Elio Criscione (Lab. 2.0): “Il canile sanitario non ha e non può avere nessun requisito per diventare presidio zooantropologico”
“Una vita intera in uno stato di carcerazione è una condizione insopportabile per qualunque essere vivente, lo è ancor di più per l’assenza di comfort e il sovraffollamento. Se gli uomini possono evadere con la forza del pensiero, con la lettura, con la scrittura, per il cane, che si realizza nella referenza sociale (R. Marchesini: l’Identità del cane) del piano relazionale con i propri simili e con l’uomo, non c’è via d’uscita, la frustrazione delle sue peculiarità sociali e relazionali lo porta a sviluppare patologie comportamentali che ne compromettono il benessere, l’integrità psicofisica e l’adottabilità”. Di G. Petrantoni in:Il canile come presidio zooantropologico di Roberto Marchesini.
“La 281/91 ha quindi individuato due tipi di strutture: il canile sanitario dove il cane viene tenuto in osservazione da dieci fino a sessanta giorni e, qualora il padrone non venisse rintracciato può essere affidato a nuovo proprietario, o al termine del periodo di permanenza, inviato al canile rifugio. Il canile rifugio invece ha la funzione di ospitare i cani che hanno superato favorevolmente il periodo di osservazione sanitaria.
A leggere la replica di Battaglia, replica poi a che cosa – precisa Criscione – se nel convegno si è parlato solo di canile rifugio e non di canile sanitario, (e non poteva essere diversamente visti gli argomenti trattati), c’è, purtroppo, da rilevare, questo, sì, è stato un argomento del convegno, che la zooantropologia è materia per molti di difficile comprensione. Insisteremo tanto nel parlarne che alla fine riusciremo a farla capire a tutti”.
“Così, finalmente, si parlerà in modo appropriato di canile sanitario e di canile rifugio nelle loro peculiarità, che sono molto ben distinte. Così, finalmente, non si cadrà nell’errore di fare un miscuglio tra canile rifugio e canile sanitario. Quest’ultimo non ha e non può avere nessun requisito per diventare presidio zooantropologico, perchè ospita cani che devono permanervi per massimo sessanta giorni, sufficienti per assolvere gli adempimenti sanitari, e, di contro, troppo pochi per intraprendere percorsi di risocializzazione inter ed intraspecifica. Il canile sanitario, proprio perchè tale, ospita cani che possono essere affetti da patologie che ne possono condizionare il comportamento, che possono essere contagiose anche per per l’uomo, e, pertanto, la presenza di visitatori può essere controproducente per entrambi.
Bisogna uscire da questa confusione e avere chiare le idee sui ruoli che le due strutture hanno”.
“Per questo – conclude Criscione – noi siamo disposti a tornare sugli argomenti trattati, con pazienza e comprensione, magari usando un linguaggio più comprensibili per far sì che tutti, alla fine, possano capire e, quindi riconoscere il fallimento dell’attuale gestione dei canili e del randagismo e che bisogna cambiare modalità di gestione degli uni e dell’altro, in modo da ottimizzare le risorse economiche e umane disponibili per raggiungere almeno in parte gli obiettivi auspicati dalla legge 281/91 Non abbiamo nessuna intenzione polemica, ma vogliamo fare solo chiarezza”.
Elio Criscione fa riferimento in questo suo “articolo” ad una presunta “replica” del sottoscritto che in realtà non è mai stata pubblicata su questo sito on line: pertanto a mio personalissimo avviso questo giornale web continua a provocare confusione e polemiche inutili nei miei confronti e nei confronti dei propri lettori e del movimento animalista di Ragusa. Il Criscione, in ogni caso, entrando nello specifico dell’argomento, dovrebbe parlare della norma VIGENTE che si applica in Sicilia, cioè della legge regionale sul randagismo, la n.15 del 3 luglio 2000, e non di una semplice “legge quadro” nazionale che in realtà enuncia solo principi generali, fra l’altro ormai superati visto che la stessa risale addirittura al 1991.. Chiaramente la conoscenza delle norme giuridiche non è materia veterinaria quindi invito chi ci legge ad essere clemente su questo specifico aspetto .. Tuttavia citare la norma nazionale invece della norma regionale non fa altro che creare appositamente una “distorsione” nei confronti di una informazione legittima e corretta. La legge regionale infatti prevede all’art. 11, 12 e 13 solo due tipi di strutture di ricovero per i randagi: il RIFUGIO SANITARIO PUBBLICO e il RIFUGIO PER IL RICOVERO (la nostra legge regionale infatti essendo stata elaborata grazie al contributo del movimento animalista siciliano ha