La Cisl pensa all’accorpamento SR/RG. No grazie!
Il sindacato va avanti ma forse troppo avanti nella questione della riduzione delle province e nel caso siciliano dell’accorpamento di Ragusa a Siracusa. Lo fa senza pensare all’assemblea regionale che si insedia giorno 5 dicembre ma che potrebbe fare delle leggi che non prevedono nessun inglobamento. E non riusciamo a capire come i responsabili della CISL ragusana abbiano già accettato questa ennesima sconfitta del territorio ibleo senza fiatare. “L’accorpamento più importante per la rilevanza socio-economica dei due territori”, come sottolineato dal segretario generale della Usr Sicilia, Maurizio Bernava, prende il via con i Consigli generali congiunti delle Ust di Ragusa e Siracusa riuniti a Noto nel salone di Palazzo Trigona Cannicarao. La “rivoluzione copernicana” della Cisl siciliana, avvia il percorso di aggregazione di due territori vicini geograficamente e, come ha voluto ribadire il leader regionale, “equivalenti ed omogenei economicamente”. “La Cisl volta pagina – dice ancora Bernava – e lo fa spostando i propri dirigenti e risorse verso i luoghi di lavoro ed il territorio per dare al sindacato radici più profonde e un nuovo potere di orientare scelte strategiche per lo sviluppo e la giustizia” Da nove a cinque Unioni territoriali; questo il progetto di accorpamenti già avviato e indicato nella nuova linea di rinnovamento del sindacato di Bonanni. Enzo Romeo, segretario generale della Ust ragusana, sottolinea “l’importanza del momento”. Quindi l’analisi territoriale e politica che non risparmia le difficoltà di una crisi grave. “Non siamo sicuramente la più virtuosa tra le province siciliane – precisa, riferendosi all’ultima ricerca del Sole24Ore che pone Ragusa come la prime delle nove siciliane -, probabilmente siamo la meno peggio visto che siamo al 81° posto generale. Il ragusano vive un momento drammatico da un punto di vista politico, economico e sociale. Troppi enti sono commissariati e lo stesso confronto politico è difficile.” Una analisi precisa che però nelle parole di Romeo presenta numerose contraddizioni. Troppi commissari ma a questo si aggiungerebbe anche quello del sindacato CISL che sarebbe solo un punto di riferimento locale senza la dignità provinciale. E Romeo mette sul tappeto tante vertenze. “Dai lavoratori dipendenti, all’igiene urbana, alle cooperative sociali, fino ai servizi sociali essenziali messi in discussione e alle quali si aggiungono quelle del settore privato che vedono le grandi aziende del settore agricolo e zootecnico, una volta vanto della nostra provincia, vivere un momento di crisi senza precedenti”. La soluzione? “un’azione sinergica tra il livello territoriale, quello regionale e quello nazionale” per rilanciare la vertenzialità sui contenuti e le proposte. “Questa parte della Sicilia sud orientale – aggiunge il segretario siracusano Sanzaro- è nelle reali condizioni di riscattarsi presto. Lo può fare se la politica tornerà ad essere autorevole e, soprattutto, uscirà dallo stagnante presente dei personalismi. Investire il proprio impegno per questa parte di Sicilia, significa investire sul futuro economico di gran parte dell’isola e dare un futuro ai nostri figli.” I numeri della crisi siracusana “parlano del 20 per cento di disoccupazione ormai sfiorato e degli oltre 2 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati bloccati per svariati motivi”, dice ancora Sanzaro. “Ora – conclude il segretario dell’Ust siracusana- la Cisl offre una opportunità di rilancio e di grande attenzione per il futuro di questa terra.” Infine Bernava ha rinnovato il messaggio a Crocetta, “la Sicilia per ripartire ha bisogno di un patto di emergenza per il bene comune ed il superamento della crisi, tra politica, istituzioni, sindaci, forze economiche e sociali”. “Ci aspettiamo segnali concreti in questa direzione, perché senza un confronto sociale costruttivo questo governo non va da nessuna parte. Che il nuovo presidente colga questa esigenza”. Con la richiesta che “anche le varie amministrazioni, a tutti i livelli, abbiano il coraggio di fare quello che la Cisl, anche a livello nazionale, ha avviato in questi nuova fase: governare la crisi”. “Una Sicilia più democratica, più responsabile, più civile e più moderna – conclude Maurizio Bernava – sarà possibile solo quando ci sarà più partecipazione”. Questa alla fine è la domanda che rivolgiamo a Romaeo:Va bene ma perchè questa nuova Sicilia deve fare a meno della provincia di Ragusa anche dal punto di vista sindacale?