Rete degli Studenti Sicilia: lettera ai candidati
La Rete degli Studenti Medi Sicilia ha scritto una lettera ai candidati governatori e alle forze politiche di centro-sinistra per porre l’attenzione sulla pubblica istruzione, che in sicilia non è considerata motore per lo sviluppo economico del territorio. “Non c’è mai stata la volontà della classe dirigente di investire sull’istruzione; una scelta politica miope che non da prospettive di crescita culturale sociale e di miglioramento economico. Una scuola siciliana, quindi, in sofferenza, che non garantisce opportunità formative pari a quelle delle regioni del centro-nord, che semina gravi disuguaglianze sociali e dove il diritto allo studio non può essere esercitato. Nel corso degli anni abbiamo studiato la condizione degli studenti siciliani andando a verificare quali siano le problematiche maggiori nel nostro sistema di studi e sentiamo di poter lanciare delle linee guida per quello che potrebbe essere un investimento sul futuro dei giovani siciliani e quindi sul futuro della Sicilia. L’autonomia regionale per la scuola, non è stata una risorsa ma un problema, senza una politica sull’istruzione e con l’assenza di servizi sociali che hanno favorito la dispersione scolastica. Infatti le istituzioni locali, oltre che quelle nazionali, hanno quasi dimenticato il bisogno dei ragazzi di studiare e non hanno fatto nulla per incentivarlo soprattutto in quelle famiglie che hanno una bassa soglia reddituale e che con grandi sacrifici tentano di garantire questo diritto. E’ difficile per una famiglia sostenere tutte le spese per garantire al proprio figlio il diritto allo studio a causa dei costi dei libri di testo, il contributo scolastico “volontario”, i costi relativi alla cancelleria, i costi per i laboratori e i suppellettili necessari alle attività didattiche, i costi di eventuali lezioni private ecc. A questi, che sono i costi legati alla didattica, vanno aggiunti anche quelli che, nonostante non siano strettamente correlati allo studio, sono indispensabili per permettere allo studente di partecipare alla vita scolastica. I trasporti ad esempio sono l’anello debole dei servizi che dovrebbero garantire allo studente spostamenti efficienti e poco onerosi; la carenza di mense costringe gli studenti a sostenere costi onerosi non sempre sostenibili. Tutte queste spese ammontano in media a circa 1500 euro l’anno per uno studente per cui considerando tutte quelle famiglie che vivono con meno di 1000 euro possiamo dire che una famiglia è costretta ad investire quasi due stipendi per poter permettere ad un figlio di andare a scuola. Ovviamente tutto questo ha annullato il diritto allo studio, facendo venire meno la gratuità di un diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione e rendendolo un lusso che si possono permettere solo in pochi. Nella nostra regione, secondo i dati ISTAT, si osserva il reddito mediano familiare tra i più bassi di tutta Italia. Questi dati confermano l’esistenza di un profondo divario territoriale tra Nord e Sud. Secondo i dati di “Save the Children” nella nostra isola il 44,2 per cento dei minori è povero. Si tratta della cosiddetta “povertà relativa”, l’appartenenza ad una famiglia che riesce si a far quadrare i conti ma con notevoli difficoltà. Altri dati dell’ISTAT ci dicono anche che il 26 per cento dei siciliani di età compresa tra 18 e 24 anni con sola licenza media non frequenta corsi, non prosegue gli studi, non lavora, tanto meno cerca lavoro. Questo perché non viene garantita la condizione di studente visto come il lavoratore del domani, l’investimento per il futuro, che presupporrebbe quindi delle agevolazioni atte a svolgere il proprio compito senza carichi economici esorbitanti. Così di fronte agli enormi costi dell’accesso al sapere gli studenti hanno davanti due scelte: rassegnarsi ad un sistema che li vuole poveri ed ignoranti, spesso abbandonando la scuola, oppure tentare di acquistare questo diritto facendo lavori degradanti e sottopagati per alleggerire le grosse spese delle famiglie. Molti sono gli studenti che provano a fare dei lavori per pagarsi gli studi ma sono ancora di più coloro che gli studi li abbandonano. Una precoce uscita dal sistema dell’istruzione può favorire un più alto rischio di esposizione individuale alla criminalità e ad alte possibilità di non occupazione. In Sicilia la dispersione scolastica supera la media nazionale. In realtà la situazione scolastica in Sicilia è stata sempre difficile perché la povertà e l’arretratezza culturale del territorio insieme all’alto tasso di diffusione della criminalità organizzata hanno fatto sì che molti giovani sin da piccoli venissero immessi nel circuito dell’illegalità oppure nel mercato del lavoro (spesso in nero) per sostenere le proprie famiglie non potendosi permettere di andare a scuola. Tutta via anche per coloro che hanno avuto le possibilità di andare a scuola la situazione è stata sempre molto difficile soprattutto a causa di problemi relativi al malgoverno regionale, che non ha mai attuato e finanziato una legge regionale sul diritto allo studio che servisse a garantire gratuitamente l’accesso al diritto allo studio, ma anche a causa di problemi relativi al malfunzionamento di servizi come i trasporti e infine anche a causa di problemi relativi alle pessime condizioni dell’edilizia scolastica. Oggi alla scuola e alle istituzioni chiediamo di mettere in atto nuove misure per garantire a tutti i ragazzi un percorso di formazione completo e qualificato, a partire da un sistema di borse di studio garantite per i meno abbienti, la gratuità degli strumenti didattici, del kit scolastico, il comodato d’uso dei testi, corsi di ripetizione gratuiti, agevolazioni a favore di disabili e migranti, un percorso di apprendistato parallelo alle attività didattiche, investimenti e interventi in edilizia, agevolazioni e gratuità sui trasporti, maggiori servizi come mense e biblioteche ecc.. Questo obiettivo richiede sicuramente anche lo sviluppo di un sistema scolastico moderno, di una scuola sicura, gratuita e per tutti, piacevole per gli studenti e a loro misura, partecipe e solidale, che sappia proporre il sapere in maniera più consona agli interessi, alle aspirazioni, ai linguaggi delle nuove generazioni. Crediamo che solo ripartendo dall’istruzione e dalla cultura, la legalità e il lavoro può esserci crescita per la Sicilia. Per questo riteniamo che un modo per iniziare un percorso che vada in questa direzione nella nostra regione sia lavorare su una proposta di legge regionale sul diritto allo studio che tocchi tutti gli aspetti sopraccitati. Pensiamo che questa è la ricetta giusta per curare il nostro territorio regionale ormai da troppo tempo abbandonato a se stesso. Vediamo in queste elezioni regionali e nel conseguente cambio di amministrazione una risorsa, sperando in un cambio di rotta mai verificatosi a partire dalle realizzazione di questa proposta di legge. Per questo ci rivolgiamo ai candidati governatori e a tutte le forze di centro-sinistra in corsa per le elezioni regionali siciliane, nelle cui idee nei cui principi ci riconosciamo politicamente, affinché facciano un grosso investimento per poter attuare finalmente una politica che applichi realmente l’articolo 34 della Costituzione e che garantisca a tutti il diritto allo studio”.