Donnafugata, anche il PD chiede chiarimenti
“Il Partito Democratico di Ragusa si oppone all’idea che il Castello di Donnafugata, patrimonio cittadino di immenso valore, possa essere “privatizzato” e bene ha fatto il Prefetto di Ragusa a convocare una riunione sul tema, tuttavia riteniamo che sulla questione vadano coinvolti tutti i parlamentari regionali del territorio e non la ex Provincia di Ragusa che è un ente commissariato”. Lo dichiara Peppe Calabrese a nome della segreteria cittadina del PD ibleo, intervenendo sulla questione che da giorni tiene banco sulle cronache locali, relativamente alla proposta di Partenariato Speciale Pubblico-Privato che il Comune di Ragusa avrebbe ricevuto per la gestione del maniero di proprietà dell’Ente.
“Il Castello – dice la segreteria cittadina dem per bocca di Calabrese – è stato acquistato dal Comune di Ragusa nel 1982 per oltre un miliardo di lire, in seguito a un’iniziativa dell’on. Giorgio Chessari al Parlamento siciliano, e proprio durante l’amministrazione Chessari, nel ’95, i primi importanti lavori di restauro. Fin dall’inizio, dunque, il ruolo di uomini che oggi rappresentano il Partito Democratico è stato determinante . Ora, dopo 42 anni, l’attuale amministrazione comunale tenta di liberarsene lasciando intendere di volerlo affidare per dieci anni in cambio di un affitto di 30mila euro l’anno? Su questa faccenda i dubbi sono molteplici, siamo d’accordo con chi ne ha già espressi parecchi e ne ricordiamo alcuni: il canone mensile di 2500 euro ci sembra oggettivamente una miseria per un Castello; nel bando non è chiaro se il privato ci debba mettere o meno dei propri dipendenti, da una prima analisi si parla solo di formazione del personale i cui stipendi potrebbero restare a carico del Comune (circa 500mila euro l’anno); il costo dei biglietti di ingresso aumenterebbero del 20%, quindi, se è vero che nel 2023 il Castello ha incassato circa 600mila euro, la proiezione del 20% in più solo sugli introiti di due anni fa porta a 720mila euro le stime di incasso futuro. Inoltre resterebbero a carico del Comune i costi relativi allo smaltimento dei rifiuti, la gestione degli scarichi fognari e la manutenzione straordinaria. Alla luce di questi dati la locazione di 30mila euro sembra ancor più svantaggiosa per l’Ente. Inoltre, il bando del Comune prevede l’affidamento in gestione del bene per dieci anni, con possibile proroga di altri dieci, che certamente non può essere considerato un periodo di sperimentazione. Infine, un solo mese di tempo per consentire ad altri di presentare le proprie proposte, nel bel mezzo dell’estate, sembra lasciare intendere una fretta fuori luogo per una decisione politica in grado di incidere così pesantemente sul futuro del Castello, oltre a sollevare sospetti di scarsa trasparenza su tutta la procedura. Secondo noi ne servono almeno altri tre. Bene ha fatto, quindi, il Prefetto di Ragusa a voler convocare un incontro per affrontare un tema che ha sollevato le perplessità di diverse espressioni politiche della città comprese, stando a quanto riportano alcuni organi di informazioni, alcune parti della stessa maggioranza che sostiene l’amministrazione Cassì”.
“Sull’iniziativa da parte del Palazzo di Governo, tuttavia – aggiungono ancora i democratici di Ragusa – esprimiamo perplessità sulla decisione di convocare la ex Provincia regionale di Ragusa. Non capiamo, un questa specifica vicenda, quale potrebbe essere il ruolo di un ente commissariato, soprattutto se si parla di partenariato pubbico-privato, trattandosi il Libero Consorzio dei Comuni di Ragusa di un ente pubblico. Se è volontà della Prefettura rendere la questione della gestione del Castello di Donnafugata un affare di valenza provinciale che ben venga, ma allora è nostro parere che il coinvolgimento istituzionale consono riguardi la deputazione regionale”.
“I parlamentari regionali della provincia di Ragusa siano coinvolti nell’iniziativa – concludono dalla segreteria del PD ragusano – altrimenti la questione rimanga oggetto di confronto politico all’interno dell’Amministrazione e del Consiglio comunale, senza coinvolgere enti commissariati come la ex Provincia dove, tra l’altro, il nuovo direttore generale è risaputo essere espressione politica di un singolo parlamentare regionale”.