C’ero anch’io!
Chi vi scrive non ha certo bisogno di visibilità ma ogni tanto fa piacere essere citati tra quelli “bravi” e così ho deciso di riportare un articolo che parla di un riconoscimento alla mia carriera che dura da quasi 50 anni. Nella foto la consegna della targa da parte del sindaco di Noto.
Giornalisti a servizio della trasparenza, o media manager asserviti al culto della personalità di turno? Del sottilissimo confine fra informazione istituzionale e manipolazione pubblicitaria, se n’è occupato il Consorzio universitario del Mediterraneo orientale. Il 25 maggio, nella sede di Noto, cattedratici e cronisti si sono confrontati su una questione di stringente attualità in tempi di social network.
“Uffici stampa e impresa formativa, il ruolo della comunicazione per promuovere cultura e genius loci”, è stato il tema del seminario organizzato dal Cumo e dall’Associazione Giornalisti Radiotelevisivi e Telematici, svolto sotto il patrocino dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia e del Comune di Noto. E’ stata una giornata di studio finalizzata a fornire “istruzioni per l’uso”, sia agli Enti che devono dotarsi di un ufficio stampa, che ai giornalisti che aspirano a quei posti, sottolineando che conoscere la metodologia e la tecnica, in questo campo, è fondamentale per garantire una comunicazione moderna ed incisiva, al servizio delle comunità locali. I giornalisti, quindi, devono avere anche capacità relazionali, competenze sociologiche, dimestichezza con i social in un contesto in cui il cannibalismo dei ruoli, sempre più virulento, rischia di travolgerli.
Un incontro scientifico dove professori e professionisti si sono confrontati a viso aperto, anche con il mondo della politica rappresentato dal sindaco di Noto, Corrado Figura. Intervallando le dissertazioni accademiche a esempi concreti di buon giornalismo, attraverso la consegna dei premi “Penna Maestra 2022“. Un riconoscimento giunto alla terza edizione, che, dopo la pausa imposta dalla pandemia, ha segnato il ritorno della formazione in presenza, essenziale per stimolare il fruttuoso dibattito bi-direzionale fra cattedra e aula.
Il presidente dell’Agirt, Giuseppe Cascio, aprendo i lavori, ha inquadrato subito i termini del problema uffici stampa. “Chi si occupa di comunicazione pubblica oggi deve anche conoscere elementi di sociologia e psicologia sociale, per gli effetti che la viralità di un comunicato può determinare”. E’ una tematica che investe in pieno la qualità professionale, tanto dei giornalisti che firmano i comunicati stampa, quanto dei cronisti che li devono elaborare per la pubblicazione. “L’Ordine è impegnato a fronteggiare questo cambio di passo epocale, in una categoria che sembra arrivata al capolinea per l’evoluzione tecnologica dei media”, ha detto Salvatore Di Salvo, tesoriere dell’Odg siciliano. “E’ dagli anni ’90 che si sente parlare di intelligenza artificiale, in grado di scrivere un articolo di cronaca: ma quale algoritmo potrà cogliere nella complessità di un fatto la sfumatura di un particolare, in grado di inquadralo in tutta la sua luce? ha fatto notare Massimo Ciccarello, presentato come riferimento dell’Unione cronisti di Siracusa. Il direttore editoriale di Error404.online considera emblematico che il giornale fatto dal computer ci sia già in Cina, sin dal 2018: “Non è proprio un paese che si possa portare a esempio per la libertà di stampa“.
“Il rapporto fra formazione e giornalismo è determinante” ha spiegato Antonio Pennisi, ordinario di Filosofia del linguaggio. Il professore delegato dall’Università di Messina per l’organizzazione dei corsi Cumo, dice che “fare il giornalista è una grande responsabilità cui necessita preparazione“. Specialmente con l’evoluzione tecnologica, “che da un lato ha fatto bene eliminando le sovrastrutture economiche forti da cui passava l’informazione, ma dall’altro ha portato all’esaltazione dell’uno vale uno che livella le competenze”. Nell’epoca del citizien journalism, oggi “non ci può essere un giornalista che non padroneggi la tecnologia“. Ma se lo smartphone può trasformare chiunque in cronista sul campo, allo stesso tempo “è importante conoscere e sapere gestire il rapporto fra territorio e giornalismo”. La differenza sta nel fatto che se chiunque può raccontare quanto sta accadendo in un posto, “si tratta di un localismo che si fissa sul singolo evento senza contestualizzarlo”. Invece, ha concluso il cattedratico, “per la comprensione di un fatto è essenziale spiegarne il perché“.
“Dobbiamo interrogarci su cosa sia la verità oggi” ha ditto Francesco Pira, associato di Sociologia all’Università di Messina e direttore del Master in esperto della comunicazione digitale. Il professore ha trasferito nella ricerca l’esperienza di cronista, inviato in Iraq durante la guerra del Golfo. Perciò ha parlato dei nodi del sistema informazione, dove le grandi testate sono in mano a una “editoria fatta per posizionamento”, e le piccole scontano la fragilità economica della polverizzazione. Un “processo a piramide rovesciata”, che incide nel concetto stesso di notizia; “da fatto di interesse collettivo diventa alla stregua un prodotto da vendere”. Così, piuttosto che l’analisi e l’approfondimento, “ottiene risultati chi racconta storie“. Il docente spiega che “per il giornalismo interattivo le parole chiave sono velocità, profondità e feedback“. Un cronista che vuole garantire la qualità di un articolo, “deve avere la capacità di non piegarsi al potere dell’algoritmo“.
