Carta di Ragusa? La colpa dei sindaci e della Coldiretti!

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Poteva essere l’occasione buona per qualche politico locale per ergersi, davvero, a difensore degli agricoltori del nostro territorio. Invece quel documento che aveva immediatamente incontrato il favore e l’interesse  del Movimento Spontaneo di protesta  che riunisce  allevatori, produttori e consumatori iblei è rimasto ” Carta Bianca”  infatti a tutt’oggi ancora l’importante linea  programmatica non ha visto la luce e il comparto agroalimentare ibleo attende risposte.
Eppure era stata un’idea lanciata proprio da Cassì al primo accenno di protesta davanti al foro boario diversi mesi fa. La proposta poteva incontrare il favore sia della politica che della parte burocratica della regione. I sindaci, molti per la verità, si sono poi limitati a partecipare con la fascia tricolore a qualche appuntamento palermitano ma di concreto nulla. Perchè ci sarebbe voluto un coordinatore, una guida politica che dopo aver stilato la Carta di Ragusa con i fabbisogni degli agricoltori, avrebbe dovuto portarla nelle sedi opportune e farla condividere apponendo in calce non solo la firma dell’assessore o del presidente ma anche le delibere conseguenziali.
Un’occasione persa, non se ne abbia a male, proprio per Cassì che, forte del consenso elettorale ma anche degli svariati complimenti che riceve da ogni assessore regionale che viene a Ragusa,  avrebbe potuto battere qualche pugno sul tavolo palermitano  e non andarsene fino a quando non avesse ricevuto risposte concrete.  Ma Peppe, come dice lui, non è per la politica gridata anche se deve aiutare qualche azienda che sta morendo.  E’ un problema di “sacchetta” e chi ce l’ha piena non può capire chi ha fame.
Ma, secondo il Movimento di Protesta,  ha molte colpe la stessa Coldiretti, che in maniera beffarda ha millantato di dare ma che in realtà, amaramente, ci si è resi conto essere stato solo un bluff pre-elettorale. Innumerevoli incontri sono stati fatti e altrettanti inviti sono stati inoltrati alla Coldiretti senza nessuna risposta.  Non è stato possibile in nessun modo riuscire a confrontarsi con i vertici della Coldiretti.
Il movimento spontaneo degli agricoltori, allevatori, produttori e consumatori iblei evidentemente non è stato ritenuto un interlocutore degno di ascolto, forse perché non ha ritenuto di dover aderire allo show palermitano giallo verde di tre settimane fa.  Fatto sta che attualmente nulla di ciò che Coldiretti aveva dichiarato di aver ottenuto, ha avuto seguito.
In primis i voucher per gli allevatori finalizzati all’acquisto di foraggio.
Altro non ci resta che constatare che quanto dichiarato sulla carta, altro non era che chiacchiere e fumo negli occhi.
Qualcuno potrebbe interpretare un simile comportamento come una mascherata estorsione di consenso e voti per le europee visto che la credibilità della suddetta organizzazione professionale ormai è andata perduta.
A noi simili ipotesi poco importano.
Ciò che è prioritario è continuare a mantenere viva la protesta rafforzandone le azioni.
Il movimento spontaneo degli agricoltori, allevatori, produttori e consumatori iblei, contrariamente a quanto fatto dai suoi dipendenti e dalle aziende private ad essa associate, divenute succubi di mamma Coldiretti, ha ritenuto di dover coinvolgere i sindaci e la diocesi affinché si possa tracciare la giusta direzione per interloquire a livello regionale e nazionale con gli organi competenti.
Si ritiene davvero indecoroso nei confronti del comparto agricolo, l’atteggiamento di Coldiretti, che evidenzia una reale e concreta discrasia tra quanto scritto, dichiarato e quanto effettivamente ottenuto.
Come ad esempio il gravoso problema della moratoria dei debiti.
Una mancanza totale di volontà politica porterà alla chiusura e alla perdita di centinaia di aziende private siciliane a conduzione familiare, sopravvissute finora tra una miriade di problemi burocratici, cavilli normativi e ricatti politici.
«Avevamo appreso dai media del successo di Coldiretti e dopo le europee, fiduciosi, in tanti di noi si sono recati alle urne e all’indomani delle votazioni, ci siamo rivolti ciascuno alle proprie organizzazioni sindacali ma – dichiara Giorgio Spadaro, allevatore di Modica – abbiamo appreso, dichiarato dalle stesse organizzazioni di categoria, che non c’era nulla da fare né presentare e che nulla avremmo ottenuto in quanto tutto fermo a come era prima … insomma un bluff! Gli allevatori non ci stanno !»
Inoltre Il movimento ribadisce la propria estraneità a questo perverso sistema e chiede con determinazione la reale unione tra tutti i presidi, i comitati spontanei le organizzazioni professionali di settore, i sindaci, i deputati regionali, nazionali ed europei, i segretari di partito,  il mondo della politica tutta, per affrontare realmente il problema della moratoria dei debiti in quanto nonostante i comunicati stampa diramati a ruota libera, le aziende devono continuare a pagare se vogliono evitare il sequestro.
Urge il riconoscimento del giusto e corretto costo di produzione dei prodotti ed un reale ed immediato intervento per sostenere i costi di alimentazione del bestiame.
Ci si rende conto che questo è il frutto di scelte politiche che si possono fare ma che non si vogliono!
di Direttore17 Giu 2024 17:06
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