Buon compleanno Teleiblea. La storia delle Tv private
Quella di Teleiblea è davvero una bella storia iniziata tanti anni fa. La televisione è una grande madre che allunga i tempi della vita, imposta le giornate con ritmi precisi, dettati dall’orario di maggiore ascolto o dal telegiornale e chi fluttua in questo mondo non si annoia mai oppresso dai minuti che passano ma che non lasciano traccia sul proprio corpo. Insomma la Tv sia essa piccola o grande, privata o pubblica, rende attivi e pimpanti come se fosse un enorme bicchiere di vitamine preso quotidianamente. Avete notato che parliamo di televisione privata ebbene, se questo termine ora è entrato nel modo di dire di ogni giorno, insomma è una realtà, in buona parte lo si deve proprio ai fondatori di Teleiblea che si misero in testa di scalzare il monopolio della Rai e trasmettere dei programmi in televisione per conto proprio, insomma, da privati. Ma andiamo indietro nel tempo. Siamo a meta del 1974 e in tutta Italia ci sono fermenti di liberta televisiva. A far scoppiare la questione è stata, qualche anno prima, una piccola tv di Biella, appunto Telebiella fondata da un ex regista della Rai, Peppo Sacchi famoso per i suoi programmi musicali ma anche per i modi burberi e per non avere peli sulla lingua. Si racconta che l’intransigente Peppo abbia lasciato il suo posto in Rai per non cedere a pressioni politiche e disgustato da taluni comportamenti dei dirigenti milanesi decise un giorno di far tutto da se. Dal Giappone intanto stavano arrivando delle incredibili novità tecnologiche e il Sacchi, acquistato un piccolo videoregistratore portatile da un quarto di pollice della Akai, incomincia a filmare, partite di calcio, comizi elettorali, feste di paese. Poi, a sera, tutti al bar della Piazza, sotto gli archi, per vedere le facce, i goals, le ragazze del quartiere. La voce si sparge e in poco tempo il bar diventa troppo piccolo perché la gente resta fuori protestando. Si capisce allora che c’è tanta voglia di ” locale”, di cose semplici e di casa nostra.Il problema dunque non è cosa registrare ma come far vedere tutto questo oltre al bar alla gente a casa. A dargli l’idea buona è Enzo Gatta uno che aveva trascorso buona parte della sua vita a riparare apparecchi televisivi. Visto che non si possono lanciare via etere quelle immagini, la legge lo proibisce esplicitamente, trasportiamole via cavo di casa in casa, di televisore in televisore, ci vorrà un po’ di tempo e molti soldi ma è tutto perfettamente legale e potrebbe anche diventare un business. Biella è una città ricca, ricca anche di imprenditori, e il sogno di Peppo trova molti amici pronti a collaborare e anche le istituzioni gli danno una mano. Viene fondata Telebiella che in breve si attrezza con studi e telecamere e personaggi della politica e dello spettacolo fanno a gara per partecipare a dibattiti e programmi vari. Certo siamo davvero agli inizi, la qualità del segnale lascia molto a desiderare così come le immagini o l’audio ma la Rai di allora non offriva di meglio. La realtà Telebiella cresce e comincia a dare fastidio non per l’audience, come si potrebbe pensare ora, ma per il principio. La Rai ha il monopolio e quindi nessuno può permettersi di scalfire questo patrimonio. E così scendono in campo gli avvocati, tirano fuori gli articoli di legge, non fanno differenza tra cavo ed etere e alla fine il sogno di Peppo viene bloccato. I funzionati dell’Escopost, su mandato della magistratura, hanno l’ordine di impedire l’invio di ogni altra immagine illegittima anche tagliando il cavo di trasmissione. Ma la cosa non poteva finire così. Ci si appella all’articolo 21 della Costituzione Italiana che permette ad ogni cittadino di esprimere le proprie idee con qualunque mezzo e quindi anche con la TV e dopo anni di querelle, a giugno del 1974, la Corte Costituzionale sancisce che trasmettere via cavo dei programmi televisivi non è reato ma ribadisce la differenza tra cavo e etere lasciando quest’ultimo sistema, cioè quello attraverso l’aria e le attenne di sola pertinenza dell’ente di