Acqua e politica non vanno d’accordo.
Il problema dell’acqua a Ragusa rischia di diventare soprattutto un problema politico invece che di emergenza cittadina. Questo è quello che ci sembra di capire analizzando la situazione senza però scendere al basso livello della polemica partitica. Vediamo cosa sta succedendo. Il Commissario Rizza deve sbrigare questa faccenda con il poco che ha ma certamente non può soddisfare le richieste di chi in questo momento vorrebbe trarre dei vantaggi politici. Abbiamo delle certezze: la prima è che l’inquinamento deriva da un comportamento sbagliato di alcune categorie produttive e quelle devono essere aiutate a risolvere il problema. Impianti di biogas, concimaie ed altro ma ci vuole tempo e soprattutto risorse. L’altra certezza è il problema immediato dell’approvvigionamento per buona parte della città che spende moltissimo denaro per acquistare l’acqua dai privati. Si è sopperito con interventi da parte del comune ma si tratta di una cura sintomatica e non di un intervento risolutore. Arriva a questo punto la notizia che il politico di turno, in questo caso Dipasquale, è riuscito a far finanziare con un milione di euro un progetto complesso e articolato che prevede nuovi pozzi ed altri interventi che dovrebbero risolvere il problema anche per il futuro. A noi è sembrata una buona soluzione perchè fa intervenire la Regione e permette di pianificare un lavoro definitivo. Ma questo non va bene perchè per alcuni è la solita manfrina pre elettorale. Come se si fosse programmato l’inquinamento con precisione tale da farlo venir fuori prima delle elezioni? E’ davvero difficile da digerire! Allora dobbiamo considerare tutto alla stessa stregua anche la lettera di legambiente, oggi recapitata in redazione, che appare piena di buone intenzioni ma anche piena di cattivi pensieri. Ma siccome, dicono, che a pensar male si indovina sempre è meglio utilizzare lo stesso metodo con tutti. Potrebbe darsi, ad esempio, che qualcuno delle associazione ambientaliste abbia già la designazione a fare l’assessore in qualche futura amministrazione e quindi è fortemente interessato a mettere tutto in cattiva luce? Speriamo che non sia così e andiamo a vedere cosa sta accadendo a Ragusa. Questa mattina c’è stata l’ennesima riunione da Prefetto e, a quanto dicono i soliti informati, sono venute fuori delle proposte che sembrano attuabili e potrebbero far cambiare idea al Commissario per quanto riguarda l’ordinanza del 2 aprile prossimo, quella della non potabilità dell’acqua. Intanto, con due interventi di somma urgenza, il Comune sta provvedendo ad allacciare alla rete urbana le risorse dell’ASI e sta mettendo a regime un pozzo che esiste da tempo in contrada Brucè. Un altro intervento, in somma urgenza, prevede la sistemazione di un pozzo nella zona di San Leonardo che ha bisogno di essere “armato” con strutture fisse. Con i fondi della Regione poi si potranno attivare degli studi geologici per individuare la zona dove effettuare delle nuove trivellazioni. Questo è quanto sta avvenendo e ora pubblichiamo la lettera di Legambiente. La prossima volta ci farebbe piacere però che, sotto, ci sia la firma, cioè un nome al quale si possa fare riferimento e che quindi possa essere riconosciuto in caso di coinvolgimenti politici.
Si è concluso con un sostanziale e grave nulla di fatto il confronto tra Legambiente (rappresentata dal Presidente Antonino Duchi e dal segretario Gioacomo Boscarelli) ed il Commissario comunale Rizza. Ancora più grave, secondo l’Associazione ambientalista, la sensazione, che l’incontro ha contribuito a determinare, che intorno alla crisi idrica di Ragusa si stia giocando una partita tutta politica, il cui obiettivo primario non è tanto la soluzione dell’emergenza e l’avvio di una nuova stagione nella gestione delle risorse idriche, ma il Potere, in particolare il nuovo Potere a Palazzo di Città.
Ragusa si trova in una situazione (con le dovute proporzioni) simile a quella dell’Aquila post terremoto, in cui probabilmente c’è chi già si sta fregando le mani per l’annunciato arrivo di un milione di euro da spendere (una cifra non indifferente, praticamente ormai in piena campagna elettorale) e dove coloro i quali hanno, in tutto od in parte, la responsabilità politica di questo disastro si ergono adesso a campioni della sua soluzione: ovviamente la più dispendiosa, banale e rischiosa, cioè quella di aprire nuovi pozzi e quindi di sfruttare una falda acquifera già duramente penalizzata. Una sensazione che la Commissaria Rizza (la quale, va evidenziato per amore di verità, si è trovata a gestire una patata bollente che altri prima di lei hanno ‘cucinato’) ha contribuito ad alimentare, con i suoi comportamenti in relazione alle richieste di Legambiente.
