Partita l’ispezione sugli abusi demaniali ai Macconi
Sugli abusi del litorale Macconi- Scoglitti si accedono i riflettori di Roma. Il ministero dell’Ambiente, come già annunciato a marzo, ha avviato in questi giorni un’ampia operazione di verifica delle condizioni ambientali dell’area, grazie ad una ispezione delle forze della Capitaneria di Porto di Pozzallo e all’ammiraglio Caligiore, delegato da Roma.
Ai ‘raggi x’ è stata passata soprattutto la perimetrazione della fascia demaniale marittima fra l’area della spiaggia di Bubala, del SIN di Gela, passando per il litorale dei Macconi, fino all’abitato iniziale della frazione balneare di Scoglitti.
L’ispezione da parte del ministero dell’Ambiente delle condizioni ambientali in questa zona è figlia dell’attività politica portata avanti in questi anni dal Movimento 5 Stelle e segnatamente dalla deputata regionale Stefania Campo.
“Da anni ormai – dice la deputata – denunciamo gli abusi ambientali perpetrati sul litorale che va da Scoglitti fino alla spiaggia di Bulala a Gela. Dopo i numerosissimi atti parlamentari presentati a questo governo regionale, mai presi in seria considerazione, abbiamo chiesto l’intervento del ministero dell’Ambiente affinché, su questa intollerabile emergenza, si accendessero i riflettori del governo nazionale”.
“Dal sopralluogo – afferma Campo – è emerso che moltissime proprietà, ad oggi, confinano con la costa e le spiagge. Questo configura chiaramente una situazione costellata da gravi abusi, molto complicati da accertare, visto che negli anni, c’è stato anche un evidente mutamento della linea demaniale, dovuto al fenomeno dell’erosione costiera. Pertanto sarà necessario accertare le singole responsabilità dei proprietari stessi in maniera capillare e, al contempo, comprendere le implicazioni oggettive del fenomeno erosivo in quest’area così particolarmente estesa”.
“Dalla Regione – continua la Campo – prosegue invece il più assoluto silenzio. Ad oggi non sappiamo nemmeno se il presidente Musumeci si sia degnato di rispondere al ministro Sergio Costa in merito alla nota ministeriale del 26 marzo scorso”.
Sulla necessità di una ridefinizione, a carattere regionale, della linea demaniale il Movimento 5 Stelle, prima firmataria la Campo stessa, aveva già presentato una mozione all’Ars a maggio del 2019.
“Ma, come succede troppo spesso con l’attuale governo guidato da Musumeci e con la maggioranza che lo supporta – puntualizza la deputata iblea – a quella mozione è seguito un silenzio assoluto, addirittura, l’atto non è stato nemmeno calendarizzato. E così, mentre a livello nazionale, a seguito dell’entrata in vigore della Legge 125/2015, è stata avviata una ricognizione organica delle fasce costiere regionali, in Sicilia la norma statale non opera in quanto, in forza del nostro Statuto, le attribuzioni relative ai beni del demanio marittimo sono esercitate dall’amministrazione regionale stessa. Sta di fatto, quindi, come accertato, che la perimetrazione della fascia demaniale marittima, chiaramente non solo nel litorale dei Macconi ma dell’intera Isola, risulta allo stato dei fatti enormemente falsata. La nostra mozione aveva proprio questo obiettivo: inchiodare la Regione Siciliana e gli assessorati competenti, alle proprie responsabilità, politiche e istituzionali, senza lasciare spazio a possibili ‘scaricabarile’ da parte della Regione stessa ad altri Enti”.
“Ci chiediamo – conclude Campo – se mantenere, per decenni, l’attuale deregulation non sia stata una specifica volontà dell’attuale governo e di quelli precedenti, permettendo così a tanti privati di estendere la loro proprietà proprio sul demanio. La politica, fatta eccezione per il nostro Movimento, non ha mai denunciato questa vicenda, neanche di fronte all’evidenza dei rilievi aerofotogrammetrici del 2006 e dai quali già emergevano gli attuali evidenti abusi. Siamo certi che il ministero continuerà l’attività intrapresa sollecitando, e coinvolgendo, la Regione Siciliana e l’assessorato competente per ridefinire la fascia demaniale e per riportare un briciolo di legalità almeno nelle aree di pubblica utilità, che a quel punto potranno essere controllate, liberate e bonificate”.