Dieci anni senza infortuni per la chimica, ma zero produzione dalla concessione petrolifera: occorre un piano di sviluppo serio
“Transizione dal petrolio al gas, nell’ottica di un’idea di sfruttamento dei combustibili fossili sempre più rinnovabile”: lo hanno affermato Andrea Bottaro (segretario generale), Maurizio Castania e Peppe Scarpata (segretari territoriali) Uiltec della Macro Area per il Sud Est Sicilia, ai delegati e dirigenti sindacali riuniti a Ragusa per l’attivo Eni provinciale. «Invece di essere coltivati, come si sarebbe dovuto fare, i giacimenti delle concessioni minerarie di Ragusa sono stati sfruttati al massimo della loro capacità nominale, portando alla perdita giornaliera di oltre 7.000 barili. Si è quindi passati da una produzione straordinaria di 9.200 barili/giorno nel 2014 ai 2.400 registrati a fine dicembre 2017: in pratica, la storica concessione di Ragusa oggi non produce più, è ferma. Rimane in attività, per l’estrazione di olio, solo Tresauro: dove Eni è in partnership con Edison e Irminio per la concessione S. Anna. Per entrambe le concessioni servono interventi straordinari di manutenzione che salvaguardino i pozzi di una risorsa non soltanto mineraria. Dai numeri si può notare anche che dai 340 milioni di euro di ricavi nel 2014, oggi il petrolio ragusano arriva appena a 50 milioni: il che preoccupa non poco, specie considerando anche le attività estrattive di Gela, dove nel triennio 2014/17 l’Eni ha perso più di un terzo della produzione originaria. Ne deriva che il petrolio siciliano è a rischio: da quasi 1 miliardo di kg di petrolio prodotti nel 2014 in terraferma si è passati ai 460 milioni di kg estratti nel 2017. Occorre intervenire e subito: non bastano più cabine di regia, tavoli programmatici, protocolli di settori divenuti oramai carta straccia e politica dell’attesa. Enimed, la società di estrazione e produzione petrolio, paga lo scotto di una politica industriale Eni troppo ancorata a un prezzo del greggio superiore ad 80 euro al barile. Bisogna mettere mano al portafoglio e investire di nuovo sul petrolio, che negli ultimi mesi è tornato al prezzo medio di 50 euro per barile estratto. La Sicilia rischia di perdere un’importante fetta di prodotto interno lordo: basti pensare che nei flussi export della bilancia commerciale, petrolio, chimica e produzione di raffinati contano per oltre l’80%. Di conseguenza, il Governo regionale intervenga per tutelare gli interessi dei siciliani: la minor produzione Eni comporterà minori entrate fiscali per la regione e minori risorse (quasi pari a zero) per i comuni, che non incasseranno royalties. Il sindacato farà la sua parte, indugiare non serve più». Intanto Versalis si prepara alla fermata generale di manutenzione, programmata per tutto il mese di marzo: saranno revisionate centinaia di apparecchiature sensibili, ottenendo un significativo aumento di affidabilità per linee di produzione e sistemi di sicurezza: una spesa complessiva di oltre 8 milioni di euro per il 2018. I segretari della Uiltec hanno ribadito anche la necessità di conoscere i dettagli del progetto di Versalis per la chimica «nell’attesa di un piano industriale che consolidi gli assetti e parli finalmente di sviluppo per un settore fondamentale dell’economia del Paese. Da due anni Versalis registra utili record che sfiorano il miliardo di euro: trainante, la chimica di base. A Ragusa, che ha superato nel 2017 i 10 anni senza infortuni, unica azienda del gruppo Eni nel mondo a tagliare questo prestigiosissimo traguardo, in due anni si sono spesi oltre 20 milioni di euro per garantire la piena funzionalità degli impianti e dei sistemi di sicurezza. Nel mese di marzo, per i lavori di manutenzione della fermata generale saranno impiegate oltre 300 persone al giorno: sono numeri occupazionali che interesseranno l’indotto, anche locale e specialistico, con contratti a imprese del settore secondo le regole d’appalto Eni».