La mobilità elettrica. Ma siamo sicuri che sia un bene?

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A settembre 2020 la Commissione europea ha presentato il nuovo piano d’azione per le materie prime critiche, definite tali per l’alto valore economico e l’elevato rischio di approvvigionamento. Si tratta di materiali essenziali per una vasta gamma di ecosistemi industriali, che comprendono i settori delle nuove tecnologie, della transizione energetica e, in particolare, la produzione di batterie utilizzate nella mobilità elettrica e nello stoccaggio di energia pulita. Nell’elenco stilato dalla Commissione e aggiornato al 2020, il litio è stato inserito per la prima volta come materiale critico. Grazie all’elevata conduttività e alla capacità di immagazzinare di energia, questo metallo alcalino è infatti fondamentale per batterie elettriche, e appare come un elemento chiave nella transizione energetica. Assicurarsi l’accesso a questa risorsa si configura dunque come una priorità strategica per la realizzazione del Green Deal, piano con cui l’Unione europea si impegna a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.  In quest’ottica, una delle partite principali si gioca nel settore dei trasporti. Gli spostamenti in auto sono da soli responsabili del 12% delle emissioni europee, e dovranno diminuire di più di un terzo (37,5%) entro il 2030 per restare in linea con gli obiettivi stabiliti dagli Accordi di Parigi. I Paesi membri stanno investendo ingenti risorse per incentivare il passaggio all’elettrico, e al contempo il progresso tecnologico promette di abbassare i costi e aumentare l’efficienza. Solo in Europa, il numero di veicoli elettrici è stimato crescere dagli attuali 2 milioni a 40 milioni entro il 2030.  L’espansione della mobilità elettrica richiede una maggiore quantità di sistemi di accumulo a batteria, e da ciò deriva la crescita sempre più sostenuta del mercato del litio. Secondo un rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo (Unctad), il valore del mercato mondiale di batterie agli ioni di litio raggiungerà i 58 miliardi di dollari entro il 2024. Un trend che si conferma anche a livello europeo, per cui le stime della Commissione prevedono un aumento della domanda di litio di 18 volte entro il 2030. La maledizione delle risorse e la corsa all’oro bianco Attualmente, la quasi totalità del litio necessario per soddisfare il mercato di batterie europeo è importata dall’estero. Data la distribuzione geografica, il problema principale dell’Europa consiste infatti nell’approvvigionamento. Stando ai dati più recenti della US Geological Survey, le riserve mondiali di litio ammontano a 21 milioni di tonnellate, e sono concentrate in una manciata di Paesi sotto forma di soluzioni saline e minerali. Le prime si trovano principalmente nel “Triangolo del Litio”, un’area tra Cile, Argentina e Bolivia che detiene più della metà delle riserve mondiali. Qui, il litio viene ricavato tramite un processo di evaporazione dei laghi salmastri sotterranei, che risulta relativamente economico ed efficiente. Per quanto riguarda l’estrazione dai depositi di roccia, l’industria mineraria del litio è largamente sviluppata in Australia e in Cina, dove le riserve sono stimate ammontare rispettivamente a 4,7 milioni e 1,5 milioni di tonnellate. Guardando ai maggiori Paesi produttori, il primo posto è occupato dall’Australia – da sola responsabile della fornitura di metà del litio mondiale – seguita da Cile (22%), Cina (17%) e Argentina (8%).

di Redazione14 Set 2022 20:09
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