La protesta di Pippo e le indagini in corso.
Davanti alle porte a vetri dell’aeroporto di Fiumicino, l’on Pippo Digiacomo viene intervistato da una emittente laziale. Dietro di lui si intravvede un mezzo della polizia ed alcuni agenti in divisa antisommossa. L’audio è disturbato dal suono di numerosi fischietti utilizzati dai partecipanti alla protesta giunti a Roma in pullman da Comiso. La protesta di Digiacomo in pratica si ferma qui, come era abbastanza prevedibile, la sicurezza dell’aeroporto non permette di spingersi oltre. Ma a Digiacomo la cosa va già bene: ha avuto la sua parte di notorietà romana che serve a confermare il suo impegno nella vicenda. L’on. comisano nella intervista, subito appostata su youtube, denuncia il ministero competente che lascia l’aeroporto ibleo senza gli aiuti che invece vengono distribuiti a piene mani ad altre infrastrutture. Di Gicomo parla di oltre 60 milioni spesi ( incredibile come crescono le cifre quando si parla in tv ) e annuncia ricorsi alla magistratura. Della partita faceva parte anche l’on Lumia che ha dichiarato “La mancata apertura dell’aeroporto di Comiso è un sacrilegio che non possiamo accettare. Per questo oggi stiamo protestando all’aeroporto di Fiumicino, al fine di richiamare l’attenzione del governo nazionale e dei soggetti competenti da cui dipende l’apertura dello scalo. L’aeroporto di Comiso è una risorsa strategica per lo sviluppo del turismo e dell’agricoltura della Sicilia orientale e non permetteremo che questa opportunità venga buttata al vento” Ma la magistratura, sembra, si sta già occupando della cosa visto che la GdF di Ragusa ha confermato che esistono due differenti indagini sulla vicenda aeroporto. Nei giorni scorsi abbiamo anche paventato il pericolo di un’altra bega giudiziaria per lo scalo comisano. Sembra, ma ci sono parecchie conferme, che il demanio militare intenda richiedere al comune, retto da Giuseppe Alfano, una somma che si aggira intorno ai 10 milioni di euro per i danni causati dai lavori. La questione starebbe in questi termini. Il Comune, ai tempi del sindaco Digiacomo, non avrebbe potuto effettuare nessun lavoro sulla base visto che non apparteneva all’ente locale. Digiacomo allora fece una delibera di giunta comunale per appropriarsi del terreno su cui si doveva lavorare ma, è chiaro, questo non è bastato per legittimare la proprietà del sito. Ora, mentre scriviamo, ci sarebbero tre funzionari inviati da Roma a cercar carte all’interno del comune di Comiso. Abbiamo usato il condizionale perchè non ci sono conferme ufficiali trattandosi di questioni che riguardano l’Aeronautica militare e quindi non è facile che queste ammnistrazioni parlino ufficialmente. Intanto a Ragusa l’on Zago concittadino e compagno politico di Digiacomo, insieme ad una ampia delegazione di rappresentanti istituzionali formata, fra gli altri, dal Sindaco di Modica, Antonello Buscema, dal Parlamentare Regionale On. Roberto Ammatuna, dal Presidente del Centro Studi F. Rossitto, On. Giorgo Chessari, dal Vice Presidente del Consorzio Universitario Giovanni Battaglia, oltre che da esponenti delle organizzazioni politiche datoriali e sindacali, è stata ricevuta, presso il Palazzo del Governo, dal Prefetto, Giovanna Cagliostro. Nell’ambito delle iniziative avviate per promuovere in tempi brevi l’apertura al traffico civile dell’aeroporto di Comiso, come preannunciato, l’On. Zago, a nome dei firmatari, ha consegnato ufficialmente, al rappresentante del Governo un documento sulla vicenda, per testimoniare la ferma volontà della classe dirigente della provincia di Ragusa volta a rimuovere gli impedimenti burocratici e finanziari che hanno tuttora impedito, la apertura dell’Aereoporto di Comiso . IL prefetto si è detto disponibile ad intervenire sulla vicenda. Noi, della redazione, però vorremo che una volta per tutte si facesse chiarezza su alcuni punti oscuri della storia dell’aeroporto., Si potrebbe ad esempio chiedere proprio alla prefettura di mettere su una specie di commissione d’inchiesta. Nulla di ufficiale e senza nessuna pretesa legale. Solo per acquisire elementi per chiarire, una volta per tutte, alcune responsabilità e finirla con lo scarica barile e con le iniziative di qualunque genere che fanno confusione e non vanno a scoprire le vere ragioni del blocco burocratico.