Legge sul capolarato. Una conquista della Cgil e del nostro territorio

Arriva dopo anni di lotte e attese la legge contro il caporalato e lo sfruttamento approvata definitivamente dalla Camera con 336 voti favorevoli, nessun contrario e 25 astenuti.
La legge introduce alcune importanti novità a cominciare dalla introduzione del reato penale per caporalato e grave sfruttamento lavorativo. Sono state individuate fattispecie comportamentali da parte dei datori di lavoro per definire il campo di applicazione delle sanzioni.
Si definisce sfruttamento la sussistenza delle seguenti condizioni:

1) la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato;
2) la reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie;
3) la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro;
4) la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti.
Questa legge è stata fortemente voluta dalla Cgil che attraverso il sindacato dei braccianti, la Flai, ha condotto anni di dure battaglie sopratutto nei territori interessati dal fenomeno.
Il nostro territorio è stato tra i primi protagonisti di questa lotta affermando alcuni punti importanti che oggi sono contenuti nella norma (nell’ottobre 2014 sono stato ascoltato in Commissione Lavoro al Senato per descrivere le caratteristiche dello sfruttamento in assenza di caporalato).
Primo, la distinzione tra caporalato e sfruttamento. Nella nostra provincia, abbiamo sempre affermato che il problema del caporalato da sempre è marginale per via delle peculiarità del nostro sistema agricolo. Le nostre produzioni in serra necessitano di manodopera da collocare in una stagionalità lunga per cui non serve l’intermediazione di manodopera.
Ma l’assenza del caporalato non mette al riparo i lavoratori, donne e uomini dal grave sfruttamento lavorativo. Infatti in provincia ci sono vaste aree si sotto salario, lavoro nero e condizioni al limite del rispetto dei principi elementari della dignità umana.
Lo sfruttamento colpisce tutti, italiani e stranieri. Quest’ultimi scontano elementi di ricattabilità maggiori e vivono condizioni di enorme precarietà sotto il profilo sociale; isolamento, alloggi fatiscenti, esclusione dai servi socio sanitari, abbandono scolastico dei bambini. Una condizioni che interessa sopratutto la fascia trasformata dell’ipparino e in particolare la costa tra Vittoria e Acate.
Un fenomeno che da anni contrastiamo attraverso azioni mirate come il sindacato di strada che ci permette di arrivare direttamente ai lavoratori che non hanno possibilità di rivolgersi alle nostra strutture perché praticamente isolati.
Questa condizione riguarda negli ultimi anni sopratutto donne e uomini braccianti provenienti dalla Romania. In questo percorso di difesa dei diritti dei lavoratori più deboli abbiamo costruito alleanze con organizzazioni sociali impegnati, ognuno con il proprio ruolo, in questo ambito; la Caritas Diocesana di Ragusa, la Coop Proxima e Libera. La legge contro il caporalato e lo sfruttamento rappresenta un grande passo in avanti la cui efficacia deve misurarsi a partire da una maggiore attività di controllo da parte degli organi ispettivi. La legge deve rappresentare per il nostro territorio anche un occasione per condividere assieme alle parti datoriali, Confagricoltura, Coldiretti e Cia, un percorso di “ uscita dal ghetto”. I prossimi rinnovi contrattuali nel settore agricolo a livello provinciale devono rappresentare un’occasione in questo senso.

di Redazione21 Ott 2016 13:10
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