Art. 1 – Modempro: “Scicli, la sua gente, la sua cultura, le sue tradizioni, non sono mafiose”
Nota congiunta del coordinamento provinciale Articolo 1 – Movimento Democratico Progressista e e del coordinamento cittadino di Scili:
La rinunzia del Procuratore Generale ad appellare la sentenza di assoluzione dell’ex sindaco di Scicli, dr. Franco Susino, dalla imputazione di concorso esterno nel delitto di associazione mafiosa rende giustizia all’uomo ed all’amministratore per un accusa infamante che ne aveva determinato le dimissioni, alla scelta coraggiosa e di civil servant di alcuni consiglieri e della giunta del tempo di continuare l’esperienza di governo della città, al solo fine di scongiurarne il dissesto finanziario, a quella parte della stampa e della società civile e politica, che aveva alzato la voce a difesa della comunità e della sua onorabilità, e che come ben si ricorderà era stata additata come “negazionista” dal Senatore del PD Lumia nella chiosa finale di una interrogazione parlamentare in cui sollecitava il Ministro dell’Interno pro tempore, On.le Alfano, a sciogliere il Consiglio Comunale per infiltrazione mafiosa.
Ad esito della consolidata verità giudiziaria si sfarina il teorema dello scioglimento, pervicacemente sostenuto e difeso (con “liturgici” richiami al rispetto delle istituzioni) dalle forze politiche del tempo e “strenuamente” confermato in sede di giurisdizione amministrativa prima dal Tar e, da ultimo, dal Consiglio di Stato con un pronunciamento di cui si evidenza la “faticosa” trama motiva per “dequotare” la perentoria formula assolutoria della sentenza penale del Tribunale di Ragusa che aveva stigmatizzato come l’accusa di concorso esterno, assunto come elemento dirimente dal giudice amministrativo per dichiarare la legittimità dello scioglimento, avesse otuto superare, stante la inconsistenza del suo impianto, la soglia della udienza preliminare.
Oggi sappiamo che, come ha sentenziato in via definitiva un pezzo dello Stato, i fatti per cui il Comune è stato sciolto non erano fatti di mafia. Questa è una verità incontrovertibile da cui partire.
Le odierne sagge sollecitazioni a guardare avanti, pertanto, non possono prescindere dalla lettura attenta dei fatti che hanno caratterizzato la storia recente della città per saper fare discernimento e scrivere la storia futura.
E tutto ciò non potrà avvenire fino a quando questa triste stagione non verrà raccontata per intero, anche nei suoi retroscena, peraltro, noti, nonostante gli omissis, i silenzi (rotti qua e là da qualche insolenza) variamente motivati e le sopravvenute (in concomitanza di talune proteste della società civile) “rituali” dichiarazioni della politica recitativa.
I fatti narrano che aver sottratto alla comunità 18 mesi di autodeterminazione democratica, affidandone le sorti ad una gestione commissariale, che ha assunto decisioni ( gravi) eludendone altre (quali ad esempio il mancato parere negativo per l’insediamento nel territorio di una mega discarica per rifiuti speciali coerentemente ai deliberati dei governi legittimi della città) senza mai “ascoltare” i cittadini, ha impoverito il tessuto democratico della comunità’, lasciandola senza protezione alcuna rispetto ai tentativi di realizzazione di interessi di parte che non avevano nulla di pubblica rilevanza e di diffusa utilità.
E di tutto questo i responsabili della scelta politica, nelle diverse istanze, non ultima quella regionale, di sciogliere il comune devono darne conto alla città ed alla sua gente, senza rimozioni opacizzanti o paludati atteggiamenti istituzionali.
Oggi a nessuno è più oltre consentito di fare la “voce narrante”, “latitante”, “neutrale” rispetto agli avvenimenti ed alle correlate responsabilità.
I fatti invitano, inoltre, ad avviare una profonda riflessione sulla operatività nella moderna democrazia di una normativa che può determinare la sospensione della dialettica democratica di una comunità e del suo diritto ad autodeterminare il proprio futuro, sulla scorta di giudizi e valutazioni “probabilistiche” di infiltrazioni mafiose e condizionamenti della criminalità organizzata, che sentenze penali, valutando le stesse condotte, giudicano del tutto insussistenti.
Ribadire oggi che Scicli, la sua gente, la sua cultura, le sue tradizioni, il suo Genius loci, non sono mafiosi, non vuol ovviamente negare che in città ci siano forze criminali organizzate. Al contrario questo va detto con chiarezza, manifestando alle Istituzioni, alla magistratura ed alle forze di Polizia un altissimo apprezzamento per la preziosa opera a tutela della serenità e della sicurezza della popolazione.
MDP-Art 1 esprime, pertanto, piena soddisfazione per la restituita onorabilità al dr. Susino ed alla comunità sciclitana, impegnata in un non agevole itinerario di ricostruzione, brutalmente interrotto dallo scioglimento e che la ritrovata democrazia a seguito della ultima tornata elettorale, ha consentito di riavviare.
Da qui in poi MDP-Art 1 è impegnato a spendersi con quanti a Scicli, in Sicilia e nel Paese, pensando ai giovani, alle donne, alle famiglie, all’associazionismo, a tutti i mondi vitali della società, vogliono progettare e realizzare un futuro di buona politica, che sappia coniugare legalità e sviluppo, democrazia e giustizia, progresso ed eguaglianza.