Perché “si” all’autonomia differenziata.
Il senato ha approvato del disegno di legge sull’autonomia differenziata, presentato dal ministro leghista Roberto Calderoli. Una proposta molto discussa, in particolare dagli esperti di economia e sociologia, e su cui le opposizione sono già scese sul campo di battaglia. In generale, la discussione si basa soprattutto su posizioni di carattere economico. Chi è a favore dell’autonomia differenziata, sostiene che trattenere la gran parte del gettito fiscale si traduca automaticamente in una maggiore efficienza nella fornitura di servizi per i propri cittadini. I contrari invece, sostengono come l’autonomia differenziata comporti necessariamente una sottrazione di ingenti risorse alla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi e infrastrutture logistiche (come i trasporti, la distribuzione dell’energia, la sanità o l’istruzione), che per il loro ruolo nel funzionamento del sistema paese dovrebbero avere necessariamente una struttura unitaria e a dimensione nazionale. Inoltre, molti spiegano che anche le regioni autonome sarebbero svantaggiate dal progetto. Da un lato perché il Sud è un mercato essenziale per il Nord, dall’altro, perché le ampie differenze interne alle stesse regioni verrebbero aumentate dall’allocazione delle risorse, che andrebbe comunque a premiare le parti più ricche e meglio organizzate. La sottrazione del gettito fiscale alla redistribuzione su tutti i territori violerebbe poi il principio di solidarietà economica e sociale contenuto in Costituzione, andando a aumentare le disuguaglianze tra Nord e Sud, con un conseguente crollo sociale ed economico dei territori più svantaggiati che potrebbe mettere facilmente in crisi l’intera Italia.
Sull’argomento abbiamo intervistato il Senatore Sallemi.