Mariannina Coffa “Una storia tutta da raccontare”

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I luoghi, che si incontrano e si sovrappongono alle storie, fanno da sfondo ai racconti di tanti scrittori, questi sono i veri protagonisti dei nostri appuntamenti, un viaggio unico com’è quello del Tour Letterario degli Iblei, ambientato proprio nelle location dove si svolsero le vicende che li hanno ispirati e caratterizzati. È successo anche ieri in piazza San Giovanni a Ragusa, sul sagrato della Cattedrale, in corrispondenza della casa dove ha vissuto la poetessa Mariannina Coffa, sposata con il ragusano Giorgio Morana. Con il tempo che è stato clemente e il pubblico che è accorso numeroso, a raccontare la storia della poetessa di origini netine sono stati i due autori del libro “Viaggio negli Iblei – I luoghi degli scrittori”, Andrea Guastella e Stefano Vaccaro, presentati dalla deputata regionale del Movimento 5 Stelle di Ragusa, Stefania Campo, che grazie alle decurtazioni dei deputati pentastellati all’Ars sta finanziando l’iniziativa. “Il suocero di Mariannina Coffa, Don Tano Morana, – ha commentato Stefania Campo – era ricco di possedimenti, ma povero di cultura e non vedeva di buon occhio il fatto che la donna potesse dedicarsi alla scrittura, nella convinzione che una donna scrittrice fosse immorale. Ben presto Mariannina, che inizialmente era rimasta affascinata da Ragusa, dalla piazza e dalla cattedrale di San Giovanni, dal palazzo del Lupis, da quello del Pennavaria, purtroppo ingiustamente demolito e oggi soppiantato dall’attuale palazzo Ina, dalla Badia, dal Teatro Concordia dove aveva un palco riservato, via via si sentì imprigionata dentro le mura della sua abitazione, scrutando dalle fessure delle persiane il mondo circostante in attesa che il suo amore giovanile, Ascenso Mauceri, potesse farle visita. Fra i due ci fu una ricca corrispondenza che diede vita a un intenso carteggio di grande valore letterario”. Quegli stessi testi che, terminata la presentazione, sono stati interpretati dai bravissimi attori Massimo Leggio e Carmela Buffa Calleo, che hanno impersonato i due spasimanti, dando vita ad una rappresentazione teatrale molto emozionante e partecipata dal punto di vista emotivo. A concludere la serata, la musica della cantautrice siciliana Gabriella Lucia Grasso, che ha anche omaggiato, con un testo inedito, l’infelice poetessa. Luogo privilegiato degli eventi è stato il sagrato della chiesa di San Giovanni, scorcio ben impresso nella mente della poetessa poiché affacciandosi dal balcone della casa maritale, la vista della grande cattedrale è rimasta pressoché immutata. Con alle spalle la casa di Mariannina Coffa bene in vista e le sue parole di riscatto, di condanna e di emancipazione riecheggianti nella via, per la piazza, sul sagrato, la poetessa ritornerà a vivere a Ragusa, per riappacificarsi, finalmente, con quel luogo cagione di privazione e odio che soltanto la scrittura, l’arte e la poesia riuscirono a lenire. “Mariannina Coffa è stata rivalutata e apprezzata, come spesso succede, soltanto dopo la sua morte – ricorda Stefania Campo – le è stata anche dedicata una via e, passeggiando qualche giorno fa proprio nella strada a lei dedicata, ho fatto un curioso parallelismo. Oggi questa è la zona della movida ragusana con numerosi negozi di artigianato siciliano e nelle vetrine sono esposte numerose “coffe”, ovvero le borse in rafia un tempo utilizzate per dare la biada ai cavalli e oggi abbellite con specchietti, passamanerie, pompon, pizzi, teste di leone, campanellini e catene dorate, sono diventate accessori di alta moda. Anche queste, sono state rivalutate dopo gli usi comuni che si facevano, legati a una società molto diversa da quella attuale, e cioè quella agricola. Coffa è anche il cognome della poetessa Mariannina, quando visse lei, una certa mentalità patriarcale e maschilista, considerava la donna come poco più di un oggetto povero proprio come quello in rafia che richiama il suo cognome, utile per sfamare i figli e servire gli uomini della famiglia. Oggi quella stessa “coffa” è il simbolo di una Sicilia che dedica alla donna la sua rinascita, che riesce a imporsi nell’alta moda con le sue produzioni artigianali come queste bellissime e costosissime borse. La via Coffa un tempo scrutata in silenzio e interminabile attesa attraverso le fessure delle scure leggermente appoggiate, con un gioco tipico siciliano del ‘vedo non vedo’ resta la via che preserva una rara testimonianza di scrittura al femminile, sicuramente molte altre donne scrissero nel buio della loro camera ma di poche abbiamo traccia, Mariannina non può essere dimenticata perché rappresenta la storia di tante giovani ragusane che in quegli anni subirono lo stesso trattamento. La poetessa ha vissuto per più di quindici anni a Ragusa e questa città ne rivendica la sua appartenenza, la stessa dimora di piazza San Giovanni dovrebbe essere considerata un bene artistico-letterario di grande importanza per la città, un punto di riferimento per i ragusani e per i diversi turisti che si aggirano nel centro storico, è sicuramente arrivato il momento di pareggiare i conti con la poetessa e fare uno scatto in avanti rendendo la sua casa un luogo da valorizzare, tale palazzo invece oggi passa del tutto inosservato e solo una targa commemorativa ricorda che lì visse Mariannina Coffa”.

di Direttore02 Ott 2021 22:10
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