La Polizia allontana dalla casa familiare un romeno violento
E’ stato sottoposto alla misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare il 33enne cittadino romeno B.M.S. Per effetto di tale misura ha dovuto lasciare immediatamente la casa familiare, non potrà accedervi senza autorizzazione del Giudice e non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla compagna. La vittima è una sua connazionale coetanea, giunta in Italia nel 2004 che circa due anni fa ha intrapreso con lui una relazione sentimentale. I due sono andati ad abitare insieme in una casa rurale di c.da Salmè. Lui è un bracciante agricolo che ben presto manifesta l’abitudine ad abusare di sostanze alcooliche e , quando lo fa, a diventare violento e scaricare la sua ira sulla inerme compagna. Parole offensive, schiaffi, calci e pugni senza riguardo per i danni cagionati. La donna come capita spesso, non ha mai sporto denuncia e mai prima si è rivolta alle strutture sanitarie, “sperando sempre che lui cambiasse e che smettesse di bere” e per evitargli “conseguenze penali e che lui potesse dare la colpa di eventuali guai giudiziari a me, temendo peraltro sue ritorsioni nei miei confronti”. Qualche settimana fa è tornato a casa sobrio, poi ha cominciato a bere diverse bottiglie di birra, una bottiglia di spumante ed una bottiglia di liquore che era in casa. Ha cominciato con l’oltraggiare la compagna a parole, poi l’ha aggredita fisicamente. L’ha schiaffeggiata ripetutamente, sferrandole calci in tutte le zone del corpo ed infine, dopo averla afferrata per i capelli, le faceva sbattere la testa contro lo spigolo del tavolo, così cagionandole lesioni personali consistite in “politrauma” (trauma cranico con ferite lacero contuse, contusione del massiccio facciale, contusione toracica e addominale chiusa, contusione agli arti superiori), giudicate guaribili in 42 giorni salvo complicazioni, necessitando altresì di punti di sutura sulla fronte e sulla parte terminale alta del naso.
Quando avvenne la drammatica aggressione la donna venne trasportata d’urgenza presso il pronto soccorso dell’ospedale e la Polizia iniziò le indagini.
Il violento si rese irreperibile parecchi per giorni. Poi, come accade spesso in queste storie di solitudine, la donna stessa lo ha chiamato pregandolo di tornare a casa, perché potesse andare a comprarle le medicine. Lui è tornato ma non è più uscito a comprare i farmaci.
Le indagini della Polizia coordinate dal sostituto Procuratore della Repubblica dr.ssa Monica Monego sono andate avanti nella raccolta della denuncia della donna che si è affidata alle Ispettrici di Polizia del Commissariato di Vittoria e volte alla completa ricostruzione dei fatti.
Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Ragusa dr. Claudio Maggioni concordando con le risultanze investigative di Polizia e Procura ha ritenuto che i fatti integrino il delitto di maltrattamenti in famiglia poiché gli atti di vessazione continua hanno cagionato sofferenza, privazioni ed umiliazioni, fonte di un disagio continuo ed incompatibili con le normali condizioni di vita e poi le lesioni personali aggravate avendo provocato alla donna conseguenze fisiche gravi.
Ha così ritenuto che emerge chiaramente dalle modalità e dalle circostanze del fatto il concreto pericolo che l’indagato perseveri nell’azione delittuosa già intrapresa e commetta altri reati della stessa specie di quelli commessi, avendo manifestato una personalità aggressiva e incurante della integrità fisica e psichica posta a repentaglio in occasione delle percosse e delle ingiurie e che abusi spesso di alcolici rendendo più probabile la ricaduta nel reato, favorendo l’ubriachezza il comportamento aggressivo.
Ha così deciso che l’allontanamento dalla casa familiare possa fronteggiare le esigenze cautelari del caso concreto.
La Polizia lo ha ricercato e quando lo ha rintracciato gli ha notificato la misura.
Come noto, con il “pacchetto sicurezza” del 2009, a fronte dell’allarme diffusosi nell’opinione pubblica in relazione al percepito aumento di reati, soprattutto a sfondo sessuale, il legislatore ha ampliato il novero dei comportamenti penalmente rilevanti, con l’introduzione del delitto di atti persecutori (cosiddetto stalking), ed è intervenuto, in maniera significativa, sul sistema delle cautele personali all’interno del processo.
In particolare, è stata inserita all’art. 282-ter c.p.p. una nuova misura cautelare personale di tipo coercitivo: il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa del reato.
Con tale strumento cautelare, il giudice fa divieto al destinatario di avvicinarsi a luoghi determinati, che siano abitualmente frequentati dall’offeso, oppure gli impone di mantenere una determinata distanza da tali luoghi e dalla persona offesa.