Concludere entro l’ora di pranzo di domani.
Grandi manovre all’Ars per trovare l’intesa utile a fare approvare le variazioni di bilancio ma sembra che non ci stia dentro tutto ddl. Quello che resta fuori slitterebbe alla Finanziaria 2025-2027, che è ormai alle porte. Quindi Il governo, però, ha dovuto cedere su tre norme del testo originario varato dalla Giunta e considerate troppo ‘localistiche’ che però troverebbero posto nella prossima Finanziaria. Ci sono, comunque, troppi scontenti di peso tra le file della maggioranza, il presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno, dopo le faticose trattative ha detto : “Ci sono le condizioni per poter andare in maniera più spedita”. Galvagno è stato uno dei protagonisti delle mediazioni. Renato Schifani è rimasto a Palazzo dei Normanni per tutta la giornata dopo l’apertura al dialogo con le opposizioni, e l’assessore all’Economia Alessandro Dagnino. In ballo c’erano circa ottanta milioni di euro, ai quali guardano indistintamente tutti i deputati per finanziare gli interventi sui territori di riferimento: tutto rinviato. L’effetto diretto di questa intesa sulle variazioni di bilancio, che movimentano circa 500 milioni di euro, è quello di una dieta dimagrante. Il maxi-emendamento che in mattinata sembrava prendere corpo si sgonfia: via le proposte parlamentari. Resteranno soltanto quelle del governo che affronteranno esclusivamente macro-temi, come il Reddito di povertà annunciato da Schifani. Per “blindare” il ddl variazioni di bilancio, l’accordo prevede di anticipare nel testo in discussione a Sala d’Ercole alcuni finanziamenti che avrebbero dovuto trovare posto nella legge di stabilità. In questo modo gli ottanta milioni di euro da utilizzare per la copertura delle proposte di maggioranza e opposizione potranno essere trasferiti nella Finanziaria. Il governo, però, potrebbe essere costretto a un ulteriore sacrificio. Resta, infatti, l’incognita su alcune misure: quella che agevola le aggregazioni tra le imprese affidando trenta milioni di euro all’Irfis e l’articolo che destina 12,5 milioni di euro per l’acquisto di un palazzo di Palermo. L’immobile appartiene al Fondo pensioni ex Sicilcassa e ospita la procura generale e la Sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti. Le opposizioni hanno chiesto in entrambi i casi lo stralcio del testo, minacciando il voto segreto che metterebbe in difficoltà il governo. Appuntamento alle 9 di domani, giovedì 7 novembre, con un timing ben preciso preciso annunciato al rientro in aula dal vice presidente vicario Nuccio Di Paola: “Concludere i lavori alle 13”.