Ipotizziamo un aiuto economico per affitto e trasloco. Dopo 17 anni anni di incuria
ll presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in merito alla vicenda relativa a tre palazzine dell’Iacp situate nel Comune di Pozzallo, oggetto di un’ordinanza urgente di sgombero ha dichiarato: “Sono a stretto contatto con il capo della nostra Protezione civile, Salvo Cocina, e stiamo valutando la situazione per cercare di intervenire a supporto del Comune di Pozzallo per alleviare il disagio delle numerose famiglie interessate dall’ordinanza di sgombero emanata dal sindaco. Come Regione ipotizziamo di attivare nel più breve tempo possibile un aiuto economico a fronte delle spese di affitto e di trasloco che gli inquilini sfollati dovranno sostenere”. ma la vicenda che ha anche interessato i media nazionali ha dei risvolti paradossali. A spiegarli è il coordinamento provinciale di sud Chiama Nord che ha indagato tra le carte e la mala burocrazie riuscendo a darci queste informazioni . Tutto parte da un incendio in un alloggio del settembre del 2007 da cui scaturiscono una serie di sondaggi eseguiti da un laboratorio specializzato con gli esiti delle prove di compressione dei campioni di calcestruzzo molto scadenti. Da qui l’inizio della vicenda caratterizzata dallo scambio di tutta una serie di comunicazioni tra l’Iacp di Ragusa e gli uffici competenti dell’assessorato regionale delle Infrastrutture. Vengono avanzate una serie di ipotesi per la manutenzione e per la prima volta, nel 2009, emerge che il 40% circa dei pilastri perimetrali, con riferimento ai primi tre piani, risultano con una resistenza di capacità inferiore alla corrispondente domanda. Insomma, si parla per la prima volta della presenza di calcestruzzo depotenziato. Si prende atto, altresì, di una visita geologica da cui risulta la presenza di due faglie che attraversano l’area in cui sorgono gli edifici e, andando avanti, nel 2011, nel mese di marzo, il Comune di Pozzallo rilascia una concessione edilizia per l’esecuzione di un progetto di consolidamento e miglioramento degli edifici. Nel 2013 Iacp e Comune sottoscrivono un protocollo d’intesa in cui l’istituto chiede all’ente locale se ci sono delle aree disponibili per potere costruire ex novo i 48 alloggi. Il Comune spiega che non c’è disponibilità perché il territorio è piccolo e quindi si potrebbe adottare un altro sistema, acquistare delle piccole proprietà. Nel 2014 si riparla di messa in sicurezza e, dopo, ancora della possibilità di demolire e ricostruire per intero le palazzine. In una riunione del 23 marzo 2017 si parla di “situazioni di rischio elevato per l’incolumità delle persone dovute al fatto che gli alloggi continuano ad essere abitati pur in presenza di provvedimenti di sgombero in atto o emanandi”. A un certo punto c’è un altro documento sempre dall’assessorato che scrive all’Iacp di Ragusa affinché valuti se l’adeguamento sismico sia fattibile oppure se si possa risolvere l’emergenza valutando la possibilità di intervenire facendo riferimento ad alloggi sostitutivi immediatamente abitabili. Poi, dopo ancora, dicono che ci sono tre possibili soluzioni: la prima demolizione e ricostruzione degli alloggi sul sito o in aree assegnate dal Comune di Pozzallo; la seconda un intervento di consolidamento strutturale di cui al progetto approvato in precedenza da un tecnico incaricato; oppure, terza opzione, l’acquisto di alloggi da privati per cui si stima la possibilità di erogare 5 milioni di euro. Quest’ultima ipotesi, nel 2018, sembra decollare. Viene pubblicato un bando, poi la commissione nominata per l’espletamento della gara prende atto che, nonostante la proroga dei termini di presentazione, risulta pervenuta una sola offerta. E poi, un altro passaggio, precisa che ad oggi nessun intervento volto al consolidamento strutturale è stato effettuato e che tale mancanza ha potuto solamente incidere negativamente sul progressivo deterioramento delle strutture in virtù anche del grande intervallo di tempo intercorso tra la data delle indagini, cioè il 2007, e il periodo attuale. Nel 2017, il documento in questione sottolinea che “quanto esposto riveste un carattere di assoluta urgenza per un potenziale rischio crollo con possibili conseguenze sulla pubblica e privata incolumità”. Tutto ciò per arrivare a un altro documento del 24 maggio dell’anno scorso in cui l’attuale governance dell’Iacp informa la Regione che nessun provvedimento è stato attuato e che la situazione è sempre di costante pericolo. Sono passati 17 anni dal 2007 – dicono dal coordinamento provinciale di Sud chiama Nord, Paolo Monaca – sono cambiati i governi regionali, si sono alternati i commissari dell’istituto, si sono succedute amministrazioni comunali, ma le carte certificano che gli unici risultati prodotti sono quelli di comunicazioni, manifestazioni di belle intenzioni, enunciazioni varie senza che nessuno abbia attuato un solo provvedimento concreto. Ma è mai possibile per il sistema politico agire in questo modo a maggior ragione se si fa riferimento all’incolumità di 48 famiglie? L’urgenza è legata al fatto che si predispongano interventi immediati.