Laporta si è arrabbiato anche con noi, ma non era un pesce d’aprile
Mercoledì sera, primo aprile, mentre mi trovavo al Municipio di Ragusa per seguire un po’ i lavori del Consiglio Comunale di Ragusa, mi è capitato di essere investito dalla rabbia del consigliere Angelo Laporta.
Reteiblea.it, a dire di Laporta, sarebbe colpevole di aver pubblicato, una settimana fa, il comunicato stampa di un consigliere della maggioranza pentastellata che si lamentava di essere stato verbalmente aggredito proprio da Laporta. Non solo: poiché in quel testo erano riportate le frasi violente proferite in quella occasione – oltre a tutta una serie di commenti e considerazioni riferite al caso specifico e ad altri avvenimenti, più o meno recenti – saremmo rei di essere dei romanzieri (magari!) oltre a qualche altro epiteto che non ricordo.
Vi confesso di aver provato un sentimento per me insolito: ero sbigottito. Sono caduto dalle nuvole, non riuscendo a comprendere se Laporta mi avesse scelto come vittima per un pesce d’aprile o se mi stesse inveendo contro seriamente. Quando mi sono accorto che, sì, lì intorno qualcuno rideva, forse per la mia espressione stupefatta, ma sicuramente per l’eccesso di foga con la quale il Consigliere mi si stava rivolgendo ho realizzato che non era affatto uno scherzo. Insomma, le iridi chiuse a spillo, le vene del collo ingrossate, la voce alta e il gesticolare quasi spasmodico mi hanno fatto capire che faceva sul serio. Doppio stupore.
Un Consigliere comunale mi stava dimostrando tutto il suo scomposto disappunto perché su un giornale è uscita la notizia che aveva verbalmente aggredito una persona e, per dimostrare quanto la pubblicazione della notizia lo avesse fatto arrabbiare, si stava comportando esattamente allo stesso modo oggetto di biasimo alcuni giorni prima. Questa assurdità basterebbe a spiegare la ragione del mio sbalordimento. Aggiungo, però, per completezza, che proprio nelle ore e nei giorni successivi all’episodio riferito dal consigliere del M5S, chi scrive si è preoccupato di contattare Laporta e offrirgli la possibilità di replicare, possibilità puntualmente rifiutata.
Quindi, in definitiva – pensate un po’ – per aver svolto lealmente la mia attività professionale sono stato accusato di una qualche forma di scorrettezza – che ho ancora difficoltà a individuare – proprio dalla persona alla quale avevo offerto, con la massima onestà, un’opportunità di difesa nient’affatto dovuta.
Ho deciso di raccontare questo episodio perché, nonostante la comune disillusione nei confronti della Politica, sono uno di quelli che conserva ancora un alto rispetto delle istituzioni, delle cariche, dei ruoli; credo nella Politica come servizio alla collettività, servizio che deve contemplare onori e oneri, e ritengo che tutti debbano essere messi nelle condizioni di poter concorrere alle cariche elettive, indipendentemente dalla proprie condizioni sociali o culturali; ho questo bizzarro modo di pensare secondo il quale quando si assume un ruolo pubblico, anche a costo di lottare contro la propria natura, di reprimere la propria indole, ci si dovrebbe comportare in modo consono alla carica e al luogo nel quale la si esercita, sforzandosi di capire qual è il limite da non oltrepassare mai, unendo la qualità del proprio lavoro alla dignità. Eppure, ogni volta che si verificano casi del genere o se ripenso ad altri simili oppure, ancora, alla teatralità sguaiata di alcuni rappresentanti delle nostre istituzioni – senza contare, ovviamente, i casi di illegalità e disonestà – mi viene da rivedere alcuni di questi miei princìpi.
Per esempio, magari non è giusto che proprio tutti tutti possano avere incarichi pubblici elettivi… Oppure, almeno, qualcuno potrebbe tentare in ogni modo di darsi una calmata per evitare di continuare a saltare con incoscienza la soglia del ridicolo, ricordando quale ruolo si sta ricoprendo e cercando di infuriarsi per ragioni vere o per le proprie azioni sbagliate.