In chiaroscuro la valutazione di Confagricoltura sulla nuova Pac
L’idea di partenza, cioè quella di una più equa distribuzione dei fondi europei, era buona. Ma nella reale stesura della nuova riforma della Pac 2014-2020 (la politica agricola comune) non si è riusciti ad ottimizzare tutti i punti di forza che inizialmente erano stati programmati nelle linee generali. E’ dunque in chiaroscuro il giudizio che viene offerto dalla Confagricoltura sulla nuova riforma della Pac anche se, soprattutto per la zootecnica e l’agricoltura siciliana, e in particolare quella dell’area iblea, le nuove disposizioni potranno rappresentare l’avvio di positivi vantaggi. E’ quanto emerso stamani all’interno del partecipatissimo convegno organizzato dalla Confagricoltura della provincia di Ragusa e che ha visto la presenza di due esperti nazionali come Vincenzo Lenucci, direttore dell’Area Politiche Comunitarie della Confagricoltura nazionale e Felice Assenza, direttore generale del Dipartimento delle Politiche Internazionali e dell’Unione Europea del Ministero delle Politiche Agricole. Tra gli attesi interventi anche quello di Ettore Pottino, presidente regionale di Confagricoltura, particolarmente critico rispetto alla riforma anche se ha apprezzato alcuni importanti passaggi. I pilastri fondanti della nuova riforma sono tre. Si parte dai pagamenti diretti verso gli agricoltori. Questi pagamenti, come è stato illustrato stamani nel convegno al Teatro Donnafugata a Ragusa Ibla, vengono uniformati e si eliminano i picchi di differenza offrendo meno variabilità e questo è un bene, anche se avverrà gradualmente. Il secondo punto di forza è quello dello sviluppo rurale con tre miliardi l’anno di fondi destinati a tale scopo. Vengono assegnati agli stati membri per finanziare misure particolari, come l’incentivazione all’innovazione, gli investimenti, il sostegno tecnologico, l’agricoltura biologica, l’insediamento di giovani in agricoltura. Azioni che dunque migliorano la competitività delle nostre imprese e fanno più grande il comparto agricolo e zootecnica. L’ultima novità quella legata alle misure di mercato. La Pac liberalizza ancor di più i mercati, elimina le quote latte, le quote zucchero, cambia i sistemi dei vigneti. Poter contare su più libertà è sicuramente positivo, come spiegato stamani dai rappresentanti di Confagricoltura, ma significa anche maggiore concorrenza basti pensare alle centrali del latte del Nord Europa. Per tale ragione occorre capire l’orientamento del mercato per restarci in posizioni forti e dominanti. Lenucci si è soffermato sugli aspetti più tecnici della nuova riforma della Pac e sulla sua genesi: “La riforma proposta da Bruxelles sarebbe stata dannosa. Abbiamo cercato di migliorare attraverso un negoziato durato quattro anni. Certo resta il pregiudizio di una Pac non proprio migliorativa per molti comparti e territori, ma sicuramente abbiamo attutito i danni. Ora tutto si gioca sugli ampi margini di sussidiarietà che per la prima volta consente agli stati di dire la loro e dunque è possibile pensare a regole più flessibili e prevedere incentivi per comparti importanti dal punto di vista socio-economico e sociali. Purtroppo si va un po’ lentamente nel rapporto tra Stato e Regioni ma si stanno intravvedendo dei passaggi positivi in vista della primavera 2015 quando applicheremo per la prima volta questa riforma”. Più critico Pottino: “Ritengo che la riforma comunitaria poteva essere un’opportunità maggiore, ma la contrattazione nazionale è stata penalizzata e ha reso neutra l’azione della politica comunitaria per gli interessi della nostra agricoltura e zootecnia italiana. Per quanto riguarda la provincia di Ragusa, la più agricola e zootecnica della Sicilia, sicuramente si potrà attingere al budget dei premi accoppiati e dunque potrà beneficiarne positivamente”. Per il rappresentante del Ministero delle Politiche Agricole, Assenza, che ha sottolineato la non facile fase di contrattazione interna, la Pac rappresenta comunque un punto di svolta: “Magari non è la riforma che tutti noi avremmo voluto ma i risultati sono comunque incoraggianti. Si è ad esempio riusciti ad inserire i tre livelli di convergenza così come il pagamento dei premi accoppiati permette di ottenere utili risorse in favore dell’agricoltura. Ma l’aspetto più importante è quello complessivo, e cioè siamo riusciti a rendere l’Italia un’unica regione, con le opportune compensazioni tra Nord e Sud mentre l’Europa intera deve orientarsi verso un modello di agricoltura sostenibile rendendosi più competitiva nel mondo”. Ad aprire i lavori del convegno, organizzato in collaborazione con l’Ordine degli Agronomi, è stato il presidente provinciale di Confagricoltura, Sandro Gambuzza: “Non è certo facile pensare già ora ad un consuntivo su quella che sarà l’Europa 2020, ma senza dubbio in un negoziato l’aspetto più importante è quello della verifica dei risultati rispetto alla proposta iniziale che è stata molto migliorata. Quale sarà l’impatto in Sicilia e in provincia di Ragusa? Devo dire che alcuni elementi di positività ci sono soprattutto per la valorizzazione del settore zootecnico e dell’uliveto che mi sembrano essere due aspetti fondamentali. Di contro per quanto riguarda il carico burocratico, riteniamo che si sarebbe potuto far meglio”. In conclusione sono state messe in evidenza le qualità organolettiche delle produzioni locali che, al di là di ogni riforma, rappresentano un punto di forza importantissimo.