stato. Torniamo dunque al 1974. Sacchi dunque riapre Telebiella forte della recente sentenza costituzionale e la notizia si sparge velocemente in tutt’Italia. Da nord a sud si registrano delle timide esperienze televisive, come Piombino o a Milano o a Caltanissetta ma ancora si brancola nel buio. A Ragusa un gruppetto di imprenditori guidati da Carmelo Recca e dal figlio Antonio, prende invece la cosa molto seriamente e già a fine novembre del ’74 ottengono che al Tribunale di Ragusa venga registrata la testata giornalistica di una nuova emittente. E’ la nascita ufficiale di Teleiblea con il suo Videoinformatore diretto dal giornalista Mario Zagara. Sono momenti di grande impegno per Recca e soci e nel giro di qualche mese vengono arredati gli studi in via 10, oggi via Boris Giuliano, e approntata la redazione ed il palinsesto. Ma qui c’è da parlare della grande intuizione di Carmelo Recca e di suo figlio Antonio. I due dopo aver contattato le ditte in grado di fornire chilometri di cavi e l’occorrente per gli impianti, si rendono conto delle difficoltà tecniche che si dovranno affrontare per servire una città come Ragusa e allora fanno il grande passo, decidono infatti di trasmettere i futuri programmi di Teleiblea non via cavo, come dice la legge, ma via etere, cioè attraverso le attenne, permettendo a tutta la città di ricevere il segnale senza nessun accorgimento speciale ne allacciamento o altro. E’ una vera rivoluzione copernicana, in Italia le ditte in grado di fornire questa attrezzatura sono ancora poche e lavorano tutte per la Rai e quindi sono restie ad evadere l’ordine. Alla fine si acquista il trasmettitore, 10 watt sul canale VHF, e si impianta su un piccolo traliccio costruito su una collina di fronte a Ibla dove però non c’è energia elettrica e si fanno le prove tecniche di trasmissione. E finalmente il grande giorno arriva. E’ domenica 16 marzo 1975. A Modica è in programma una partita di calcio per il campionato di serie D che sembra fatta apposta per esaltare l’evento. Il derby dei derby, Modica Ragusa, e la troupe tecnica di Teleiblea, per la prima volta nella storia registra, l’intero match con la telecronaca, rimasta epica, del direttore Mario Zagara. La fortuna aiuta gli audaci e quella volta aiutò gli uomini della neonata emittente infatti la squadra ragusana espugna il Vincenzo Barone e torna a casa con un eccellente 2 a 1. In città ne parlano tutti e a sera una voce circola insistentemente tra gli sportivi, nei bar e nelle case. “In televisione c’è la partita del Ragusa, quella di oggi, contro il Modica, quella del 2 a 1.” E’ un venticello che si tramuta subito in uragano e quindi in un turbine. Tutte le televisioni, dai salesiani a Ibla, ai cappuccini, al selvaggio, tutte si sintonizzano su Teleiblea, la tv che trasmette le partite e anche il telegiornale ma con le notizie di qui !. E’ fatta, è nata la televisione privata, in una domenica qualunque del 1975, che è però diventata basilare per la storia della telecomunicazione italiana. Teleiblea trasmette e ritrasmette quella partita per qualche giorno e ormai, in città lo sanno tutti, ma lo sanno anche quelli della polizia postale che, al quarto giorno, si presentano con un mandato del magistrato negli studi di via 10. Ne segue una denunzia per tutti gli amministratori e il sigillo dell’attrezzatura trasmittente. Ma fortunatamente questa è un materia completamente nuova e nuova soprattutto per gli agenti ragusani che mettono i sigilli ad un’apparecchiatura che con la trasmissione non c’entra niente e quindi l’emittente continua ad irradiare il suo segnale. Ma c’è in corso un procedimento penale e, forse, era proprio quello che l’intera comunità delle tv locali aspettava. Secondo infatti il nostro codice, solo nell’ambito di un processo, il giudice può inviare gli atti alla corte costituzionale avanzando dubbi sulla costituzionalità di una legge. Ragusa diventa quasi una testa di ponte, un ariete per sfondare le mura del monopolio. L’avvocato Porta di Genova, da qualche anno accusava lo Stato di attentare alla libertà