Puntare sulla canapa? Possibile secondo il M5S

Coltivare canapa a livello industriale porterebbe particolari benefici socio-economici? Non si tratta di una nuova tesi, ma in questi ultimi anni il dibattito sul tema si è intensificato. Oggi, in difesa di questa verde soluzione, interviene anche il Movimento 5 Stelle, con i parlamentari Bertorotta e Campo, intervenute all’incontro organizzato dal Laboratorio 5 Stelle di Modica.

Ed è particolare la scelta di Modica, per trattare il tema della coltivazione della canapa. Infatti, secondo lo storico Vito Amico (citato da Stefania Campo), nel 1700 la coltivazione della canapa rappresentava una delle maggiori risorse per gli agricoltori della Contea. Il ritorno delle piantagioni in Sicilia, superati i limiti normativi, verrebbe visto così come una reintroduzione in perfetta linea con la cultura locale e non come novità assoluta.

La canapa come risorsa da riscoprire?

Oggi, i paletti legislativi che impediscono la coltivazione della canapa (o cannabis) sono cominciati via via a cadere. Se guardiamo al di fuori del territorio italiano, notiamo come questo avvenga come conseguenza naturale delle discussioni portate avanti anche all’estero, in merito al superamento di quello che alcuni non hanno esitato definire un vero e proprio “proibizionismo”.

I fautori di una più larga diffusione della coltivazione della canapa, in fondo, hanno diversi motivi per chiedere maggiore spazio di manovra in tal senso, guardando ai dati positivi riscontrati in società ed economie estere.

Alcuni di questi cavalli da battaglia sono stati ripresi dai 5 stelle, durante l’incontro modicano: dall’uso in campo medico ai benefici economici, che passano inevitabilmente per la vendita al pubblico. In medicina la canapa si utilizza già da tempo, ma in gran parte essa viene importata dall’estero, con ciò che ne deriva sul fronte delle spese.

Per quanto riguarda la vendita a scopo ludico, gli attivisti del Movimento hanno voluto citare la ricerca condotta da Piero David (ricercatore del CNR), secondo cui, su questo terreno, lo Stato italiano perde ogni anno dai 5,8 agli 8,5 miliardi di euro in gettito fiscale.

Non solo: la maggiore diffusione della canapa a scopo ludico permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro; in tal senso, viene riportato l’esempio del lontano Colorado, che in questo settore, nel solo periodo che va dal 2014 al 2015 ha visto nascere più di 12mila posti di lavoro (cifra non indifferente su una popolazione complessiva di soli 5 milioni di persone), per un giro d’affari totale di più di due miliardi di dollari.

La cannabis nella legislazione italiana

Secondo la legge 242 del 2016 oggi è possibile coltivare canapa destinata ad uso industriale, purché a basso contenuto di THC (la sostanza psicotropa per cui comunemente si condanna l’utilizzo della pianta), che può variare dallo 0,2% al 0,6%.

La senatrice Ornella Bertorotta, parlando della canapa ad uso medico ha ricordato che grazie ad un emendamento del M5S all’ultimo decreto fiscale, è possibile anche per i privati coltivare la pianta a determinati livelli di THC, se destinata a scopo medico.

Ma esiste comunque un maggiore interesse istituzionale, ormai, in merito alla coltivazione della canapa: della produzione ad uso medico, è ormai famoso l’esempio dell’Istituto farmaceutico militare di Firenze; tuttavia, se la domanda dovesse aumentare, secondo quanto espresso dagli attivisti del Movimento, lo Stato potrebbe individuare e selezionare altri o enti o appoggiarsi anche a privati per aumentare la produzione

La coltivazione della canapa, malgrado i molti pareri ancora contrari che ne impediscono l’immediata affermazione, sembra comunque a destare l’interesse dei produttori, che cominciano ad intravedere i benefici socio-economici di una sua maggiore diffusione sul territorio.

di Redazione18 Dic 2017 12:12
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