Non ne possiamo piu!!!!

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Sono condizioni avverse alle quali non si può porre rimedio. Ma se l’Etrna decide di eruttare polvere lavica è un calamità non solo per i paesi dell’area ma anche per il turismo siciliano perchè bloccado l’aeroporto di Fontanarossa ne vengono fuori gravissime conseguenze economiche. Negli ultimi mesi la cosa si è ripetuta spesso e lo scalo etneo, che non brilla per efficenza ed organizzazione, diventa un girone infernale. Gente  accovacciata in ogni angolo visto che le sedie a disposizone sono contate, bagni in crisi, mancanza di informazione, attese lunghisisme. Insomma come ho gia detto più volte Fontanarossa è un malato terminale al quale si tengono attaccate le macchine. Ma fino a quando?  Ormai chi viene in questa parte della  Sicilia per vacanza si deve porre la questione. E se l’aeroporto è chiuso? Allora quanto ci rimetto? Alla fine magari si decide di cambiare destinazione.  Siamo consapevoli che Catania è il giocattolo della Sac  e quindi  una specie di cassetto, nenache tanto blindato, che si può aprire alla bisogna. E’ arrivato il tempo di pensare in grande come in un paese evoluto. Non vi sto a raccontare cosa hanno fatto in altre parti del mondo realizzando aeroporti dove non c’era neanche la terra, terminal avveniristici con dentro piscine, alberghi e centri commerciali, costruendo a supporto  strade, ferrovie sopraelevate, servizi straordinari in pochisismo tempo,  tutto a carico dei privati che poi naturalmente vanno a gestire il realizzato. A Catania no! La Sac  forse non vuole. Preferisce spendere un miliardo per interrare la ferrovia e allungare la piste per un chilometro circa. Tutto resterebbe comunque come è ora. Casino per arrivare ai terminal. Richieste ai passeggeri di arrivare molte ore prima in aeroporto. Tutti ammassati. Credo che l’Etna ora ci possa dare una mano. Mi ricordo che la Provincia regionale di Catania ai tempi di Musumeci, nel 1999, aveva avanzato l’ipotesi di un nuovo aeroporto intercontinentale da realizzare sulla piana di Catania, nella fascia compresa tra il territorio di Catania ed Enna. I relativi dati tecnici avevano illustrato in maniera chiara e semplice i limiti dell’aeroporto di Fontanarossa costretto  tra il mare e le ferrovie.  Il Presidente  Nello Musumeci (oggi Ministro per le politiche del mare e della protezione civile) sapeva che  la questione era di carattere politico, sociale ed economico ma che non riguarda solo Catania ma la Sicilia e i paesi del Mediterraneo. Allora in una rivista si espresse con questa frase “Farsi carico di una progettualità simile significa comprendere le trasformazioni che stanno mutando velocemente l’economia e la società civile. Ci troviamo di fronte ad uno scenario di globalizzazione e la Sicilia rischia di rimanere tagliata fuori da qualsiasi prospettiva. Non si può rimanere inerti e pensare a progetti circoscritti alla città senza tenere conto di ciò che accade al di là della cinta daziaria. Ci troviamo a competere con un progresso che sta superando proiezioni fatte appena venti anni fa. E’ pura follia non tenere conto di questi fattori”.  Sono passati 24 lunghi anni e la situazione è notevolmente peggiorata. Fontanrossa non regge il ritmo dei 10 milioni di passeggeri,  le recenti disavventure come l’incendio e l’Etna fanno riparlare della necessità di dotare la Sicilia di un hub intercontinentale capace di indirizzare il traffico verso le destinazioni del Mediterraneo, del Medio Oriente e del Sud del mondo. Secondo il ministro Salvini, pontista sfegatato,  il ponte sullo stretto di Messina, la cui concretizzazione normativa e progettuale si trova ad uno stato di elevata credibilità, necessita di una riorganizzazione totale della rete dei trasporti nei tre strategici settori: viario, ferroviario ed aereo. In tale nuovo scenario uno studio di fattibilità diventa necessario ed urgente anche perché un aeroporto lontano dai centri urbani deve poter contare su collegamenti terresti efficientissimi.
Ma torniamo all’ipotesi di un nuovo aeroporto tra Enna e Catania raccordata facilmente con l’autostrada.
Uno studio della Kore,  per grandi linee, aveva evidenziato la necessità di un aeroporto intercontinentale per servire la parte più importante della Sicilia potendo ospitare non solo i grandi aerei ma anche i servizi di manutenzioni degli aerei che per ora si trovano a Parigi ed a Dubai. Si è parlato anche il fallimento che si verificò nel 2010  quando eminenti rappresentanti del governo cinese si presentarono a Palermo dalla Regione e ad Enna alla Kore per manifestare la loro collaborazione finanziaria e tecnica per la realizzazione di una pista e dei servizi di manutenzione aerea in modo da essere di completamento dell’aeroporto di Catania, poi complice la Regione e la burocrazia il progetto è fallito. Eppure la Sicilia ha bisogno di un aeroporto vero,  intercontinentale,  per cercare di aumentare il turismo e gli scambi commerciali tra la Sicilia e tutto il mondo, specie Asia, Australia e Americhe. La realizzazione di questo opera triplicherebbe l’attività della Sicilia e sono previsti almeno duemila posti di lavoro”. La sua posizione strategica A progettarlo nel 2019 fu   Maurizio Severino presidente Victoria Aviation Group che teneva a sottolineare che la zona al centro tra Catania ed Enna è importante perché i venti non incidono sul territorio, Fontanarossa in questo momento è asfittica, ha bisogno di una pista di circa  3,5  chilometri, necessario il raddoppio della linea ferrata tra Bicocca e Catenanuova. Il fatto è che non ci sono problemi finanziari e la sua realizzazione aumenterebbe gli scambi commerciali, specie in agricoltura, e incremento notevole del turismo.  “Il costo previsto, che oscilla tra 1-1,5 miliardi di euro sarebbe coperto esclusivamente da capitali privati.  Ma tutto questo non piace, come abbiamo detto, alla Sac che preferisce fare soffrire i Siciliani tenedoli in una arretratezza strutturale paurosa pur di non perdere la cosiddetta” minnella”

di Direttore17 Ago 2024 10:08
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