L’elemento dirimente è stata la richiesta, fatta da Legambiente più di un mese fa, di un consiglio comunale aperto: un atto dovuto di confronto tra amministrazione, tecnici, enti e città, come luogo privilegiato di dibattito e per l’apertura di una nuova stagione nella gestione idrica, nei fatti fino al momento privatistica (nel senso che viene considerata proprietà privata del Sindaco o Assessore o dirigente di turno) ed omertosa.
A seguito di tale richiesta si è aperto un balletto di scuse e di rimandi, in cui ogni occasione era buona per dilatare e rinviare la decisione, fino alla risposta ufficiale, inviata circa 1 mese dopo la richiesta (!) in cui si nega tale consiglio in quanto “la problematica sollecitata riguarda attività sottoposte ad indagine da parte della locale Procura della Repubblica”.
Chiunque può immaginare la difficoltà in cui si è trovata la Commissaria nell’apprendere che la Procura di Ragusa, specificamente consultata da Legambiente, si è mostrata poco o per niente preoccupata da tale Consiglio comunale: è apparso quindi evidente che, dietro le motivazioni formali, ve ne siano altre sostanziali, e cioè che non si vuole che qualcuno si faccia la campagna elettorale sull’acqua e tramite il consiglio comunale aperto. Un problema che evidentemente diventa sempre più ‘sostanzioso’ visto che il voto si avvicina, e quindi il consiglio comunale, grazie alla tattica dilatoria del comune, si svolgerebbe ormai ad 1 mese e mezzo dalle elezioni…
In pratica ci si preoccupa più di mantenere o di non urtare certi equilibri politici, non sappiamo se per convinzioni personali, per riflesso condizionato o per pressioni non evitabili dall’alto, che di ‘aprire’ ad una gestione dell’acqua trasparente e partecipata.
Altrettanta tattica dilatoria e poco collaborativa è stata mostrata nel rispondere alle richieste di dati, documenti ed informazioni: una richiesta importante, in quanto Legambiente, come è giusto, vuole basare le proprie convinzioni, proposte ed (eventuali) critiche su dati concreti. L’atteggiamento della Commissaria è stato di estremo fastidio per questa celere e pressante richiesta: sia per la richiesta dei documenti dell’esperto, sia per quella dei dati analitici (Legambiente ha chiesto che vengano messi a disposizione in tempo reale a tutta la cittadinanza) ma in particolare quando si è chiesta copia del carteggio tra Comune e Regione riguardo alla richiesta di finanziamento di nuovi pozzi: Legambiente dovrebbe, in una situazione di emergenza, andare per vie strettamente formali, e l’amministrazione si riserverebbe se e quando fornire i documenti (traduzione: alle Calende greche, quando ormai le decisioni saranno prese e il commissario se ne sarà tornato bellamente a Palermo, avendo messo i bastoni fra le ruote a Legambiente: fatto sicuramente gradito da parte di chi ha visto la nostra Associazione sempre come il fumo negli occhi).
Ci chiediamo: che cosa c’è da nascondere? Quando ancora dovremo sopportare una tale gestione della cosa pubblica?
C’è davvero di che disperarsi. A meno che non ci sia una ‘rivolta di massa’ della cittadinanza contro una simile gestione del Potere: ma c’è da aspettarselo da una comunità che si è fatta in questi anni così facilmente abbagliare da rotatorie, parcheggi e quant’altro? Auspichiamo che la crisi idrica porti ad un cambiamento di mentalità radicale nella popolazione. Legambiente, come sempre, continuerà ad impegnarsi per questo.
certo, invece di risolvere il problema dell’inquinamento, facciamo nuove trivellazioni (anzi lasciamo che le aziende zootecniche continuino ad inquinare indisturbate) così consumiamo ancora più acqua e distruggiamo le falde acquifere avendo delle ripercussioni sulla portata dei nostri fiumi e torrenti che rischiano così di ritrovarsi con una minor portata con buona pace della fauna ittica e tutto l’ecosistema che rappresenta una risorsa importantissima per la nostra zona…. Probabilmente si inquineranno pure i nuovi pozzi… ma niente paura faremo nuove trivellazioni.
mi ripeto per l’ ennesime volta…basterebbe comprare e montare in bel depuratore cittadino almeno per 20 mila persone, e si risolverebbero tutti questi problemi assurdi…..e si lascino in pace i poveri produttori di latte che gia’ fanno salti mortali col proprio lavoro……so che non ci sono risorse economiche al comune ma per questo serio e importante problema bisogna trovare i soldi per risolvere il problema—e urgentemente……