Parco degli Iblei. Così non va! Invito di Sicindustria.

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Sono tante le voci di dissenso in merito all’istituzione del parco degli Iblei il cui iter va avanti da una dozzina d’anni. In molti infatti pensano che tutto il nostro territorio è già super controllato grazie alle riserve, ai sic, ai piani paesaggistici. E poi questo lo aggiungiamo noi di Reteiblea nessuno, in questi ultimi anni, si è mai sognato di violare quelle aree a conferma della coscienza ambientale dei Ragusani. Inoltre siamo certi che le tutele inserite nella  proposta di cui si discute oggi sono state inserite senza il consenso di tutti. basterebbe a questo proposito un avvocato bravo per notificare una diffida agli enti colpevoli di non aver vigilato sull’iter. Poi qualcuno dice anche se non c’è il parco perdiamo qualche milione di euro ma è una bufala perchè buona parte di quei soldi serviranno per pagare l’apparato burocratico mentre verranno persi introiti che derivano dall’uso oculato e rispettoso dei territori. Ora è la volta di Sicindustria Ragusa, che, a pochi giorni dall’acquisizione del contributo finale della Regione da parte del Ministero della Transizione ecologica, interviene nel dibattito sul procedimento istitutivo del Parco nazionale degli iblei evidenziando che le voci di dissenso sono numerose, autorevoli e che vanno ascoltate. “Per questo motivo, proponiamo la redazione di un Manifesto unico, con l’obiettivo di avviare un reale processo di concertazione e partecipazione attiva, che dia voce a tutte le istanze del territorio con pari dignità ed importanza”. “Sosteniamo fermamente l’idea che la salvaguardia e la valorizzazione del territorio debbano innescare occasioni e processi virtuosi di sviluppo sostenibile, con la piena condivisione tra tutti i soggetti coinvolti da strumenti di pianificazione, quale aspira a diventare, l’istituendo Parco Nazionale degli Iblei”, spiegano da Sicindustria Ragusa. “Tuttavia, a supporto dell’iter portato avanti da Regione e Mite, non sono stati forniti modelli che definiscano le strategie di sviluppo e di organizzazione territoriale in grado di evidenziare opportunità e criticità derivanti dall’istituzione del Parco, né una valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta dal punto di vista socio-economico sulle realtà imprenditoriali operanti nel territorio”. In pratica, “non è stata verificata la reale capacità di questo strumento di essere elemento di sviluppo del territorio, dato che manca del tutto l’elaborazione di uno Studio di fattibilità con annesso Business plan che possa arrivare a dimostrare quali sono i concreti risvolti della proposta del parco e, soprattutto, verificare se esso rappresenti realmente una opportunità per Ragusa”.
Un salto nel buio, dato che “si propone di imprimere all’area iblea un modello diverso da quello che oggi è vivo e che fa della nostra Provincia una delle prime nella realtà siciliane, non solo per la qualità scenografica dei paesaggi ma anche per la qualità dello sviluppo economico e sociale che è riuscita a darsi”.
“Rispetto alla perimetrazione ed ai livelli di tutela che furono concordati nel 2018 – denuncia inoltre Sicindustra Ragusa – si rileva che il livello di tutela 2, quello relativo alle area a vocazione prevalentemente rurale, ricopre praticamente tutti i territori dei Comuni di Modica e Ragusa. Più che di delimitazione si deve parlare quindi di inclusione della quasi totalità del territorio provinciale (396,96 chilometri quadrati, di cui 127,64 Modica e 130,07 Ragusa), senza considerare l’impatto sui Comuni montani le cui aree sono già ampiamente tutelate”.
“A questo riguardo è importante ricordare che il territorio della Provincia di Ragusa è già fortemente tutelato da un esteso sistema di vincoli esistenti sulla base di specifiche normative e ampiamente pianificato sulla base degli Strumenti di pianificazione ambientale, paesaggistica. Nel territorio ibleo sono inoltre presenti due Riserve naturali gestite dal Libero Consorzio Comunale, ovvero la “Macchia foresta del fiume Irminio” che ricade nei territori dei comuni di Ragusa e Scicli e la R.N.O. “Pino d’Aleppo” che ricade nei territori di Ragusa, Vittoria e Comiso, oltre a 13 AREE SIC e ZSC dei siti di Natura 2000.
L’istituzione dell’Ente Parco costituirebbe una ulteriore entità, sovraordinata alle pubbliche amministrazioni locali, con il compito di coordinare le loro politiche non solo ambientali ma anche urbanistiche, in totale controtendenza con gli orientamenti nazionali di semplificazione burocratica. A questo si aggiungono le criticità connesse alla gestione ed ai costi, in forte crescita, dei 23 enti parco nazionali già esistenti in Italia, come è emerso dall’analisi dei risultati economico-finanziari da parte della Sezione “Controllo Enti” della Corte dei conti”.
“Alla luce di tutti gli elementi raccolti, poniamo forti dubbi sulla pretesa capacità dell’istituzione del Parco come ipotesi di un nuovo modello di sviluppo da sostituire a quello esistente”, afferma l’associazione iblea.
Una riflessione accurata ed articolata che non può che portare in una unica direzione: “Chiediamo di interrompere l’iter di istituzione del Parco Nazionale degli Iblei e manifestiamo con forza il nostro dissenso alla istituzione di un ulteriore Ente, con ampissimi poteri pianificatori ed autorizzatori, in sovrapposizione alle Autorità competenti in materia ambientale, paesaggistica e urbanistica”.

“Invitiamo dunque tutte le voci che dissentono dalla modalità con la quale si pretende di istituire questo parco, che tra l’altro non rispetta in maniera univoca le procedure previste dalle varie leggi, ad unirsi in un unico manifesto per avviare un effettivo processo di concertazione e partecipazione attiva, che dia voce a tutte le istanze del territorio con pari dignità ed importanza”, concludono da Sicindustria Ragusa.

di Direttore09 Ott 2022 10:10
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