Che casino!! Voglio restare da solo!
Crocetta gongola e non riesce a capire il guaio che sta facendo affrontando la questione delle province come una presa di posizione o quasi come una ripicca dopo le promesse fatte in TV. Sarebbe bello se il presidente smettesse di fare televendite televisive e si dedicasse con più attenzione alle questioni regionali. Diciamo questo perchè ci è capitato tra le mani un comunicato stampa del Partito dei Siciliani Mpa che ha depositato presso gli uffici dell’ARS la propria proposta per il decentramento di funzioni regionali e la riforma dei liberi consorzi comunali. Il testo, a quanto dichiarato da loro, ricalca il ddl già varato nel 2010 dalla Giunta regionale allora presieduta da Raffaele Lombardo per l’abolizione delle Province e la loro trasformazione in liberi consorzi di Comuni. Tutti dunque sembrano favorevoli al decentramento che snellisce la Regione, responsabilizza i comuni e i liberi consorzi perché sotto il controllo dei cittadini le cose funzionano meglio. Nel futuro con la delega dei poteri ai Comuni, alcune delle competenze di respiro sovracomunale verranno governate nell’ambito del consorzio dei Comuni che sostituiranno le Province. Ma vediamo cosa ci preoccupa e perchè abbiamo deciso di dare questo titolo, abbastanza forte all’articolo. leggiamo uno ad uno gli articoli del DDL dell’MPA e cerchiamo di capire cosa potrebbe accadere se si utilizzassero queste direttive. L’articolo 3 sottolinea il principio di sussidiarietà, mentre l’articolo 4, definisce le competenze trasferite dalla Regione ai comuni ed ai liberi consorzi comunali su attività produttive, commercio e artigianato, famiglia e politiche sociali, formazione professionale, lavori pubblici ed infrastrutture, beni culturali e ambiente, trasporti, turismo, sport e spettacolo, gestione integrata dei rifiuti e gestione integrata del servizio idrico nell’ottica del miglioramento della qualità dei servizi pubblici e del contenimento dei costi per i cittadini. Facciamo dunque mente locale. Ad un consorzio che viene istituito con grandi difficoltà politiche ed anche economiche trasferiamo tutte le magagne che la regione con enormi fondi a disposizione non è mai riuscita a risolvere. Pensate solo ai trasporti e ai rifiuti e poi al turismo del quale la regione ha fatto scempio sperperando miliardi di euro. Se alla Regione viene riconosciuta solo la funzione di programmazione e definizione delle strategie, sottolineando anche il principio di efficienza e di economicità, osa diranno a Battiato? I liberi consorzi faranno gli spettacoli? Non di certo! Soldi non ne verranno girati ai consorzi che dovranno cuocersi con il loro brodo di rape. L’articolo 5, nell’ottica della gestione ottimale, introduce tra l’altro il divieto ai comuni di procedere ad assunzioni di personale per convertire la spesa pubblica in investimenti. Dovranno inglobare quelle migliaia di esodati dalle province , dagli Iacp, dalle Asi etc e non verrà mai fatto un concorso per i giovani che resteranno per sempre in attesa. L’articolo 6 individua la natura ed i compiti dei liberi consorzi comunali, sulla base dell’autodeterminazione, prescrivendo altresì, per la nuova istituzione, un numero di comuni non inferiore a dieci. Il numero dei comuni è troppo basso e non si parla di estensione del territorio. La riforma Monti obbligava ad un certo numero di comuni e di abitanti in modo da scoraggiare le aggregazioni. Qui invece fermandosi a 10 comuni ed un centinaia di migliaia di abitanti i consorzi saranno almeno 25 se non 30. Si legittimeranno le aspettative delle famose città insoddisfatte ma nessuno spiega come si farà con gli enti provinciali di emanazioni da uffici centrali. Dalle Cam Com alle agenzie delle entrate etc etc. Ma andiamo avanti : gli articoli 7 e 8 assegnano ai liberi consorzi comunali competenze in materia di pianificazione territoriale, servizi sociali e culturali, sviluppo economico ed organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente. Ognuno per se naturalmente con sindaci di diversa estrazione plitica e di pensiero ad esempio sulle lottizzazioni. L’articolo 11 disciplina il procedimento di modifica degli ambiti territoriali dei liberi consorzi comunali. Nelle proposte che verranno portate all’ ARS speriamo che ci sia qualcosa che blocchi le ripicche e le vendette. L’MPA aveva pensato al divieto se non per l’iniziativa di uno o più liberi consorzi comunali, prima dei tre anni dall’adesione al libero consorzio comunale di cambiare casacca. Vogliamo dire se ad un comune non piace la compagnia oppure, cambia il sindaco e non gli va più bene restare in quel consorzio cosa accadrebbe? Ma vietarlo è comunque una contraddizione visto che parliamo di liberi consorzi e quindi tutti devono essere liberi di andare e venire quando vogliono. Ecco che tutto diventa un gran casino! A questo punto vorremmo sapere cosa accade se un comune non vuole aggregarsi a nessun altro. Se per esempio Ragusa che, a memoria di Giovanni Mauro doveva diventare una città stato, decidesse di fare tutto da sola. Cosa accadrebbe? Sarebbe possibile. Perchè se fosse possibile a questo punto suggerirei ai candidati a sindaco di valutare questa prospettiva nell’ottica che chi fa da se fa per tre vista la situazione di chi ci sta vicino. L’ultima esperienza è quella dell decreto ingiuntivo per l’Ato ambiente. Mi chiedo anche come verrà gestita la sanità. Gli ospedali saranno di chi? Insomma, personalmente e mi prendo al responsabilità da solo, non coinvolgendo quindi la redazione, questa mi sembra la più grande str….zata che stanno facendo alla regione per punire qualche politico, favorire qualche territorio ed accontentare quella parte dell’ARS che ragiona con il cuore dentro facebook