Calcio: il nuovo Ragusa riparte dall’ultimo allenatore
Salvatore Utro se lo meritava, per la professionalità, la passione e la voglia di non mollare mostrate nell’ultima (se possibile ancora più umiliante e difficile) parte del travagliatissimo cammino del vecchio Ragusa. Se lo meritava davvero di essere scelto come tecnico del nuovo Ragusa, che dopo aver registrato il primo passaggio di mano (dal presidente Gambina al presidente Mazzone) ha iniziato col “sistemare” la prima tessera del mosaico, chiamando alla guida tecnica il giovane ex ottimo giocatore arrivato a ottobre dello scorso anno come vice di Gianfranco Bellotto, poi come tecnico titolare conquistatore di uno dei rarissimi punti prima che si compisse definitivamente “il misfatto” in salsa partenopea. Una scommessa logica, quanto bella (e non facile), che affida la conduzione tecnica ad un addetto ai lavori collaudato, carico di voglia di emergere, che ha già conosciuto l’ambiente nel momento più complicato e non si è tirato indietro quando andare via sarebbe stata la soluzione più comprensibile (e indolore). Dal lato Utro, una scommessa altrettanto logica, bella e non facile, accettata con l’umiltà di chi riconosce il valore della seconda occasione, l’orgoglio di chi sa che è giusto gli sia stata data e l’entusiasmo di chi (finalmente) può mettersi in gioco partendo alla pari con gli altri, perché guida una squadra “normale” figlia di una società “normale”, con giocatori il cui compito è battere l’avversario, non riuscire a trovare dove poter andare a mangiare, oppure come far riallacciare l’utenza elettrica nella casa dove si dorme. Per Salvatore e i suoi ragazzi, ancora di là da venire ma che immaginiamo con la sua stessa voglia di esserci di nuovo e di ripartire (una voglia che dovrà essere alla base delle dotazioni di ogni giocatore scelto dalla società), forse più ancora di grandi risultati il migliore augurio è che possano lavorare in serenità, che si chiedano loro obiettivi adeguati alle loro forze (il che non è affatto una limitazione, anzi), che gli si lascino i tempi “giusti” di maturazione, e che anche il pubblico dimostri con i fatti (leggi evitando il triste spettacolo del Selvaggio quasi deserto) di voler cambiare pagina. Intanto, forza Ragusa.