di espressione dei suoi cittadini e quando, chiamato dai Recca, venne a Ragusa capì che c’erano tutti i presupposti per iniziare la scalata alla libertà televisiva. Porta prepara una memorabile “difesa” di Teleiblea e il giudice Paolo Occhipinti, non potè fare a meno di inviare tutti gli atti alla Corte Costituzionale visto il dubbio di incostituzionalità che si poteva evincere nel procedimento. Fu un fatto veramente storico perché da quel giorno, in tante altre città d’Italia, tutte le vertenze sullo stesso problema furono abbinate alla pratica di Teleiblea e dopo circa un anno l’11 giugno del 1976, la Corte si pronuncia, con la sentenza 202, abolendo di fatto il Monopolio di Stato in materia radiotelevisiva anche via etere. Questo è in pratica il primo passo verso la liberalizzazione del settore ma ci sono voluti oltre 20 anni per arrivare ad un a legge che regolamentava sia il campo dell’informazione che quello della trasmissione. Ma ritorniamo a quei primi giorni di attività della neonata Teleiblea. Pur con il fardello dell’azione legale Carmelo e Antonio Recca non demordono anzi, vista la titubanza dei soci, decidono di investire ancora di più nell’iniziativa acquistando tutte le quote messe a disposizione dai dubbiosi. E’ una vera e propria scelta di vita perché la televisione impegna a fondo e necessitano sempre fondi e forze nuove. Ad aprile del 1975, durante le vacanze di Pasqua, entrano in scena Gianni e Mario Papa. I due vengono da Biella dove Gianni è funzionario della dogana ma soprattutto vengono da Telebiella dove ambedue sono impegnati nella realizzazione di trasmissioni sportive e del telegiornale. Era un’esperienza esaltante. Negli studi del Convitto Biellese si alternavano giornalisti del calibro di Enzo Tortora, esule dalla Rai, cantanti e opinionisti famosi che, appunto, alla piccola realtà privata intendono dare fiducia per il futuro. E proprio quell’esperienza viene messa al servizio di Teleiblea. In breve si da vita a nuove trasmissioni, viene migliorata la tecnica nelle news e l’audience diviene altissima. Insomma come diranno poi i mass-mediologhi, l’emittente era entrata nel tessuto sociale cittadino divenendo punto di riferimento per i politici, gli sportivi e la gente comune. Teleiblea denunciava, plaudiva, informava. Teleiblea, in un mondo televisivo in bianco e nero dominato dai 2 canali di Mamma Rai, rappresentava l’alternativa, la libertà di opinione, la protesta. Non era importante la qualità del segnale, che allora non era certo ottimale, non contava neanche se le notizie erano poi veramente fresche ma la cosa eccezionale era il rivedersi in tv o sentire il proprio nome dalle labbra della lettrice o addirittura scoprire angoli nascosti della propria città. Un successo oltre ogni aspettativa. Il fenomeno Teleiblea varca i confini cittadini, dilaga in provincia e poi va oltre molto oltre. Ci sono episodi che devono assolutamente essere ricordati. Lo sport ad esempio è stato sempre trainante ed era seguitissimo soprattutto quando la troupe di teleiblea seguiva il Ragusa in trasferta. A Gela, nel 1975, la folla distrusse il pulmino dell’emittente perché nelle immagini riprese dalla telecamera c’era la prova di non ricordo più quale fatto. A Modica la telecronaca dell’ennesimo derby stigmatizzò in modo troppo enfatico un fallo del difensore sul più amato dei giocatori Ragusani, l’indimenticabile Pasquale Maida, scomparso purtroppo all’inizio del 2004, e ci fu quasi una sommossa popolare con scontri verbali accentuati dal campanilismo che divide le due città. Teleiblea segue il Ragusa Calcio guidato dall’estroso Cacciavillani alla conquista della serie C un traguardo che gli appassionati poterono gustare in tv. L’emittente con il suo segnale copre tutta la Sicilia orientale, da Agrigento a Catania, sconfina fino a Reggio Calabria (i canali uhf sono ora, a seconda della zone, uhf 22, uhf 26 e uhf 64). Da ogni parte d’Europa arrivano giornalisti per capire il fenomeno delle tv private, i contratti pubblicitari sono a un certo livello. Arriva il colore, vengono acquistate