Il vescovo su “gli esami di maturità”
Alla vigilia dell’appuntamento cruciale per migliaia di studenti della nostra provincia mons. Laplaca ha voluto rivolgere loro un messaggio di incoraggiamento. Un pensiero rivolto a quei giovani che con questa prova, come si diceva una volta, sperano di diventare “maturi”
Carissime studentesse e carissimi studenti che state per affrontare gli esami di maturità
l’anno scolastico è ormai concluso e voi siete approdati ad un’importantissima meta che non dimenticherete mai nella vostra vita: l’esame di maturità. È la tappa conclusiva di un percorso durato ben cinque anni, certamente tra alti e bassi, gioie e delusioni, divertimento e amicizia.
Anche se il termine più corretto sarebbe “Esame di Stato”, io preferisco usare ancora il classico – e più tradizionale – termine “Esame di Maturità”. Lo preferisco perché sancisce l’importante momento di passaggio ad una stagione della vita totalmente nuova, dove i doveri cominciano a far sentire il loro peso in maniera più pregnante e nella
quale si presume che voi stessi dobbiate essere maturi e pronti ad assumere determinati impegni. “Prendere la maturità”, insomma, significa fare un decisivo passo in avanti.
Qualsiasi sia stato il vostro percorso scolastico e qualsiasi scelta farete, sia nel campo dello studio che in quello lavorativo, siete ormai allenati per affrontare determinate sfide. La scuola è il luogo della formazione
umana, prima ancora che culturale; è quel crogiolo in cui pian piano si assume la forma di persone “mature”. Proprio questa è la “grave” responsabilità degli insegnanti, che sono prima di tutto educatori:
coltivare la vostra giovinezza per aiutarvi a diventare maturi.
Cosa avete appreso, dunque, da questo percorso? Certamente tante
nozioni di tante discipline. Ciò che tuttavia queste nozioni vi insegnano e
ci insegnano, anche se non esplicitamente, è la libertà del pensiero, il non
seguirne uno unico, e la forza di essere se stessi in un dibattito globale che
investe tutti. Direi che questo è un segno importantissimo e dirimente
della “maturità”.
Il primo dei doni dello Spirito Santo è quello della sapienza. Sapiente
non è chi conosce tante cose o chi, in generale, coltiva la virtù della
conoscenza. Se noi guardiamo al significato latino del verbo sàpere
scopriamo che esso significa “gustare”, da cui deriva il nostro “sapore”.
Allora, il dono della sapienza sia per voi essenziale metodo per
“assaporare” il piacere della conoscenza per il Bene. Cercando il Bene
assoluto si trova anche quello relativo a ciascuno; se invece si fa il
percorso contrario il bene non giova a nessuno e si rivela effimero, non si
gusta e non si conosce.
Carissime e carissimi giovani, vi auguro di cuore di affrontare questi
giorni di esami con il giusto spirito, serenamente e con sufficiente
tensione. Spero che ne “assaporiate” ogni momento e facciate di questo
esame non un punto di arrivo ma una tappa da cui riprendere e continuare
il vostro cammino nella vita. Certamente avremo modo di incontrarci, ma
intanto vi benedico nel Signore, sicuro che non vi farà mancare la sua
grazia. Buon esame di maturità!