Le richieste dei rappresentanti delle palestre e delle scuole di fitness
Mentre la regione lavora ad un cronoprogramma di riapertura a scaglioni per uscire gradualmente dal lockdown, ci si interroga su come verranno declinate queste strategie di intervento sulla base della diversa natura delle varie realtà sociali, lavorative, produttive e ricreative.
La fase 2 andrà nella direzione di una riapertura compatibile con le funzioni e le caratteristiche di ciascuna attività o i criteri saranno ancora più restrittivi e, in alcuni casi, impossibili da rispettare?
Occhi puntati sui centri sportivi, dalle piscine alle palestre, che per loro natura potrebbero avere non poche difficoltà a recepire la nuova normativa. Basti pensare a quanto sarebbe complicato allenarsi con una mascherina o contingentare uno sport di gruppo.
A sollevare il problema sono i centri sportivi siciliani che si rivolgono al Presidente della Regione chiedendo che la data di riapertura venga subordinata a una reale praticabilità delle strutture sportive senza rischio contagio e che le misure previste dalla nuova fase siano compatibili con l’attività sportiva stessa. Si chiede al presidente il coraggio che ha avuto il giorno in cui ha deciso di chiudere la Sicilia prima della Lombardia. Chiediamo di farci aprire solo quando la comunicazione sull’emergenza Coronavirus sarà più ottimistica. Siamo fabbriche di benessere, le persone non possono pensare di venire da noi col rischio di ammalarsi. Dunque possiamo ancora aspettare, purché la data di riapertura contenga delle indicazioni positive e non misure più restrittive di quelle che abbiamo attuato prima di chiudere. Noi possiamo misurare la temperatura a chi arriva e sanificare gli ambienti, ridurre il numero di iscritti nei corsi, ma non chiedeteci di andare oltre. Se io dicessi alla gente di mettere la mascherina in sala pesi rischierei di farla morire per soffocamento, così come sarebbe impensabile dire ai bambini di entrare in piscina due o tre per volta, chiedendo loro di non toccare il bordo o la scaletta. Vogliamo essere trattati come la scuola, ovvero riaprire solo quando saranno garantite a tutti i nostri atleti le condizioni di massima sicurezza e l’assenza del rischio contagio