Generazione Z e Social per un’Indipendenza Digitale

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Il tema è di grande attualità e i risultati scaturiti da una ricerca effettuata per attraverso un Seminario dalla Scuola per Assistenti Sociali “F. Stagno D’Alcontres”,  sono abbastanza preoccupanti per l’enorme diffusione del fenomeno dei social. Il  progetto di ricerca-azione “Generazione Z e Social per un’Indipendenza Digitale” ha visto la partecipazione di giovani, studenti universitari, professionisti del settore sociale, docenti e adulti di riferimento. , La ricerca-azione ha avuto quale tema centrale le dipendenze comportamentali, in particolare quelle legate all’uso eccessivo dei dispositivi digitali e della connessione a internet. Il progetto ha indagato da ottobre 2023 a maggio 2024 le abitudini dei giovani, le loro conoscenze sul tema delle dipendenze. Alcuni dati significativi: il 95% del campione pensa che le dipendenze possano riguardare tutti in maniera indistinta, il restante 5% ritiene possa riguardare solo chi è esposto a rischi. 143 giovani ritengono che lo stress porti a sviluppare dipendenze, mentre 104 ritengono che siano i problemi personali e familiari. Il 65% del campione ritiene che l’educazione e la sensibilizzazione aiutino a prevenire le dipendenze. L’80% del campione ritiene necessario supporto sociale e psicologico per coloro che vivono situazioni di dipendenze, il ruolo della famiglia viene ritenuto importante ma non risolutivo. Infine l’ 83% ritiene che le persone con dipendenze vadano aiutate e non giudicate. In merito alle dipendenze digitali e social emerge che più del 50% usa dispositivi digitali per connettersi ai social network, i social di riferimento sono Instagram e TikTok. Più del 45% dei giovani trascorre da 4 a 6 ore al giorno si i social, il 40% fra le 2 e le 3 ore. La metà degli intervistati ritiene che il collegamento on-line dovrebbe essere limitato in base all’età. Il 96% dei giovani pensa che la dipendenza digitale è un problema diffuso fra la loro fascia d’età. In merito all’influenza dei sociali nella loro vita, gli intervistati pensano che i social influenzano negativamente la salute mentale (70%), la qualità del sonno (80%), il 65% le relazioni interpersonali, il 78% vede influenze anche nell’andamento scolastico. Infine è emerso come secondo i giovani i social influenzano l’autostima personale, che alcune challenge proposte siano pericolose.  Poco meno della metà di loro ritiene necessario un’educazione digitale, il 35% sostiene che invece sia necessaria per tutti. Dalla ricerca emergono dati incoraggianti circa la gestione del tempo e delle emozioni. I 165 giovani intervistati hanno una buona consapevolezza dei rischi connessi, chiedono difesa, sostegno e supporto al mondo degli adulti.

La ricerca, è stata  condotta da un’equipe multidisciplinare della Scuola per Assistenti Sociali di Modica.  Interessante l’intervento del prof. Francesco Pira, docente dell’Università di Messina, autore del libro “Figli delle APP” che ha coinvolto gli studenti presenti con un dialogo esperienziale circa l’utilizzo quotidiano delle app e dei social. “I figli delle APP – spiega Francesco Pira – sono i nostri i figli e non dei marziani, questo però non riusciamo a comprenderlo. La nostra responsabilità è quella di occuparci del loro benessere digitale. Noi adulti non dobbiamo mai assumere la situazione giudicante ma dobbiamo essere comprensivi e ascoltare, perché sono grandi opportunità e grandi rischi”. L’ultimo intervento teorico è stato tenuto da Tonino Solarino, che ha presentato il ruolo degli adulti di riferimento in questa ricerca sulla Generazione Z, chiarendo in particolare gli aspetti essenziali del loro ruolo educativo. In seguito alla presentazione dei risultati della ricerca è emerso che sono stati intervistati in totale 165 giovani dai 14 ai 20 anni, con loro anche gli adulti di riferimento: genitori, docenti ed educatori. Diversi gli obiettivi: far emergere le abitudini e i comportamenti, fornire strumenti idonei al riconoscimento, gestione delle abitudini e delle difficoltà, creare momenti di incontro formativi ed informativi.

Oltre alle interviste attraverso un questionario, la scuola ha realizzato dei laboratori di socialità che sono stato uno spazio in cui i ragazzi si sono sentiti protagonisti e hanno condiviso, in maniera libera e riservata, riflessioni e problematiche relative a difficoltà relazionali ed emotive. Le attività sono state realizzate in modo interattivo ed esperienziale. Da questi incontro è emerso come la “Gen Z” conserva ancora la capacità di entrare in relazione con l’altro, di sentire se stessi e gli altri. Questo dato consente di dire che è necessario preservare e rafforzare queste capacità, fondamentali per il loro benessere psico-fisico, dando loro la possibilità di avere occasioni di relazioni reali e nutrienti. Infine nel pomeriggio si è tenuta la presentazione conclusiva del PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) intitolato “Pari e imPari: Laboratorio contro la violenza di genere per la promozione di stili educativi fondati sulla parità e l’uguaglianza”.

di Redazione10 Mag 2024 22:05
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