nuove attrezzature e nuove telecamere. E così via per diversi anni con il telegiornale che ogni sera teneva compagnia a migliaia i telespettatori. L’ emittente era apprezzata grazie alla sua organizzazione, la sua attrezzatura all’avanguardia ma soprattutto lo stile dei suoi conduttori. Dopo Mario Zagara ed Enzo Perrone, direttore di Teleiblea è stato per alcuni anni Emanuele Schembari che ha fatto scuola con i suoi telegiornali d’attacco alla politica locale. Chi ha una certa età non può non ricordare anche Tina Vaccarino, la bionda annunciatrice dai lunghissimi capelli, il pittore Franco Cilia compito lettore del Tg e poi gli indimenticabili conduttori di programmi storici come Cose di Casa Nostra con Napoleone, Giorgio il farmacista e Giorgio Gurrieri, sosia di Totò . Il programma che per la prima volta porta il dialetto ragusano in televisione batte tutti gli indici d’ascolto tanto che in un quotidiano nazionale si parla di un certo Napoleone più famoso di Pippo Baudo. Sono anni eccezionali. Teleiblea infatti ha studi enormi, in via Colajanni a Ragusa, dove possono trovare posto fino a 400 spettatori, copre con il suo segnale quasi tutta la Sicilia Orientale, da Agrigento a Catania fino addirittura a Reggio Calabria. Dell’organizzazione faceva parte anche l’indimenticabile Aldo Carboni apprezzato per la sua dizione e lo stile, in grado di condurre, senza problemi, sia il Tg quotidiano che programmi di intrattenimento Da ogni parte d’Europa arrivano giornalisti per capire il fenomeno delle TV private e anche i contratti pubblicitari sono ad un certo livello. Ma i tempi sono ormai maturi per il grande cambiamento: è arrivato il colore e urgono innovazioni radicali. Si devono acquistare nuove attrezzature, telecamere etc etc. E qui la storia della nostra emittente segna il passo. Senza sponsor politici Teleblea riesce ad adeguarsi ai tempi ma subisce l’attacco della concorrenza. Entrano in campo i grandi investitori e l’emittente iblea non è più sola. Da Catania a Milano e nella stessa Ragusa, gruppi politici spendono centinaia di milioni per accaparrasi l’audience con il doppio scopo di far soldi ma soprattutto opinione. Nell’area iblea si captano i segnali di grandi televisioni e anche, grazie alle cassette registrate trasmesse da una emittente locale, di Canale 5. Nascono anche altre emittenti a Ragusa ed in provincia e molte ora non sono più in attività, E’ però importante dire che tutte le realtà televisive iblee, forse solo con qualche rara eccezione, sono sempre state all’altezza della situazione svolgendo il loro compito in maniera adeguata e contribuendo a far della nostra provincia un esempio da seguire.
Negli anni ’80 la sede di Teleiblea diventa più piccola trasferendosi prima in Via Roma poi in via Ten.Lena quindi in via Carducci ed infine nell’87 nella attuale sede di Via Corbino, sempre a Ragusa. Intanto nascono nuove emittenti, arrivano i network, ma TeleIblea rimane legata alla mission di emittente radicata nel territorio proseguendo imperterrita anche negli anni ’90 e nel nuovo millennio. Nel 2010 muore Carmelo Recca, fondatore dell’emittente e nel 2012 con la rivoluzione del digitale l’emittente è costretta a ridimensionare sia lo staff tecnico che quello giornalistico. Oggi Teleiblea ha cambiato il suo assetto societario, ha adeguato le sue attrezzature ai moderni standard e copre la provincia di Ragusa e quelle di Agrigento e Siracusa operando sui canali 13 e 110. Oltre al tg locale e ad alcune interessanti autoproduzione, Teleiblea propone ogni anno diverse dirette TV come la festa di San Giorgio e San Giovanni o le dirette dal Consiglio Comunale. Negli ultimi tempi l’emittente si è evoluta e ha assecondato i nuovi media, dando vita a realtà come ReteIblea.it e TeleIblea.com, archivi mediali messi a disposizione di tutti i ragusani e non solo. Purtroppo nel 2019 ha perso uno dei suoi punti di forza e cioè il responsabile della pubblicità Cristoforo Gallo. Oggi che l’emittente compie 45 anni rimane sempre più il punto di riferimento della provincia e nelle aeree limitrofe.