Sen. Scivoletto: "La sinistra che vogliamo"

La glo­bali­z­za­zio­ne gui­da­ta dal li­be­ris­mo e dal ca­pi­ta­lis­mo fi­nan­zia­rio e le conseguen­ti po­liti­che d’austerità, par­ti­co­lar­men­te ag­gres­si­ve nei con­fron­ti dei la­vo­ra­to­ri, dello stato so­cia­le, delle identità ter­ri­to­ria­li e dell’amb­ien­te, hanno pro­dot­to in Eu­ro­pa – e in modo più ac­cen­tua­to nel nos­tro Paese – una de­fla­gra­zio­ne a si­nis­tra di dimen­sio­ni sto­ri­che.
Al nuovo ori­z­zon­te neo­li­be­ris­ta la si­nis­tra ita­lia­na, ha ris­posto pre­va­len­te­men­te in modo pas­si­vo se non sub­al­ter­no, ne­gan­do pro­gres­si­va­men­te la pro­pria identità, fino a costi­tui­re un nuovo sogget­to po­li­ti­co, il Par­ti­to De­mo­cra­ti­co, sin­to­ni­z­za­to sos­tan­zial­men­te con la cul­tu­ra li­be­ris­ta e dis­con­nes­so sem­pre di più dai va­lo­ri, dalle forze so­cia­li, dalle con­quis­te de­mo­cra­ti­che che hanno seg­na­to, a par­ti­re dalla fine della se­con­da guer­ra mon­dia­le, l’espe­rien­za prima del PCI e dopo del Pds e dei DS.
L’identità ne­ga­ta ha pro­vo­ca­to, a ogni pas­sag­gio sig­ni­fi­ca­ti­vo, nel corso di oltre 25 anni, di­vi­sio­ni e scis­sio­ni sul ter­re­no stret­ta­men­te po­li­ti­co e, quel che è più grave, una fr­at­tu­ra cres­cen­te, sul ter­re­no so­cia­le, con le fasce più de­bo­li e sfrut­ta­te della società ita­lia­na, pro­prio nel mo­men­to in cui ques­te veniva­no tra­vol­te dallo tsu­na­mi della glo­bali­z­za­zio­ne senza re­go­le, senza freni e senza va­lo­ri, non­ché dai colpi tre­men­di della crisi mon­dia­le ed eu­ro­pea.
Agli er­ro­ri di stra­te­gia po­li­ti­ca si sono som­ma­ti, tut­ta­via, anche gra­vis­si­mi er­ro­ri di sis­te­ma, di fi­sio­lo­gia de­mo­cra­ti­ca, come il voto po­li­ti­co ne­ga­to nel 2011, a se­gui­to del col­las­so strut­tu­ra­le del ber­lus­co­nis­mo. La gran­de co­ali­zio­ne a sos­teg­no del go­ver­no Monti, dopo anni di scon­tro du­ris­si­mo con il cen­tro­d­estra, ha crea­to smar­ri­men­to e rab­bia a si­nis­tra e ha fatto cres­ce­re, nel giro di pochi mesi, in mi­su­ra espo­nen­zia­le da una parte il M5S e dall’altra parte l’area del di­s­im­pe­g­no po­li­ti­co e dell’asten­sio­ne.
Si è for­ma­ta, di consegue­n­za, una nuova geo­gra­fia a si­nis­tra, una geo­gra­fia dell’im­po­ten­za la cui ca­r­at­ter­is­ti­ca fon­d­amen­ta­le è data dall’incapacità di in­ci­de­re e di tras­for­ma­re la realtà.
Den­tro il PD di Renzi vi sono forze cer­ta­men­te di si­nis­tra; così come al­cu­ne forze di si­nis­tra si sono ri­fu­gia­te e ope­ra­no den­tro il M5S, ma cer­ta­men­te non in grado di in­ci­de­re nella de­fi­ni­zio­ne e ca­r­at­te­ri­z­za­zio­ne delle ris­pet­ti­ve stra­te­gie na­zio­na­li, come ab­bia­mo avuto modo di cos­ta­ta­re in ques­ti ul­ti­mi anni.
D’altra parte le forze di si­nis­tra or­ga­ni­z­za­te in sogget­ti po­li­ti­ci -come Si­nis­tra Ita­lia­na, Ri­fon­da­zio­ne Co­mu­nis­ta, l’Altra Eu­ro­pa, PCI ecc.- non sono in grado di in­ci­de­re per­ché de­bo­li nel Paese e nel Par­la­men­to.
In­fi­ne, non può aver peso, come è del tutto evi­den­te, la si­nis­tra che si as­tie­ne, ben­ché pre­sen­te, in modo dif­fu­so, in mo­vi­men­ti e luo­ghi as­so­cia­ti­vi di di­ver­sa na­tu­ra.
In sos­tan­za vi sono in Ita­lia tante ener­gie di si­nis­tra dis­se­mi­na­te in di­ver­se or­ga­ni­z­za­zio­ni o mo­vi­men­ti po­li­ti­ci – oltre che nell’area dell’asten­sio­ne e della non mi­li­tan­za – e che pro­prio a causa di ques­ta sorta di geo­gra­fia dell’im­po­ten­za, non sono in grado di as­sol­ve­re alla loro mis­sion.
