Il Ministero blocca i progetti sperimentali di lavoro delle cooperative nelle dieci carcere, tra cui c’è Ragusa
La notizia informale di oggi è che non è stata concessa la proroga di 16 giorni alla gestione delle cucine (dal 16 al 31 gennaio 2015), annunciata il 30 dicembre nell’incontro con il ministro Andrea Orlando, il capo di gabinetto Giovanni Melillo e il capo del DAP Santi Consolo. I 15 giorni dovevano servire a incontrare le cooperative e trovare delle soluzioni per evitare l’interruzione dei progetti di gestione delle cucine in dieci carceri, che hanno dato risultati estremamente positivi.
Siamo senza parole!
Inizia a delinearsi un vero e proprio smantellamento.
Nessuno in questi 9 mesi ha mai capito le ragioni e tanto meno sono state esplicitate.
Dal punto di vista economico, con questa scelta, l’Amministrazione Penitenziaria non realizzerà alcun risparmio reale per le Casse dello Stato e quindi per i cittadini. Anzi il rischio concreto è di una maggior spesa e di maggiori costi per la collettività sul lungo periodo.
Dal punto di vista della legalità: un incremento dei rischi per sanzioni e di sicurezza per i cittadini.
Dal punto di vista del trattamento rieducativo e dell’abbattimento della recidiva: un enorme passo indietro.
L’unica cosa che pian piano sta venendo a galla è l’idea di trasformare il lavoro penitenziario in un sistema velato di nuovo lavoro forzato, quello che Papa Francesco chiama “le nuove forme di schiavitù”, lo sfruttamento delle fasce deboli e indifese che, se per di più hanno sbagliato, è bene che paghino e basta.
Ecco che la crisi, la difficoltà economica, la mancanza di lavoro per qualcuno, diventa l’occasione mascherata di sperperare denaro pubblico, creare insicurezza sociale, incorrere in sanzioni italiane ed europee.
Una domanda sola sorge: A CHI GIOVA TUTTO CIÒ?
Questo è il governo che professa il “SI PUÒ FARE”, la crescita, il superamento degli ostacoli burocratici, il rilancio delle azioni per passare a 20, 30, 40 dopo aver realizzato 10! In questo caso invece ci troviamo a constatare un ritorno allo ZERO.
Siamo convinti che il Ministro Orlando sia stato attirato in una imboscata e che il presidente del consiglio Renzi non sia a conoscenza di questa vergognosa situazione, almeno così vogliamo pensare che sia.
Sappiamo che un po’ in tutta Italia, nel mondo delle carceri, qualcuno è contento per questa prospettiva e se la stia ridendo, come è successo in occasione del terremoto all’Aquila.
Ma sappiamo che altre persone, molte di più, sono allibite da quanto sta succedendo, provando sconforto, sfiducia e una non speranza che qualcosa possa cambiare. La frase più ricorrente dentro questo mondo è: “non ci posso credere, se arrivano fino a questo punto allora vuol dire che non c’è più speranza”.
Ma noi la speranza non la perdiamo, non vogliamo “farcela rubare”, non permetteremo di “rubarcela”.
Come diceva il grande scrittore Giovannino Guareschi “non moriamo neanche se ci ammazzano”.