Lab. 2.0: “Da stazioni ferroviarie abbandonate a risorse culturali”
“Il nostro territorio è pieno di stazioni ferroviarie inutilizzate, dismesse, abbandonate ed anche vandalizzate. Questo è un peccato, perché ciò che oggi è semplicemente un rudere o un edificio destinato a diventarlo, in effetti è una risorsa per il territorio, per i cittadini, per l’economia della nostra città”. Lo dichiara Marika Platania componente della Commissione centri storici del Laboratorio politico culturale 2.0 e membro del direttivo dello stesso, nonché autrice di uno studio volto a recuperare le stazioni ferroviarie abbandonate. L’architetto Platania si è occupata in questo progetto anche di recuperare linee ferrate dismesse trasformandole in Greenways.
“Il tema affronta – continua la Platania – una problematica non nuova e ampiamente discussa: la questione dell’inserimento nella città e nell’ambiente circostante di un corpo a essi apparentemente estraneo. Sono sostanzialmente due le strade che si possono percorrere per recuperare queste stazioni: richiederle in comodato d’uso gratuito, dai cinque ai nove anni, oppure prenderle in locazione. Queste strutture una volta recuperate, tornano ad animarsi con attività di tipo sociale, culturale o imprenditoriale. Lo scenario di possibilità è praticamente illimitato. Si parla di spazi donati all’arte, possono diventare delle ludoteche, potrebbe utilizzarli la protezione civile, per l’assistenza ai disagiati, ma non solo infatti potrebbero esser destinati ai giovani imprenditori”.
“Un’opera – prosegue la Platania – che non può esser pensata come scissa dalla nascita delle Greenaways. In Italia vi sono 325 km di linee ferroviarie dismesse. La riconversione per esempio delle linee in disuso in percorsi ciclabili e naturalistici è un bellissimo modo per promuovere un turismo alternativo, a bassissimo impatto ambientale, destagionalizzato perché non vincolato ai soli mesi estivi. Sarebbe molto utile, in questa prospettiva, studiare un Piano per la Mobilità Ciclistica (PMC), per introdurre delle piste ciclabili, attualmente inesistenti, nel territorio ragusano. Ne segue – conclude l’architetto Platania – che la città che preesiste, può riguardarsi come simbolo della rimembranza in cui l’atto progettuale (che è in sé atto di trasformazione) individua la possibilità di far riemergere la memoria del passato nel futuro”. Nel frattempo, il Laboratorio 2.0, prendendo spunto dallo studio di Marika Platania, sta preparando una proposta da presentare in Comune, tramite il consigliere Sonia Migliore.