Le Camere di Commercio che non servono!
Probabilmente hanno ragione quelli che dicono che le Camere di Commercio non servivano e non servono a niente. Renzi, quando comandava lui, fece di tutto per ridurne l’autonomia economica seguendo il pensiero di tanti imprenditori che lamentavano questa ulteriore tassa, a loro imposta, attraverso l’iscrizione ai registri delle Camere e le altre incombenze burocratiche. Insistiamo nel dire che forse non servono perché quello che è accaduto in questi ultimi tempi con ricorsi al Tar, i commissari che vengono nominati e poi ritirati e si evidenzia una manifesta improduttività degli enti. Si perchè se servissero davvero, le imprese ne sentissero davvero il bisogno, avremmo già registrato una protesta forte, dalle Alpi al Canale di Sicilia. Ma non è così. In Italia, più o meno, le Camere continuano a muoversi nei loro ambiti ma in Sicilia regna sovrano il caos che nessuno vuole sistemare. Insomma dopo gli accorpamenti di qualche anno fa ora si dovrebbe procedere ad altre fusioni e a togliere le sedie sotto il posteriore dei consiglieri. Ma non si capisce quali consiglieri. Ora arriva la nota di Confcommercio regionale che evidentemente preferirebbe tornare alla supercamera di commercio del Sud Est c ara ad Agen. Una voce che cerca di fare chiarezza ma nessuno c’è nessuno dietro. Ne imprenditori ne sindaci. Comunque ecco cosa scrive ConfCommercio che però è convinta che questi enti servano ed è normale che sia così.
Non sono bastate le delibere di 9 consigli camerali rappresentativi delle vecchie Camere di Commercio siciliane a definire il
nuovo sistema camerale composto da soli quattro enti, così come previsto dal ministro dello Sviluppo economico nel 2018. Oggi, dopo anni, quando mancava un solo
accorpamento alla ridefinizione delle circoscrizioni delle Camere siciliane, tutto ritorna nel caos. A chi conviene?”. E’ la riflessione che arriva da Confcommercio Sicilia alla luce delle ultime novità e dopo alcune prese di posizione registratesi in questi ultimi giorni, a maggior ragione in seguito al pronunciamento del Tar di Palermo che, per la seconda volta, ha detto no, sospendendone gli effetti, al decreto del ministero. “Nulla di fatto – proseguono da Confcommercio Sicilia – sulle diverse norme emanate a causa di un articolo di legge inserito in un atto che di altro legiferava e che mette nuovamente tutto in discussione. Intanto abbiamo due decreti ministeriali sospesi e la Regione Siciliana, che è l’unica che avrebbe diritto ad esprimersi sulla materia, che invece, chissà perché, continua a tacere. Chi ha veramente diritto di decidere come deve essere organizzato il mondo delle Camere di Commercio in Sicilia? Gli imprenditori rappresentanti il tessuto economico o la politica?”.
“Anche i sindaci delle città capoluogo interessate dall’accorpamento – sottolineano ancora dall’organizzazione di categoria – hanno avuto la sensibilità di comprendere
quanto sia sbagliato creare un’entità che abbracci cinque province, ingestibile sia per peculiarità territoriali che economiche, carenti di infrastrutture e collegamenti. Inoltre, viene da chiedersi la ragione per cui si dia spazio ad alcune sigle che, a conti fatti, rappresentano meno del 20% del tessuto imprenditoriale. Tra l’altro, tre ricorsi portano la firma di rappresentanti di Confesercenti, di Assoimpresa, di Cidec, di Cia ma sono presentati quasi che a firmarli fossero stati solo gli uomini di Confcommercio Catania. Inoltre, viene omesso di dire che tutte le Camere di commercio siciliane sono ufficialmente schierate sulla posizione della conferma dell’assetto originale delle stesse Camcom. Chissà perché, poi, la stessa minoranza di cui abbiamo detto, parla di interessi legati a determinati posti dopo che li ha occupati per quasi un decennio con lauti compensi. È legittimo pretendere che chi ha la maggioranza in una società di capitali eserciti il potere nel rispetto delle minoranze? O forse qualcuno vorrebbe che fossero le minoranze a governare? Ecco, sono questi tutti gli interrogativi a cui occorrerebbe dare una risposta”.