Inaugurato il museo che doveva essere della Ragusanità
Inaugurato oggi alle ore 19, all’interno dei locali di Palazzo Zacco, uno dei beni patrimonio dell’Umanità inserito nella Heritage List dell’Unesco. Una sede prestigiosa per un museo, situato in via San Vito, 158, che nasce dalla volontà del Comune in sinergia con il Centro Studi “Feliciano Rossitto” e il Centro Servizi Culturali di Ragusa, dando seguito ad una felice intuizione dello storico locale Mimì Arezzo, scomparso da circa un anno, e che aveva fortemente creduto in un progetto simile ma completamente diverso nel concetto base. Quello proposto oggi è un “flash museum”, un museo di introduzione legato al “Museo di Arti e Mestieri”, di prossima realizzazione, all’interno della rete museale. Il museo è concepito come un percorso dove gli oggetti rievocano il ritmo dell’anno agrario. Non è quello che in verità avrebbe voluto Mimì Arezzo che invece pensava alla realizzazione di un museo dedicato alla Ragusanità: questo infatti era lo spirito con cui era nata la proposta presentata a suo tempo alla sovrintendenza diretta dalla dott.ssa Cilia ed appoggiata dall’allora assessore Barone. Il progetto è stato nel tempo snaturato diventando niente di più che una raccolta di attrezzi e testimonianze del mondo contadino. Ripetiamo che non si tratta di una cosa originale. ^^L’apertura del “Museo del Tempo Contadino”, oltre che rendere fruibile uno dei palazzi più belli del tardo barocco di Ragusa, quale è Palazzo Zacco, darà anche la possibilità di visitare la mostra permanente del maestro Carmelo Cappello – hanno spiegato all’unisono, durante l’inaugurazione, il sindaco Nello Dipasquale e l’assessore comunale alla cultura, Sonia Migliore ^^ Ma cosa ci azzecca la collezione Cappello con un museo contadino? Questo è il dubbio che ci assilla e che forse assillerà l’anima di Mimì. Particolarmente turbato anche il nostro Turi Iudice che con Mimì ha dato vita a 7 edizioni della seguitissima trasmissione di Teleiblea ” una Ragusa da amare”. E proprio nel corso di una puntata circa 5 anni fa nacque l’idea di riempire di spirito ragusano un luogo simbolo della città come Palazzo Zacco. Una specie di consacrazione per quegli uomini che con il loro lavoro, le loro idee, gli sforzi fisici ed economici erano riusciti a far cambiare Ragusa da piccolo centro agricolo a città con tanto di dignità da capoluogo di provincia. Per Turi Iuduce questo è un altro tradimento alla ragusanità perpetrato, contro la sua volontà, dopo una serie di incontri e sopralluoghi fatti con l’assessore Migliore. Il tutto si è poi trasformato nell’attuale museo con l’impegno di uno stuolo di esperti. Il comitato tecnico scientifico, ampio e qualificato, formato dagli architetti Fabio Capuano, Andrea Gurrieri, Giuseppe Iacono, dalla dottoressa Valentina Frasca Caccia e dal presidente del Csc, Nino Cirnigliaro, ha lavorato per un’esposizione che potesse raccogliere gli strumenti e gli usi della civiltà contadina in modo da tramandare tutto alle giovani generazioni. Un risultato che non è assolutamente una novità. Niente invece per l’ingegno dei ragusani!