Ragusa scende in piazza: “No chiusura totale”
No alla chiusura generalizzata. Questo il titolo della manifestazione di protesta promossa da Confcommercio provinciale Ragusa tenutasi sabato 31 ottobre nel capoluogo ibleo, in piazza Giacomo Matteotti (piazza Poste), di fronte al palazzo di Città. L’obiettivo dell’associazione di categoria era quello di lanciare un segnale forte, fare comprendere che in questo modo l’intero comparto, che non si è ancora del tutto ripreso dal lockdown di marzo, è destinato a naufragare. Oltre ai dirigenti sindacali e ai commercianti, in piazza oggi c’erano anche alcuni rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco di Chiaramonte, Sebastiano Gurrieri. “Un ringraziamento ai titolari di pubblici esercizi presenti e a tutte le categorie e attività presenti – ha detto il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti nel suo discorso – Grazie alle forze dell’ordine che vigilano e ai cittadini che hanno la sensibilità e la benevolenza di ascoltare e raccogliere il disagio, la preoccupazione e lo sconforto che caratterizza oggi gli operatori economici della provincia di Ragusa e dei colleghi di tutta Italia. Lo diciamo con serietà, con rispetto verso le istituzioni, con responsabilità, prendendo atto anche dello sforzo che il governo sta facendo per aiutare il settore, con i provvedimenti sui nuovi indennizzi a fondo perduto, sui nuovi crediti d’imposta, sulle locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, sul prolungamento di altre 6 settimane della Cig, della cancellazione della seconda rata Imu e di altri provvedimenti di sostegno a settori letteralmente al collasso. Provvedimenti certamente importanti, ma non adeguati e proporzionati rispetto ai danni, alle difficoltà e ai valori del settore che con questa manifestazione si vuole esprimere, trasferendo il disagio, la preoccupazione, l’amarezza, spesso anche la disperazione e i rischi che i suoi operatori stanno vivendo. Lo stiamo facendo scendendo in piazza, superando anche l’indole di seri imprenditori come ci riteniamo, più portati al fare che al protestare. Lo diciamo consapevoli della gravità del momento dal punto di vista sanitario, che richiede certamente un supplemento di responsabilità da parte di tutti, anche da parte dei pubblici esercizi e di tutti gli operatori economici italiani, che oggi sono a terra e sono qui, come in altre piazze italiane: numerosi, coraggiosi, ordinati, pacifici, ma determinati, perché vedono il futuro – loro, delle loro aziende, delle loro famiglie, del loro progetto di vita, che spesso coincide con il loro ristorante, bar, pizzerie, discoteche, negozi, strutture ricettive in genere, agenzie, in vero pericolo. Lo possiamo dire: siamo a terra economicamente. L’ulteriore imposizione oraria della chiusura ci costerà miliardi di euro al mese, impedendo a tantissime persone di lavorare. Tutto questo oggi costa caro a noi, ma il conto lo pagherà anche tutto il Paese. Siamo imprese e diamo lavoro a milioni di persone in tutta Italia”. Confcommercio provinciale Ragusa ha chiesto al governatore Musumeci, assieme alle altre associazioni di categoria del sistema presenti in tutta l’isola, che l’imposizione degli orari possa essere rivista, fornendo maggiori occasioni di lavorare.