Se voglia­mo che nel nos­tro Paese operi una gran­de forza di si­nis­tra, ca­pa­ce di in­ci­de­re, di com­bat­te­re le di­se­gua­g­lian­ze so­cia­li e gli squi­li­bri ter­ri­to­ria­li, di dare piena e con­cre­ta at­tua­zio­ne ai va­lo­ri e ai di­rit­ti tu­te­la­ti dalla nos­tra Costi­tu­zio­ne, dob­bia­mo of­fri­re un nuovo ori­z­zon­te, largo e uni­ta­rio, a tutte le forze di si­nis­tra ovun­que col­lo­ca­te. Dob­bia­mo li­be­ra­re e unire le forze di si­nis­tra che stan­no nel PD (pro­ces­so in corso) in S.I., RC., nell’area dell’asten­sio­ne e nello st­es­so Mo­vi­men­to 5S. C’è un’au­tos­tra­da a si­nis­tra fra Renzi e Gril­lo. Se voglia­mo, pos­sia­mo per­cor­re­r­la.
Da ques­to punto di vista, la vit­to­ria del NO al Re­fe­ren­dum costi­tu­zio­na­le –frut­to di uno schie­ra­men­to cer­ta­men­te più largo della sinistra-​ aiuta la ri­cer­ca e l’in­di­vi­dua­zio­ne di ques­to nuovo ori­z­zon­te, gra­zie anche alla coe­sio­ne idea­le di tutte le forze di si­nis­tra nel corso della dif­fi­ci­lis­si­ma ep­pu­re esal­tan­te cam­pag­na re­fe­ren­da­ria.
La vit­to­ria del NO ha crea­to una nuova si­tua­zio­ne nel Paese e nella si­nis­tra: da una parte sono emer­se di­stan­ze cres­cen­ti e in­col­ma­bi­li all’in­ter­no del PD, dall’altra parte sem­bra che si sia crea­to, a si­nis­tra del PD di Renzi, un clima nuovo, l’in­izio, mi au­gu­ro, di un dis­ge­lo e di una nuova con­sa­pe­vo­le­z­za.
Oggi vi­via­mo una fase di tran­si­zio­ne, flui­da, aper­ta a peri­co­li in­vo­lu­ti­vi ma anche a camb­ia­men­ti pro­fon­di di segno pro­gres­si­vo. Il di­sa­gio so­cia­le è forte e pre­oc­cu­pan­te; le di­se­gua­g­lian­ze so­cia­li sono di­ven­ta­te in­so­p­por­ta­bi­li; il Me­z­zo­gior­no ar­re­tra an­co­ra, men­tre la mafia cerca di con­quis­ta­re ter­ri­to­ri, mec­ca­nis­mi, fi­lie­re in­te­re e seg­men­ti cres­cen­ti dell’eco­no­mia; la di­soc­cu­pa­zio­ne gio­v­a­ni­le è al 40%; si fran­tu­ma­no le tra­di­zio­na­li identità ter­ri­to­ria­li; si raf­for­za­no, anche in Ita­lia, spin­te po­pu­lis­te, xe­no­f­o­be, ag­gres­si­ve e per­si­no au­to­ri­ta­rie. Nel vivo di ques­ta crisi, in­fat­ti, la per­so­na­li­z­za­zio­ne della po­li­ti­ca e la dimen­sio­ne im­po­nen­te e pre­po­ten­te degli or­ga­nis­mi de­ci­sio­na­li a li­vel­lo mon­dia­le ed eu­ro­peo (FMI, WTO, Com­mis­sio­ne UE, BCE) spin­go­no verso la ri­cer­ca quasi mag­ne­ti­ca del capo, dell’uomo solo al co­man­do in grado di sal­var­ci e di con­trasta­re i po­te­ri forti.
Eb­be­ne, la si­nis­tra ha un senso se ries­ce a farsi ca­ri­co di ques­ta si­tua­zio­ne dram­ma­ti­ca, met­ten­do in campo stra­te­gie forti di camb­ia­men­to e di discontinuità netta con le po­liti­che di austerità, im­pos­te dalle gran­di co­ali­zio­ni eu­ropee e na­zio­na­li. Il sogget­to di si­nis­tra che voglia­mo deve rap­por­tar­si a ques­ta sfida e deve avere la forza di in­ci­de­re, di mo­di­fi­ca­re vi­si­bil­men­te e con­cre­ta­men­te la con­di­zio­ne di chi sof­fre e non ce la fa, di sal­dar­si alle vit­ti­me plu­ri­me della glo­bali­z­za­zio­ne neo­li­be­ris­ta: la­vo­ra­to­ri di­pen­den­ti, la­vo­ra­to­ri au­to­no­mi, par­ti­te IVA, pre­ca­ri, ceto medio ur­ba­no.
A mio av­vi­so il gran­de ris­pet­to per i di­ver­si per­cor­si in cui sono im­pe­g­na­ti al­cu­ni sogget­ti po­li­ti­ci (PD e S.I.) non deve farci per­de­re di vista la por­ta­ta della sfida so­cia­le e de­mo­cra­ti­ca aper­ta nel nos­tro Paese e la necessità di cos­trui­re con ur­gen­za, at­tra­ver­so scel­te nette, un gran­de par­ti­to di si­nis­tra, che abbia la forza di mo­bi­li­ta­re, di tras­ci­na­re, di co­in­vol­ge­re, di farsi va­le­re in un con­te­s­to eu­ro­peo e in­ter­na­zio­na­le nel quale spes­so non ries­co­no o non vogl­io­no in­ci­de­re nem­me­no i go­ver­ni na­zio­na­li. Un par­ti­to che al con­flit­to ge­ne­ra­zio­na­le sosti­tuis­ca il con­flit­to so­cia­le e at­tri­b­uis­ca senso sto­ri­co al va­lo­re dell’espe­rien­za al ser­vi­zio di una nuova clas­se di­ri­gen­te e ri­con­fer­mi centralità al pro­get­to po­li­ti­co di camb­ia­men­to e alla comunità po­li­ti­ca im­pe­g­na­ta a re­a­li­z­za­r­lo.
Nei nos­tri ter­ri­to­ri pos­sia­mo e dob­bia­mo fare tante cose, ma in par­ti­co­la­re due:
con­tri­bui­re dal basso, at­tra­ver­so un nuovo rap­por­to centro-​periferia, politica-​territori, a cos­trui­re stra­te­gie e sogget­ti po­li­ti­ci, par­ti­ti, che siano all’al­te­z­za dei nodi sto­ri­ci che ab­bia­mo di fron­te;
sper­imen­ta­re nei nos­tri ter­ri­to­ri forme nuove di la­vo­ro, di im­pe­g­no e di lotta co­mu­ni, at­tor­no alle emer­gen­ze che col­pis­co­no da tempo il nos­tro tes­su­to eco­no­mi­co, so­cia­le, is­ti­tu­zio­na­le, in sos­tan­za il nos­tro mo­del­lo di svi­lup­po, il sis­te­ma ibleo, la nos­tra identità ter­ri­to­ria­le ov­ve­ro quell’in­trec­cio ori­gi­na­le fatto di la­vo­ro eco­no­mia, società, cul­tu­ra, de­mo­cra­zia, ri­cer­can­do sedi e stru­men­ti nuovi che sap­pia­no tras­for­ma­re le diversità in una co­mu­ne ric­che­z­za.
In ques­to qua­dro vor­rei ri­chiama­re l’at­ten­zio­ne, a ti­to­lo esem­pli­fi­ca­ti­vo ma non es­aus­ti­vo, sugli sc­ena­ri com­ples­si e dram­ma­ti­ci che emer­go­no dram­ma­ti­ca­men­te a Vit­to­ria, at­tor­no alla sua eco­no­mia, al Mer­ca­to or­to­frut­ti­co­lo: io ho la sen­sa­zio­ne di uno Stato de­bole e fermo e di una mafia ra­di­ca­ta, di­n­ami­ca e vio­len­ta che sfida a viso aper­to l’in­te­ra comunità iblea. Che fac­cia­mo come si­nis­tra iblea? Io penso che dob­bia­mo as­su­me­re, oggi, ques­ta ques­tio­ne come banco di prova per tutta le forze di si­nis­tra, che do­vran­no avere la capacità di met­te­re in campo tutte le ri­sor­se di cui dis­pon­go­no, sia li­vel­lo lo­ca­le che a li­vel­lo re­gio­na­le, na­zio­na­le ed eu­ro­peo. Con lo st­es­so me­to­do e at­teg­gia­men­to, do­ma­ni, do­vre­mo af­fron­ta­re i prob­le­mi e le emer­gen­ze in altri co­mu­ni, in altri ter­ri­to­ri, in altri set­to­ri.
In­fi­ne, vor­rei sot­to­li­nea­re la stra­or­di­na­ria im­por­tan­za, per tutti noi, per tutte le varie anime della si­nis­tra, dei due re­fe­ren­dum pro­mos­si dalla CGIL. Dopo il re­fe­ren­dum del 4 di­cem­bre e la vit­to­ria del NO, dob­bia­mo im­pe­g­nar­ci af­fin­ché i re­fe­ren­dum ven­ga­no ce­le­bra­ti e af­fin­ché, con la vit­to­ria del SI, si in­di­chi e si attui, con una stra­or­di­na­ria par­te­ci­pa­zio­ne po­po­la­re, un’in­ver­sio­ne di ten­den­za ris­pet­to agli at­tac­chi sub­iti dai la­vo­ra­to­ri da trop­pi anni. È ve­nu­to il mo­men­to di re­a­gi­re, di mo­bi­li­tar­ci e di riaf­fer­ma­re il va­lo­re del la­vo­ro come fon­d­amen­to della nos­tra Re­pu­bbli­ca.

di Redazione01 Mar 2017 11:03
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