Versalis: piano industriale con gli impianti fermi

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La strategia di Eni riguardo la sua controllata Versalis sta generando forti preoccupazioni per il
futuro degli impianti di polietilene a Ragusa.
I sindacati territoriali di Filctem, Femca e Uiltec denunciano un imminente fermo di 50 giorni,
previsto da settembre a dicembre, per tutte e tre le linee di produzione di polietilene. Questo
stop, annunciato da Versalis come un’azione di “contenimento delle scorte di prodotti finiti”,
prevede un blocco delle attività produttive.
Il business, gestito dalla controllata Versalis, ha subito negli ultimi due anni le stesse dinamiche di
mercato che hanno colpito la raffinazione tradizionale, come l’eccesso di capacità e la pressione
competitiva da parte di produttori che beneficiano di economie di scala e altri vantaggi di costo
energia, materie prime e intermedi, quali Cina, Medio Oriente e Stati Uniti.
Tutte le produzioni chimiche europee, infatti, sono state fortemente penalizzate da questi fattori
macroeconomici che vanno ad aggiungersi a normative sempre più stringenti per l’utilizzo dei
materiali plastici. Questi aspetti si addizionano anche al cambiamento delle preferenze dei
consumatori, che ora tendono a privilegiare la sostenibilità.
Il recupero di competitività di Versalis, passerebbe, dunque, da una forte ristrutturazione degli
asset industriali, così come annunciato da Eni agli azionisti e all’opinione pubblica e mai
presentato, però, alle forze sociali: nei fatti, il piano industriale di Eni per la propria controllata
Versalis è stato già messo in campo e pienamente operativo.
“È una situazione fortemente preoccupante, dichiarano congiuntamente i tre segretari delle
confederazioni sindacali della chimica e industria ragusana, Filippo Scollo, Giorgio Saggese e
Giuseppe Scarpata, non conosciamo nei dettagli gli assetti di marcia degli altri siti Versalis sul
territorio italiano e francese, ma a Ragusa il “contenimento scorte” vuol dire un blocco totale alle
produzioni. Non sono previsti interventi di manutenzione predittiva o programmata, come spesso
accaduto negli anni passati per eventi di stop legati al mercato. Il fermo alle produzioni, inoltre,
avviene nelle stesse ore in cui Eni annuncia un nuovo assetto societario che dovrà sovrintendere al cambiamento strategico nella chimica. E tutto ciò per noi è paradigmatico. Da un lato Eni dà voce di stampa alla ristrutturazione degli asset industriali tradizionali, presenta all’opinione pubblica
l’idea di chimica nuova, verde e sostenibile, dall’altro, però, in assenza di un piano industriale il
nuovo management anticipa i tempi e ferma le produzioni.
Ragusa, dunque, si riporterà alla presentazione del piano industriale con gli impianti fermi: era
questo il messaggio che si voleva trasmettere a chi dovrà pianificare le strategie della chimica?
Ma cosa sta realmente accadendo all’interno del perimetro della chimica di Eni? Qual è il piano di
Eni per il settore chimico, e quale ruolo ha e avrà Ragusa in questo progetto? Nel 2022, alla
presentazione del piano, anch’esso di transizione industriale, Eni aveva certificato un investimento
“green” negli stabilimenti di Brindisi e Priolo-Ragusa con l’obiettivo di integrare gli impianti di
cracking con la tecnologia per il riciclo chimico dei rifiuti in plastica Hoop®. Tuttavia, ora i
lavoratori assistono solo a blocchi produttivi, come quello del polietilene a bassa densità (LDPE), e
alla prolungata fermata della linea di produzione di copolimero Eva, una delle linee di mercato a
più alto valore aggiunto.
Una riconversione industriale senza adeguati investimenti sul sito produttivo di Ragusa,
fortemente legato alle produzioni di etilene di Priolo, comporterebbe gravi ripercussioni
economiche e sociali. Allo stesso tempo, il sito di Priolo, senza la verticalizzazione delle produzioni
ragusane, avrebbe ancora un ruolo nell’idea di chimica nuova per Versalis?
La chimica di Eni, in Sicilia, che fine farà?
Eni è presente a Ragusa da 70 anni, da 70 sfrutta le risorse minerarie, da 70 anni ha sempre avuto
un forte legame con le tradizioni industriali del territorio, da 70 anni è presente il petrolchimico;
un disimpegno ora rischierebbe di compromettere non solo l’economia del territorio, ma anche il
futuro occupazionale di centinaia di lavoratori e le loro famiglie. Di certo, non staremo a
guardare.”
Ufficio Stampa
CGIL – Ragusa

di Redazione24 Set 2024 23:09
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