Arrestati gli scafisti della trasmigrata del 22 aprile
La Polizia di Stato di Ragusa unitamente alla Compagnia dei Carabinieri di Modica ed alla Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Pozzallo, ha eseguito il fermo di Mouhamed Brabra nato in Tunisia il 17.05.1974 e Hassen Belaid nato in Tunisia il 08.07.1989 in quanto responsabili di aver permesso l’ingresso sul territorio italiano di extracomunitari. Il delitto è aggravato dal fatto di aver messo a rischio la vita dei migranti oltre ad averle sottoposte a trattamento inumano e degradante.
Gli arrestati hanno condotto dalle coste libiche a quelle italiane una fatiscente imbarcazione carica di quasi 200 migranti di origini eritree. Tra i migranti vi erano 50 donne e 10 neonati.
Alle ore 10.30 del 22.04.2014 un aereo della Guardia Costiera italiana durante il pattugliamento delle acque maltesi, comunicava l’avvistamento di un barcone con circa 200 migranti a bordo, della lunghezza di circa 20 metri. Di tale evento venivano informate le autorità dell’isola di Malta che inviavano pattugliatore ed un mezzo aereo in “ombreggiamento” al barcone scortandolo verso le acque italiane. Successivamente il Comando Marisicilia di Catania faceva intervenire anch’esso unità navali delle Capitanerie di Porto di Siracusa e Pozzallo che riuscivano ad affiancare il barcone per iniziare le operazioni di trasbordo su un rimorchiatore privato di tutti i migranti. A conclusione di tale attività, il natante dirigeva verso il Porto di Pozzallo, ove giungeva alle 21.
L’attività della Polizia giudiziaria iniziava sin dai primi istanti dell’approdo in banchina al porto di Pozzallo. Gli operatori di Polizia individuavano i sospettati in quanto tra i 200 migranti vi erano due soggetti di carnagione meno scura. Dagli accertamenti immediati sui telefoni cellulari veniva subito constatato che gli scafisti erano in contatto con l’organizzazione criminale che gli assicurava il pagamento elettronico di quasi 20.000 euro ad avvenuto approdo. Gli sms debitamente tradotti dalla lingua araba hanno consentito di raccogliere fondamentali elementi di prova a loro carico. I due cittadini tunisini venivano quindi condotti nell’ufficio di Polizia sito all’interno del C.P.S.A per la compiuta identificazione.
I racconti dei migranti sono sempre tristemente identici a quelli dei loro connazionali di poche ore prima, ovvero questi uomini, donne e bambini erano stati tenuti segregati, per diversi giorni, in un capannone in Libia, dal quale non potevano uscire, lasciati lì in attesa che fosse disponibile l’imbarcazione per raggiungere l’Italia.
Dai racconti è emerso chiaramente che gli organizzatori libici fossero tutti armati, li tenevano sotto controllo fino a quando non dovevano affrontare il viaggio.
Le indagini condotte dal Gruppo Interforze durate 36 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto gli autori di un reato così grave, per il quale centinaia sono i migranti morti durante le traversate per raggiungere le coste italiane, così come accaduto in questi giorni.
Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, gli arrestati sono stati condotti presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea.