La politica con la "p" minuscola. I grillini dei perfetti "Yes Man" infarciti di nulla

Tutto il mondo è paese. Un motto ancor più vero da quando i grillini si sono affacciati sulla scena politica.
Sì, affacciati. Perché loro né scendono, come qualcuno era abituato a dire, né salgono in campo, come qualcun’altro voleva si sarebbe detto. Loro infatti sono “diversi”. Loro la politica la affrontano da lontano, discutono con essa e di essa, ma a distanza di sicurezza. Chiunque ha avuto modo di incontrarli politicamente, non può che constatare il loro modo naïf di affrontare le questioni politiche e la politica tutta. Una leggerezza mista a presunzione, che in un primo momento ti spiazza, poi ti intenerisce, sino a farti impallidire.
Lo scorso 5 gennaio il sindaco Abbate ha inviato una nota piuttosto dura contro i 5 Stelle di Modica, che hanno deciso di strumentalizzare un fatto tragico al solo fine di accusare il primo cittadino. Un atto ignobile il loro, che non ha e non può avere giustificazioni. In sintesi, a capodanno un ragazzo, a causa di un petardo, ha perso una mano e un occhio. Nonostante ci fosse un’ordinanza sindacale che ne vietava l’uso, loro, i Cinque Stelle di Modica, non hanno trovato di meglio da fare e hanno accusato il sindaco, di cosa non è dato sapere. Che dire? Meglio tacere.
Non sorvoliamo invece su questa cattiva abitudine dei Cinque Stelle di nascondersi sistematicamente dietro un logo. Una prassi notata pure dal sindaco di Modica, che giustamente se ne è lamentato. Questo è uno dei tratti distintivi dei Cinque Stelle. Lo ritroviamo in quelli di Ragusa così come in quelli di Modica e persino nei meetup scissionisti. E’ proprio un marchio di fabbrica.
Come nella migliore tradizione delle sette, nessuno si espone, nessuno si prende la responsabilità delle proprie azioni, questo compete solo al capo, che al massimo delega il logo del Movimento o qualche epigono capace solo di ripetere a pappagallo le formulette dettate dal capo. Tutti in silenzio, perciò, col capo chino a seguire in modo assolutamente passivo i diktat del leader, che fa il bello e il cattivo tempo, che dice tutto e il contrario di tutto, e tutto ovviamente gli è permesso, pena l’espulsione immediata. E così, tutti, in perfetto stile Yes Man, a seguirlo nelle sue continue, infinite e vertiginose girandole umorali. Un balletto claudicante quello del capo, che se guardato a debita distanza, non può che apparirci come lo squallido e triste scimmiottamento delle ben più nobili pratiche sofistiche.
Insomma, mentre il capo scrive e riscrive i regolamenti di questa accolita di rancorosi, facendo dell’ossimoro una regola e dell’antinomia un’abitudine, i poveri sottoposti, o seguaci se volete, dispersi da tempo in questo mare magnum di regole e regolamenti, non posso che aggrapparsi a un’etica sempre cangiante e perciò incomprensibile, la cui illogicità sembra essere l’unica via maestra. Come non ricordare con un sorriso i balletti sull’euro sì o sull’euro no o quegli iniziali veti a incontrare la stampa e i giornalisti o ancora quelle epurazioni, volute dal Commintern pentastellato, a causa di un avviso di garanzia. Tutto, ma proprio tutto, visto e rivisto in base alle esigenze del momento. Appunto: illogicità.
Così come l’infinitamente grande è legato indissolubilmente all’infinitamente piccolo, cambiano, infatti, le dimensioni di queste realtà, ma non la logica che ne anima la loro essenza, allo stesso modo il grillinismo di provincia è identico a quello nazionale. I vizi dell’uno li ritroviamo identici nell’altro ossia tanto quanto i maggiorenti del Movimento si genuflettono acriticamente alle decisioni del capocomico, tanto, nella nostra città, i vari consiglieri, assessori e attivisti si inchinano alle decisioni del vertice che a Palazzo dell’Aquila alberga. Un esempio? Beh, ne potremmo fare tanti, ma per motivi di spazio non possiamo che ricordare la seduta del Consiglio comunale dello scorso 30 dicembre, dove sono state approvate le variazioni di Bilancio. In quell’occasione, ad esempio, nessuno dei consiglieri di maggioranza si è preoccupato di spiegare alla città cosa sarebbe successo se l’Aula non avesse approvato le variazioni. Una delle caratteristiche dei politici è proprio quella di dover e saper argomentare nel miglior modo possibile le proprie scelte, le proprie battaglie, solo così ci si riesce ad accreditare tra gli elettori. Pensate che i consiglieri di maggioranza abbiano argomentato le ragioni del loro sì? Pensate che abbiano spiegato ai ragusani cosa sarebbe accaduto se le variazioni non fossero state approvate? No, per nulla. Si sono solamente limitati a ripetere che la delibera (bocciata il 16 dicembre, ndr.) godeva dei pareri positivi del Segretario Generale e dei Revisori e nulla più. Come si diceva all’inizio, potrebbe essere stata colpa di quel vizio di essere abituati a fornire le proprie posizioni nell’anonimato. Forse avrebbero potuto utilizzare un logo M5S di peluche, animato, una mascotte da tenere in Consiglio capace di offrire alla città delle idee senza far correre loro il rischio di assumersi una qualche responsabilità. Ma l’idea che ci siamo fatti, invece, è che nessuno della maggioranza aveva la più pallida idea di cosa si stesse parlando eppure in ballo c’erano ben 20 milioni di euro, ma loro semplicemente eseguivano un ordine. Questi sono i 5 Stelle, a Ragusa come a Roma.

di Redazione09 Gen 2017 18:01
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