Fortunato Vittorio
Gli è stato dato il nome di Vittorio Fortunato, al piccolo ricoverato in terapia-sub intensiva dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa. E’ il neonato abbandonato e ritrovato, ieri sera, in via Saragat, avvolto in una copertina e dentro un sacchetto di plastica. In atto è in buone condizioni, si alimenta al biberon. Il direttore generale, Angelo Aliquò, è andato a fargli visita. Sembra però di essere tornati indietro nel tempo quando la pratica di abbandonare i propri figli appena nati era quasi una normalità a causa delle difficoltà economiche e sanitarie di certi periodi davvero bui. Ai nostri giorni, considerato anche che le leggi garantiscono l’assistenza e l’anonimato alla futura madre non si capisce il perchè di certi gesti a meno di non interpretarli come le conseguenze delle difficoltà del momento nella nostra città. La pensa così Mario dasta che scriva in una nota: “Siamo alla disperazione. Alla follia più assoluta. Il gesto verificatosi ieri sera, nei pressi di via Saragat, nella nostra un tempo benestante Ragusa, lo testimonia”. Non riesco neppure a commentare una notizia del genere ma qualcosa bisogna fare. E’ l’evidente sintomo di una degenerazione del malessere che sta spingendo tutti a compiere i gesti più disperati. Ecco perché, da consigliere comunale, invito l’amministrazione di palazzo dell’Aquila a disporre, con la massima attenzione, un piano straordinario di aiuti in grado di intercettare le esigenze anche più disparate e
che possono arrivare a determinare gravi episodi del genere. Naturalmente,
l’amministrazione non c’entra nulla in questo caso. Ma come il buon padre di famiglia deve riflettere sul fatto che i propri “figli” non riescono più a gestire le situazioni complesse come quelle che stiamo vivendo. E deve impegnarsi in maniera straordinaria per trovare la strada giusta a fare risalire la china a una città che, in questo momento, si trova al bivio e il cui tessuto sociale, nelle fasce più deboli, si è completamente disgregato. E, purtroppo, l’episodio di ieri sera ne è un lampante esempio.