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Ci vuole una faccia di bronzo … seconda puntata.
Facendo seguito alla prima puntata di questa incredibile vicenda donnafugasca mi sono accorto che serve fare qualche premessa per spiegare bene di cosa si tratta. Prima di tutto occorre dire che al comune, senza che nessuno sapesse niente o che fisosse stata una richiesta dell’amministrazione è stata già protocollata una proposta proveniente da un gruppo di privati che intende gestire il castello di Donnafugata. Suggerisco a qualche consigliere comunale di fare delle indagini perchè c’è davvero da ridere se si guardano le date relative al protocollo. A parte la rapidità con la quale il progetto presentato il 30 luglio viene approvato dalla giunta, assente Gurrieri, già il 1° di agosto. Quindi viene pubblicato il bando che va alla ricerca di un progetto che sia migliorativo sempre da comparare con quello presentato. A questo punto si può riprendere l’articolo della prima puntata.
E’ incredibile. Come può pensare un alto dirigente di una amministrazione seria non “appattata” , o un sindaco che sbandiera la sua integrità morale ad ogni “pie sospinto” che sulla questione della “cessione al privato” del Castello di Donnafugata non ci sia qualcosa sotto. Prima di tutto il periodo. Il bando viene pubblicato il primo agosto e scade il 30 dello stesso mese. In piena canicola estiva. Mi fa ricordare un bando dall’Asp di Ragusa pubblicato il 27 dicembre con scadenza il 2 gennaio. Fece ridere mezza Italia. E poi furono costretti a ritirarlo. Basta leggere quello che è richiesto per capire che solo chi ha avuto il tempo di valutare, fare calcoli, incontrare i funzionari e gli amministratori potrebbe avanzare una proposta che si basa su un affidamento per … 10 anni. piu rinnovo Cioè fino al 2035 o addirittura al mitico 2043 del sindaco.
la proposta dovrà contenere tra l’altro:
– la descrizione dettagliata della proposta/progetto di P.S.P.P., della durata di 10 anni, specificando la descrizione delle attività di valorizzazione proposte tanto per il cosiddetto Castello, quanto per il Parco ed il MU.DE.CO. e per Palazzo Zacco;
– le attività di pubblicizzazione, internazionalizzazione e servizi aggiuntivi, gli stakeholders e le reti di soggetti locali ed extralocali di supporto, le finalità d’interesse generale e gli obiettivi specifici del processo di valorizzazione;
– i progetti di formazione del personale adibito per le relazioni con il pubblico e le guide;
– produrre una relazione descrittiva delle finalità culturali con indicazione delle destinazioni d’uso prevalenti degli spazi interni ed esterni del “Complesso Donnafugata” e del Palazzo Zacco, e ancora è oggetto della valorizzazione
– la sintesi del conto economico previsionale (PEF) sviluppato a costi e ricavi per macrovoci con indicazione delle modalità di calcolo, per i 10 anni di gestione (comprendente anche il piano di recupero spese);
– l’elenco degli impegni di cui il proponente intende farsi carico e quelli richiesti all’Amministrazione nell’arco della vigenza dell’Accordo di Partenariato Speciale;
– il vantaggio economico per il Comune espresso come canone fisso garantito che a partire dal quarto anno sarà incrementato di una percentuale almeno pari alla percentuale di aumento del fatturato derivante dagli introiti di biglietteria.
Tutto questo in 30 giorni, ad agosto.
Non c’è davvero il tempo materiale per sviluppare conteggi per 10 anni, senza tenere conto delle guerre, dell’istat, del pil. Nessuno potrà mai arrivare in tempo a predisporre e presentate un progetto reale, così dettagliato, che possa essere migliore di quello gia presentato, studiato, approfondito, costruito su misura in mesi di incontri al comune, dietro raccomandazioni politiche e pressioni di stampa. CI vorrebbe una bella interrogazione comunale chiedendo conto e ragione. Insomma Il fortunato Cassì ha dimenticato tutto. La sua correttezza tanto decantata dove è andata a finire?
Ma torniamo al Castello ci si lamenta che c’è troppa confusione. Si fanno più spettacoli ed eventi in contemporanea ed invece di impegnarsi ad alzare il livello di un sito inserito tra le “Case della Memoria” cosa si fa? Si vuole dare tutto al privato che potrà snaturare il luogo. Nel bando, a parte il canone richiesto, che poi sappiamo tutti come va a finire ed abbiamo tanti esempi di canoni comunali dimenticati o trasformati, non si mettono limiti alle attività. Per lucrare, perchè il privato deve lucrare e non è un reato, si farà di tutto nel castello. Già è un casotto indescrivibile. Quindi ristorante, pub, cacioteca, film, manifestazioni popolari, musei, spettacoli nelle stanze, balletti (speriamo non rosa) tutto dentro e nello stesso momento è importante incassare. Secondo me invece si doveva fare tuttaltra cosa e lo speigheremo al sindaco anche se siamo certi che non riusciremo a scardinare questa manovra “manovrata”. A meno che non ci sia qualche magistrato che voglia fare chiarezza. Ecco perchè siamo già alla seconda puntata