovia che collega tre Province. La vergogna è che si tratta di una linea non elettrificata e a binario unico dove la media di velocità è di 55 km/h. La ragione per cui ogni anno sempre meno persone prendono il treno (sono circa 500 al giorno) e sono costrette a prendere l’auto privata o autobus è nella inadeguatezza del servizio. Solo in quest’ultimo anno i treni soppressi sulla linea sono 8, con treni vetusti e lenti, servizi igienici nelle stazioni chiusi, salvo qualche rara eccezione dove il servizio è gestito dal Comune in collaborazione con il bar di stazione come nel Comune di Vittoria. Le biglietterie nelle stazioni sono del tutto scomparse se si fa eccezione per le stazioni di Siracusa, Modica e Gela. La soppressione delle stazioni rappresenta un vero e proprio processo di depotenziamento delle linee ferroviarie, soprattutto se a binario unico, perché viene di fatto ridotto il potenziale volume di traffico. Infine è da rilevare che gli attuali tempi di percorrenza dei treni in questa linea, seppur siano stati realizzati interventi di miglioramento dell’infrastruttura, sono simili e in alcune relazioni (Comiso-Ragusa, Pozzallo-Modica) addirittura superiori, rispetto ai tempi di percorrenza che i treni avevano 20 anni fa. Il sindaco di Comiso è dovuto intervenire per bloccare lo smantellamento dei binari della stazione della città casmenea. In un contesto di valorizzazione turistica del sud est siciliano con lo straordinario start up dell’aeroporto di Comiso, non è accettabile né logico permettere il perdurare di una situazione di tale gravità in termini di sviluppo infrastrutturale e in termini di sostenibilità ambientale. In questa zona della sicilia mobilità si declina con uso esclusivo dell’auto in strade per la gran parte risalenti a oltre 100 anni fa.
È opportuno che le istituzioni facciano sentire la propria voce e dimostrino più interesse sui mancati investimenti infrastrutturali per la rete ferroviaria del sud est della Sicilia. Sulla vicenda invece si assiste solo a silenzi preoccupanti ed a continui tagli di tratte e nessuna risorsa stanziata. Non esiste, inoltre, al momento un vero progetto di intermodalità con trasferimento dei passeggeri dall’aereo al treno ai pullman. Occorre poi inserire nel nuovo programma dei trasporti tra Catania, Siracusa e Ragusa, il progetto di variante con passaggio dall’Aeroporto Pio La Torre di Comiso che consentirebbe ai passeggeri di avere una opportunità sostenibile di attraversare la Val di Noto. Il Comitato regionale dei pendolari inoltre ha reso noti i risultati di uno studio sui treni in circolazione dalla stazione centrale verso Roma. Solo per il sud est si è passati negli ultimi cinque anni da 8 treni a lunga percorrenza a soli 4 in partenza da Siracusa con destinazione Roma, con dieci treni regionali soppressi nella tratta tra Siracusa, Ragusa e Gela. Sono spariti inoltre i collegamenti diretti per Torino, Milano e Venezia, tutti coloro che dovranno andare verso queste città dovranno arrivare a Roma e da lì cambiare treno per le proprie destinazioni finali. Tutto questo mentre si attende ancora la firma del contratto di servizio che legherà la Regione a Trenitalia. L’asse ferroviario della Sicilia orientale non può fermarsi a Catania , il territorio necessita di una vera politica dei trasporti e della mobilità intermodale.