La diffusione dei giornali online “sta facendo emergere nuovi identikit della professione: il giornalista-analista capace di analizzare i dati, e il giornalista-influencer che sfrutta i contenuti del web“. Tuttavia “anche gli uffici stampa devono sviluppare nuove competenze: per gestire crisi complesse come la pandemia, per esempio, occorre una preparazione specifica”.
Il direttore scientifico del Cumo, Salvatore Cavallo, ha sottolineato che “la stampa locale svolge la funzione di collante sociale e deve tendere a sviluppare relazioni positive nella comunità”. Un assist che il sindaco Figura coglie al volo, dicendo che “la comunicazione fatta bene è senz’altro educativa. Inoltre, la professionalità è fondamentale, in tempi di fake news che stravolgono la realtà delle notizie”. Però la scarsa attendibilità talvolta riguarda le stesse istituzioni, soprattutto quando si affidano a uffici stampa fai-da-te, ma non solo.
Rosario Faraci insegna Gestione aziendale all’Università di Catania. Ma è il giornalista insignito del “Premio ricerca e innovazione nella metodologia e tecnica della comunicazione“ che parla, quando avverte come “l’addetto stampa deve saper distinguere la differenza fra il contenuto degno di un comunicato che divulga informazione pubblica, e quello che invece fa solo propaganda“. Nella stessa categoria sono stati premiati: il professore Pennisi per aver “fatto crescere, in un confronto serrato tra la società civile e il mondo universitario, la diffusione della conoscenza”; Maria Storaci, “importante ponte tra Ordine degli assistenti sociali e Ordine dei giornalisti, in un’innovativa e sperimentale azione comune al servizio delle categorie più deboli”; Marilisa Della Monica, “per aver saputo divulgare i valori della legalità ai più piccoli, attraverso il volume dedicato al giudice Rosario Livatino ucciso dalla mafia”; Monica Cartia, “valorizzando con la sua penna profonda e preparata le potenzialità di artisti e personaggi, che ha contribuito a fare emergere”; Alessandra Brafa, “influencer capace di adeguare narrazioni al giornalismo e ai social network“.
L’edizione 2022 del riconoscimento Agirt si è arricchita di due nuove sezioni, che rispecchiano l’evoluzione nel mondo dell’informazione. Si tratta del premio “Telecamera Maestra”, assegnato al blogger Umberto Guidi, “blogger da prima linea, sempre “contro” ma al servizio del bene comune, con un’esperienza nella narrazione che viene da lontano, agli albori della tv libera, quando soli pochi eletti sapevano tenere in mano una telecamera o una regia” ed a Fulvio Fortuna, “storico tecnico televisivo, per avere dato valore aggiunto con le sue immagini e montaggi a servizi giornalistici per quasi 30 anni, dimostrandosi un collega preparato ed affidabile ed un ottimo regista”
Il professore Pira aveva già ricevuto il “Penna maestra 2019“. Nella terza edizione ottiene “un premio speciale, per il concreto impegno nel combattere la disinformazione durante l’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina“.
I giornalisti “Penna maestra 2022” sono il siracusano Francesco Nania, direttore di Teleuno Tris, “raffinato disegnatore che usa il microfono, la penna e la matita con impegno civile, per fare dell’informazione un baluardo al servizio del territorio”; il ragusano Mario Papa, “che con la sua Teleiblea ha fatto la storia della televisione, dalla battaglia contro il monopolio Rai all’ultima rivoluzione dell’etere, sempre al timone del suo telegiornale per narrare il divenire quotidiano dal punto di vista della gente”; il palermitano Ignazio Panzica, “professionista della prima ora sempre in prima linea, splendida penna maestra che ha raccontato una parte fondamentale della storia indivenire della Sicilia“.
Il “Penna maestra” assegnato al catanese Alberto Cicero, cronista del quotidiano La Sicilia, però va oltre il riconoscimento ai suoi 40 anni di giornalismo. La motivazione parla di “sensibilità etica e qualità professionale profuse nel suo lavoro come caposervizio delle cronache locali, che assicurano la sopravvivenza del rigore giornalistico nell’informazione di prossimità“. La quale è definita “unico argine alla dequalificazione delle notizie, che compromette la crescita civile e la democrazia delle comunità”. Ma è anche la sua storia sindacale nella categoria che viene premiata. Dal 2006 al 2018 ha guidato l’Associazione siciliana della stampa, e poi ne è stato presidente nei tre anni successivi. In quei 12 anni da segretario regionale del sindacato unico dei giornalisti, ha dovuto gestire le svolte epocali seguite alla scomparsa delle redazioni, che portato alla precarizzazione endemica e alla dequalificazione nei turn over. Un mondo che scompare, fagocitato dal web che premia la velocità copia-incolla, alimentato dai tanti che condividono lo stesso tesserino ma non le suole consumate dietro una notizia. Il riconoscimento a Cicero è anche a una delle poche bandiere che ancora sventolano, di una lunga e – per certi aspetti – gloriosa tradizione giornalistica. Quella che sopravvive in un giornalismo locale sempre più sparuto, che segna il tempo della sua comunità, ma anziché premi riceve intimidazioni. Cronisti che nella carta stampata scampata all’informazione Tik tok, trovano ancora in vita un posto dove sanno cosa sia una notizia.