S’è dimesso.

Lombardo dimissioniRaffaele Lombardo si è dimesso alle 18.20 di oggi dalla sua carica di Presidente della Regione Siciliana. Ecco il suo discorso all’Assemblea Regionale:

“Siamo consapevoli che l’Italia vive un momento molto critico. Ne abbiamo parlato nell’ultima convocazione alla vigilia dell’incontro di una delegazione col premier e con i ministri. Abbiamo fatto i conti in questi quattro anni con molte manovre del governo nazionale che ci hanno imposto dei vincoli e abbiamo visto che la situazione è tale per cui il debito del nostro paese è cresciuto fino a toccare il culmine di circa 2 mila miliardi di euro del rapporto del Pil col debito.

Mentre noi, in Sicilia questo debito lo abbiamo nella proporzione del 7% in rapporto al nostro prodotto interno lordo. Si va affermando di fatto un nuovo centralismo in cui si revisionerà la spesa, si concorderanno tagli in sede internazionale. In un momento del genere considerate le criticità e anche l’aggressione alla nostra autonomia speciale, è necessario che soprattutto il presidente della Regione possa esercitare appieno le sue prerogative e non sia indebolito nel suo ruolo soprattutto al confronto coi vertici con le altre istituzioni. Come ben sapete così non è per me. Da oltre due anni, almeno dal 29 marzo del 2010. Con grande enorme disagio, ho cercato di nascondere, e mi è costato molto, il sentimento che ho vissuto. Non è così per una vicenda giudiziaria, giocata abilmente sul piano mediatico attraverso una ben orchestrata fuga di notizie tanto da ingenerare idea di grave responsabilità da parte mia. Mentre nei fatti non è stato consentito al presidente della Regione siciliana, di essere sentito. Per ben tre volte la pubblica accusa ha richiesto l’archiviazione. Un processo iniziato da molti mesi è stato interrotto alla vigilia della sua naturale conclusione. E ancora non è stato neppure richiesto il rinvio a giudizio. Da cittadino libero avrò il diritto e anche il dovere di far conoscere ai siciliani le particolarità di questa vicenda giudiziaria e di un’indagine mai compiuta. Nel caso fossero state fatte le indagini, sarebbe stato possibile controbattere ad una sentenza già pronunciata nei miei confronti”.

“Mi ero impegnato nel rispetto dell’istituzione che rappresento di non inquinare la figura del presidente della Regione. Ma c’è un’altra ragione che mi induce a dimettermi. L’anticipazione delle elezioni consentirà alla politica siciliana possa determinarsi più autonomamente, che la presidenza della Regione, l’Ars possano sottrarsi alle trattative ai tavoli della politica nazionale. Come è accaduto in 60 anni di cosiddetta autonomia. Credo che si tratti di una consapevolezza diffusa che autonomia e partiti nazionali siano ontologicamente incompatibili. In questi anni, l’esperienza autonomista del mio partito ha prodotto la disgregazione di alcuni partiti. Se si confronta il quadro politico attuale con quello del 2008, quando si votò tutto è cambiato. E spesso è stato dovuto a quello che accadeva in Sicilia”.

“Oggi è facile contestare l’autonomia dopo che la si è ridotta ad un simulacro di se stessa. E’ stata dipinta come la causa di tutti i mali del nostro paese, gridando al fallimento della nostra isola, che non c’è stata. Magari c’era dietro l’intento di abbassare rating e spread, per minacciare la povera gente che più povera non può essere, per insultare i nostri forestali e farli vergognare di guadagnare il misero stipendio che guadagnano”.

“Questa mia scelta lucida e ragionata, mi auguro possa aprire ulteriore fase politica e di governo guidata da uomini liberi, non intruppati, che sappiano archiviare la tradizionale piaga dell’ascarismo e del trasformismo. Possa essere guidata da politica libera e forte che sappia riconquistare e realizzare l’autonomia in tutti gli articoli dello Statuto. Uno statuto ottenuto con la passione, con la lotta e col sangue praticando certo il rigore finanziario per incentivare l’impresa che dà lavoro e non ai nostri amici. Un presidente della Regione, una classe politica che sappiano confrontarsi con lo Stato da pari a pari, pretendendo che la ferita delle due Italie venga rimarginata. Da pari a pari e con voce forte da prendere atto in caso contrario che piuttosto che essere quotidianamente vituperati come una palla al piede, di questa palla al piede ci si liberi. E ognuno per la sua strada. E per questo è importante che il 28 e 29 si voti per l’elezione di un presidente libero”.

“Se lascio la presidenza della Regione, se lascio tutte le cariche politiche lo faccio senza rimpianti cosciente di aver toccato l’apice della carriera. Per un siciliano la presidenza della Regione non è una tappa verso altri lidi ma costituisce il punto più alto di un percorso. Ecco perché non ci sono rimpianti e anche una grande soddisfazione. Consapevole di aver fatto fino in fondo il mio dovere. Vi auguro sinceramente, a tutti voi 90, a servire e a servire meglio la Sicilia”.

di Redazione31 Lug 2012 16:07
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