“A tutto volume”: grazie e arrivederci alla prossima volta
Ieri notte “A tutto volume” ha lasciato le piazze, i cortili, i giardini, le vie, i sagrati e le “non più chiese” delle due Ragusa, regalando un finale in totale sintonia con l’annunciato bagno di folla, scontata replica del gradimento, assoluto e inequivocabile, mostrato dalla città nelle serate precedenti. Pagato il doveroso tributo ai canonici obblighi da cronista, possiamo passare alle sensazioni che hanno fatto insieme da colonna sonora e filo conduttore della quinta volta: ormai salvata in uno dei mille files della memoria, ma facilmente recuperabile ogni volta che un’immagine, una frase o un luogo faranno da ricordo password. Bella, viva, garbata quanto insinuante dal primo all’ultimo minuto, ancora più delle consorelle che la hanno preceduta, prima di lasciare l’albergo (i due cuori della città) la quinta volta ha dato l’ultima occhiata in giro per essere certa di non aver dimenticato qualcosa: solo dopo aver controllato che nel baule c’era tutto (la gente, i sorrisi, le colazioni con gli autori a metà mattina, il piacere della copia firmata, la cortese risposta dello scrittore preferito, la stupita meraviglia di chi a Ragusa non c’era ancora stato e si chiedeva perché, il regalo dell’ombra nella viuzza di Ibla domenica mattina, l’odore di metà notte) lo ha chiuso ed è andata via, molto prima dell’alba. Dormivamo tutti e non ci siamo neppure scambiate le solite frasi di circostanza “Fatti sentire, teniamoci in contatto”: ci saremmo rimasti male, se passando in albergo (i due cuori della città) non avessimo scoperto che ci aveva dato appuntamento alla prossima volta. Il suo modo di farci capire che non era un addio, ma solo un convinto arrivederci all’anno prossimo che valeva da impegno per lei come per noi e da rimedio per la vaga, inesprimibile malinconia di un distacco inevitabile, sottile e dolce (quasi) fino a non fare male. Dicono che l’aria del giorno dopo spesso è così, impalpabile e provvisoria: forse perché sembra l’aria giusta per riprendere il solito tran tran, dopo una tre giorni magica, intensa e indimenticabile, piena fino all’orlo di parole dette dai padri e le madri delle parole scritte. Il gusto e il piacere di questo appuntamento con un tempo extra, fuori dal tempo “normale, è il senso più profondo di “A tutto volume”, che non nega (anzi) ma completa nel migliore dei modi i tanti significati: di chiave promozionale, di rivitalizzazione di una parte di città in inquietante letargo da troppi anni, di enorme spessore qualitativo, di efficienza logistica e attenta cura dei particolari, di intelligenza e validità nelle scelte compiute. Non ci sono se e ma, non ci sono distinguo da fare: Alessandro Di Salvo, Roberto Ippolito, l’intero staff e tutti coloro che hanno dato una mano sono autorizzati ad essere orgogliosissimi del lavoro compiuto e dei risultati che lo hanno accompagnato. Nessuno si illuda che si possano richiamare i grandi autori senza avere alle spalle una professionalità assoluta e senza aver dato ripetute e convincenti prove di averla acquisita, le dotazioni di serie che hanno consentito alla quinta edizione di “A tutto volume” di vincere a mani basse la sua scommessa. Una vittoria condivisa con la città, completamente e felicemente coinvolta “nonostante”.., e testimoniata dall’entusiastico gradimento degli autori, che lo riporteranno “in giro”, ampliato e ben supportato come soltanto loro possono fare. Basta per caricare le batterie, ma la carica dovrà durare un anno fino alla prossima edizione e sarà una lunga attesa.