Cna Vittoria: “Le banche rilancino le microimprese”

presidenteCnaVittoriaGiuseppeSantocono“Il 2012 è stato un anno molto difficile per l’economia vittoriese. Le microimprese del nostro territorio, da modello di prosperità sociale, sono diventate l’anello debole della nostra economia”. Inizia così l’analisi degli ultimi dodici mesi fatta dalla Cna di Vittoria con riferimento alla realtà locale. Il presidente Giuseppe Santocono e il responsabile organizzativo Giorgio Stracquadanio analizzano con la massima attenzione quello che è accaduto. “Una spinta significativa verso il baratro – spiegano – è arrivata dalla politica dell’accesso al credito adottata da tutti gli istituti bancari. Hanno smesso di sostenere le imprese e le famiglie. Il credito, quella voce nata come fattore di sviluppo e di copertura in piena sintonia con l’economia reale, solo nel 2012 è diminuito drasticamente. Sono aumentati del 25% i casi di rifiuto delle richieste di finanziamento. Eppure le banche (anche quelle locali) sono state salvate dallo Stato, più di una volta, con fondi pubblici, hanno ricevuto prestiti a tassi bassissimi (1% e 0,75%) dalla Bce e hanno continuato a raccogliere risparmi. Tutta questa massa di denaro, in quota parte arrivata anche da noi, che fine ha fatto? Come mai non è stata reinvestita sul territorio? Quali sono i motivi di questa “esagerata cautela”? Di fatto è stata bloccata l’economia. L’edilizia, da sempre straordinario volano dello sviluppo locale, l’unico settore produttivo in grado di attivare un vasto e articolato indotto, vive una crisi che non dà segnali di rallentamento. Anzi si aggrava ogni giorno che passa, nonostante i continui e ricorrenti allarmi lanciati dalla nostra organizzazione”. “L’edilizia residenziale – continuano Santocono e Stracquadanio – che negli ultimi anni si è retta grazie ai mutui prima casa o per ristrutturazione, è al palo. I numeri parlano chiaro: l’ultimo dato Assofin disponibile, relativo al periodo gennaio-settembre, riporta un –57% di erogazione mutui nel 2012 rispetto ai valori dell’anno precedente. Le imprese di servizio all’agricoltura (autotrasporto, produzione imballaggi, impiantistica specializzata) sono state relegate nella stessa incertezza economica delle imprese agricole, così come i settori dell’autoriparazione (meccanici, elettrauto, carrozzieri e gommisti) e dei servizi alla persona (estetica e acconciatori) risentono la crisi economica delle famiglie. Grazie a questo atteggiamento, la garanzia dei consorzi fidi ha perso la propria spinta. Mentre prima agevolava l’accesso ai finanziamenti per investimenti (attrezzature, capannoni, gestione aziendale) ora ha un valore sempre più relativo. Malgrado ciò le microimprese locali resistono, rimangono in piedi, riescono a trovare lavoro, non c’è voglia di abbattersi o peggio di chiudere. Di fronte a questo, non si comprende l’eccessiva precauzione del sistema bancario nel concedere credito. Perché questo atteggiamento di chiusura riguarda solo l’economia reale e non chi ha promosso (anche in questo territorio) quelle speculazioni finanziarie che hanno creato questa crisi? Come mai? Forse gli istituti di credito (tutti) hanno precise responsabilità? La situazione è nota a tutti e bisogna uscire da questo vortice. Il 2013 non può essere in continuità con il 2012. Serve un atteggiamento diverso: gruppi bancari e banche locali devono ritrovare il loro ruolo originario sostenendo quell’economia, locale-legale, che crea lavoro vero, reddito e sviluppo. Il denaro è importante solo quando sostiene gli investimenti reali. I fondi, se non sono stati utilizzati per altre cose, ci sono. Questa sfida va affrontata con volontà, chiarezza e facendo sistema. Le imprese artigiane sono pronte. E le banche?”.

di Redazione04 Gen 2013 09:01
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