già da 14 anni abbandonato l’idea del “canile-lager”) quindi esattamente l’opposto di ciò che dice il Criscione .. Su questo specifico aspetto il sottoscritto ha incentrato il proprio intervento durante il dibattito organizzato dal Laboratorio 2.0. Nel mio intervento infatti, mirato a mettere in evidenza la totale e assoluta corrispondenza di opinione fra la LAV Ragusa e la presidente del Consiglio Nazionale dell’ENPA, ospite di prestigio della serata, ho fatto riferimento alla necessità della presenza non solo di volontari (che in quanto tali chiaramente non possono garantire presenze fisse, disponibilità h24 e costanza per 365 giorni l’anno) ma anche di operatori retribuiti e soprattutto di educatori cinofili. La Presidente del Consiglio Nazionale dell’Enpa,dal canto suo, ha ribadito più volte queste stesse affermazioni durante il suo interessantissimo intervento. L’altro aspetto che il Criscione pone oggi di nuovo in discussione è l’inutilità dei percorsi di risocializzazione per i cani presenti nel Rifugio Sanitario (che lui erroneamente continua a chiamare canile sanitario!) perché a suo dire 60 giorni sono sufficienti solo agli adempimenti sanitari e non ad altro .. Tale affermazione è del tutto fuori luogo e fuori tema visto che al Rifugio Sanitario arrivano anche cuccioli abbandonati, cani semplicemente denutriti o disidratati, cani bisognosi di attenzione e di affetto, cani disorientati e pericolosi per la sicurezza stradale e non solo cani affetti da “patologie trasmissibili e contagiose per l’uomo”. Posso sbagliarmi ma ho l’impressione che dietro a queste affermazioni del Criscione ci sia semplicemente la necessità di giustificarsi .. Come se l’impianto del dibattito organizzato ad hoc dal Laboratorio 2.0 non fosse servito allo scopo prefissato. Ci dispiace per il Criscione e per gli altri organizzatori ma noi pensiamo che gli educatori cinofili, l’affetto, l’attenzione, la delicatezza, lo spirito Animalista servano in maniera inderogabile e imprescindibile al buon funzionamento sia del Rifugio Sanitario di Ragusa come di qualsiasi altra struttura di ricovero per animali, sia che il cane rimanga ospite 2 soli giorni oppure per i 60 previsti (d’altronde i 60 giorni previsti non sono mai 60 visto che il Canile Privato dove in teoria dovrebbero essere trasferiti è sempre costantemente strapieno). Oppure qualcuno pensa di far diventare il Rifugio di Ragusa una sorta di CANILE DEPOSITO OSPEDALIERO? Chiaramente in questo caso il movimento Animalista ibleo sarà tutto lì a far le barricate.
Biagio Battaglia – Responsabile LAV IBLEA (dal 13 gennaio 2014 ex Volontario Aida).
Il Battaglia glia ignora o fa finta di ignorare che la legge n.15/2000 è stata contenta dalla Regione Sicilia, proprio per adeguare la nostra Regione a quella che è una LEGGE NAZIONALE, quindi nella gerarchia normativa, la legge quadro è sicuramente superiore alla legge Regionale. Per fortuna, il legislatore è un po’ più informato del Battaglia ed ha fatto un lavoro migliore del suo. Detto questo, noi consigliamo a questo “signore” di fascia sci la testa, dopo essersela rotta, perché prima, non ha molto senso ed anche perché non crediamo che possa vantarsi di essere il “mondo animalista ibleo” come abbiamo detto anche da altri parti, per fortuna, ci sono anche altre associazioni che hanno idee diverse da quelle dell’aida e che vedono il volontariato come dono quotidiano e non solo domenicale, quindi rilevato che anche gli organi preposti al controllo regionale purtroppo la pensano in questo modo, attenzione a quello che diciamo e facciamo, perché si può capire la difesa del posto di lavoro, ma non si possono condividere i metodi e soprattutto non si può condividere la non giustificazione dei fondi pubblici
La presidentessa della Lungo Baffo abbia il coraggio di firmarsi con nome e cognome invece di usare la sigla di un associazione che si sta completamente sfaldando vista la deriva politica intrapresa negli ultimi mesi. Per quanto riguarda la legge quadro è “legge quadro” proprio perché lascia alle Regioni il compito di entrare nel dettaglio e di normare tutto in maniera specifica. Ma il Lungo Baffo l’ha letta la legge regionale scritta in italiano? A me sembra che la gente abbia ormai compreso che la diatriba ha solo natura politica per alcuni soggetti e carattere di frustrazione per certi pseudo-animalisti dell’ultim’ora. Certo che l’astio della Lungo Baffo è proprio di livello straordinario, sembra come una birra finita di traverso. La Lungo Baffo dovrebbe tornare ad occuparsi dei gatti e non avere mire politiche e partitiche.