A tutto volume: stasera il gran finale
Era cominciato venerdì, poco prima dell’ora più gentile quando il pomeriggio e la sera si incontrano per il passaggio di consegne e si scambiano cortesie, e chi va via già rinuncia a qualche grado di intensità per rendere i toni più delicati, con Alicia Giménez Bartlett che, spalle alla Cattedrale, faceva capire perché la sua Pedra fosse diventata un’amica anche per lettori di casa molto lontano dalle Ramblas e dalla Sagrada Familia. Davanti a quella folla di spettatori, così ordinata e visibilmente soddisfatta, l’Alessandro meneghino deve aver pensato che poteva bastare “adelante Pedra”, rendendo del tutto inutile il consiglio del “cum judicio”: davvero una grande apertura, nel rispetto di una tradizione ormai felicemente collaudata da quattro altre prime volte di qualità e sostanza, resa ancora più grande (con discrezione) dai “numeri” internazionali delle vendite, in assoluta sintonia con la cortesia e la disponibilità dell’apripista spagnola. Poi, mentre piano piano la sera ricambiava lasciando che i colori sfumassero senza fretta, i primi appuntamenti, scaglionati nel quadrilatero magico di un centro città alta restituito (finalmente) alla sua vocazione di luogo di incontro “grattaviastress”, di dove per una movida intelligente quanto meritevole di continue riproposte, da troppo tempo, colpevolmente (quali che siano i colpevoli) dimenticato, se non addirittura impedito. L’elenco dei nomi in due giorni è lungo, quest’anno più del solito, e di sicuro spessore: citarne qualcuno vorrebbe dire far preferenze, accentuando, possibili quanto involontari “vantaggi” dovuti alle concomitanze, inevitabili a causa dell’impossibile ubiquità del pubblico. Alessandro e Roberto hanno saputo allargare gli spazi, non si sarebbe potuto chieder loro anche di riuscire a dilatare il tempo Come ogni volta, insieme con uno staff straordinario, hanno dato fondo alla dotazione di miracoli loro concessa dai numi dei festival, andando a scoprire splendide nuove location tangibili dimostrazioni di quali e quanti tesori “il quadrilatero” abbia ancora in serbo per chi voglia tentarne la scoperta, regalando per due sere il piacere intenso, deliziosamente intimo anche se condiviso con tanti altri, di abbandonarsi al suono magico delle parole affidate alla carta, ascoltate dalla voce stessa di chi ce le aveva messe. Con i nomi più noti, ancora un volta personaggi di uno festival-macedonia che ha unito insieme con sapienza, ottenendo risultati da chef stellato, anche generi letterari in teoria da tenere distinti (perché?), anche un Extra volume sempre sapido e corposo, con proposte persino più a tutto campo, che hanno reso ancora più ampio e coinvolgente la torta dell’offerta, arricchita dalle ciliegine (istallazioni fisse, fotografie, percorsi per i bambini, ecc.). Oggi tocca ad Ibla, e sappiamo, come anche “A tutto volume” sa bene per averlo sperimentato di persona, che far scendere in campo la signora barocca significa suonare il deguello: un segnale chiarissimo, scatenando le “panzer divisionen Ibla” non vi saranno prigionieri. L’unica possibilità per eventuali “non entusiasti” (se mai ne fosse rimasto ancora qualcuno) è arrendersi a discrezione, gettare la divisa, infilarsi maglietta jeans e scarpe comode e scendere “giù” a rendere omaggio. Ma dovrà farlo in fretta, perché sul carro (armato) del vincitore rischierebbe di non trovare posto.