Impatti economici ed occupazionali del settore delle utilities

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 È stato presentato oggi a Napoli il Rapporto Sud di Utilitalia e SVIMEZ, che valuta gli impatti economici ed occupazionali del settore delle utilities (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno, e in particolare gli impatti relativi agli investimenti finanziabili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per contribuire al superamento del service divide, oltre all’influenza degli effetti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Le opportunità: fatturato, occupazione e sviluppo delle rinnovabili. Nel 2020 il valore della produzione (fatturato) dei servizi di pubblica utilità del Mezzogiorno ha sfiorato i 5 miliardi di euro (dati relativi a un campione di 241 aziende del Sud), che corrispondono al 21% dell’intero fatturato prodotto su scala nazionale dalle aziende attive nei due settori considerati (idrico e servizio ambientale).  Il valore della produzione complessivamente attivato dalle utilities attive nel Mezzogiorno qui considerate è pari, in valore assoluto, a circa 11 miliardi di euro su scala nazionale. Per ogni euro di produzione realizzato nel Sud da parte delle utilities esaminate se ne attivano, in Italia, circa 2,2. In Sicilia, nello specifico, il lavoro delle utilities attiva complessivamente a livello nazionale un aumento del valore della produzione pari a 2,3 miliardi di euro, e 12,5 posti di lavoro per ogni milione di euro prodotto.
Le aziende meridionali sono importanti attivatori di produzione e occupazione anche per le regioni del Centro-Nord. Nelle regioni del Sud, infatti, per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle utilities locali si attivano dai 7 ai 10 addetti; accanto a questi, si creano da 2 a 3 posizioni lavorative aggiuntive nelle regioni del Centro-Nord. In altri termini, per ogni milione di euro di produzione realizzata dalle utilities meridionali, in media una quota prossima al 30 per cento del valore dell’attivazione di occupazione interna alle regioni meridionali va a beneficio delle regioni centro-settentrionali.  Le sfide più importanti per le utilities del Sud sono legate essenzialmente alla riduzione del service divide, soprattutto nei settori idrico e ambientale. L’obiettivo è migliorare i servizi erogati anche nell’ottica di aumentare il grado di resilienza di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. A tal proposito dal rapporto emergono alcune precise proposte: è necessario sostenere e potenziare lo sviluppo industriale delle utilities nel Sud Italia favorendo le gestioni industriali per superare i problemi derivanti dalla frammentazione; migliorare e semplificare la governance, per garantire rapidità ed efficacia nel processo di evoluzione industriale, incentivando la completa realizzazione degli investimenti, e semplificare i procedimenti autorizzativi; completare il processo di costituzione di una nuova Società dello Stato, che subentri ad EIPLI, per garantire il riequilibrio della dotazione della risorsa idrica nel bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale; incentivare il processo di digitalizzazione del comparto; e, infine, programmare lo stanziamento di nuove risorse destinate alle regioni del Meridione ed assicurare la realizzazione degli investimenti. Nelle regioni del Sud inoltre – e in particolare in Sicilia, in Puglia e in Basilicata – è presente il maggior potenziale di sviluppo delle rinnovabili da solare ed eolico d’Italia. Ad oggi la produzione di energia rinnovabile da queste fonti, al Sud Italia, è pari a circa il 30% della produzione nazionale (dati Terna): un valore che può crescere sensibilmente, contribuendo al raggiungimento dei target previsti dalla normativa europea. Le criticità: il ritardo infrastrutturale e le gestioni comunali “in economia” Il rapporto Utilitalia –SVIMEZ non omette le storiche criticità che caratterizzano il Mezzogiorno. Il Sud sconta un ritardo infrastrutturale rispetto al resto del Paese dovuto soprattutto ad una rete idrica vetusta e ad una mancanza di impianti strategici per il riciclo e il trattamento dei rifiuti. La gestione dei servizi nelle regioni meridionali è spesso affidata agli enti locali, le cosiddette “gestioni in economia” (al Sud rappresentano il 26% della tipologia di affidamento) che hanno una scarsa capacità di investimento rispetto alle gestioni industriali.   Nelle gestioni “in economia”, gli investimenti nel settore idrico sono pari a circa 8 euro annui per abitante contro una media nazionale di 49 euro. In Italia nel 2020 sono andati dispersi nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei capoluoghi di provincia/città metropolitana 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018); a titolo di esempio, la percentuale delle perdite totali in distribuzione è pari a circa il 68% a Siracusa, contro il 14% di Milano (Istat, 2022).  In Italia le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua del rubinetto sono il 28,5% nel 2021: a livello regionale, le quote più elevate si riscontrano in Sicilia (59,9%), Sardegna (49,5%) e Calabria (38,2%).  Passando ai rifiuti, in termini di obiettivi di raccolta differenziata raggiunti la situazione appare disomogenea, con sole due regioni del Mezzogiorno (Sardegna e Abruzzo) che superano l’obiettivo del 65%. Il nostro Paese in questi anni è stato oggetto di pesanti provvedimenti da parte dell’Unione Europea per il mancato rispetto delle direttive europee sia per quanto riguarda la depurazione dei reflui (il 72% delle infrazioni riguarda le regioni meridionali), che ambientale.  In conclusione, considerando il positivo impatto economico ed occupazionale delle utilities del Sud Italia, non solo a livello locale ma nazionale, è fondamentale superare le criticità del settore per amplificare gli effetti favorevoli sul sistema produttivo. Le sfide più importanti a cui sono sottoposte le utilities del Sud Italia sono dunque legate essenzialmente alla riduzione del service divide, soprattutto nei settori idrico e ambientale, ed alla decarbonizzazione del settore energetico con un maggiore sviluppo delle rinnovabili. L’obiettivo è inoltre quello di migliorare i servizi erogati anche nell’ottica di aumentare il grado di resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici. Le differenze nella gestione delle risorse idriche e ambientali, tra Sud e Centro-Nord del Paese, creano infatti un gap in termini di efficienza e qualità del servizio che va necessariamente colmato per raggiungere i target nazionali ed europei e superare le sfide economiche e climatiche che il Paese sta affrontando.

di Redazione21 Giu 2022 23:06
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